Dèfilè Casta di giugno: Gaffuri al mare, De Gregorio libero, authority meno

Roberto Formigoni (Lapresse)

ROMA – Il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, grazie al sostegno leghista, ha evitato la sfiducia. Uno dei suoi principali detrattori in consiglio regionale e primo firmatario della mozione respinta, Luca Gaffuri capogruppo del Pd in Regione, era al mare, in Grecia, nel giorno della discussione della sfiducia. Nello stesso giorno, 600 chilometri circa più a sud, a Roma, il senatore Sergio De Gregorio ha incassato il sostegno di Palazzo Madama, cioè della grande maggioranza dei suoi colleghi senatori, che hanno respinto la richiesta d’arresto ai suoi danni. Ora anche Luigi Lusi può sperare, sul suo arresto si delibera la prossima settimana. E, sempre a Roma, sono stati nominati i nuovi membri di due authority: Agcom e Privacy. Storie molto diverse tra loro, con protagonisti che poco o nulla hanno a che spartire tra loro ma che sono legati da due elementi comuni: rappresentare diverse facce, dalla più alla meno nobile, della casta, e il giorno in cui i loro destini si sono, casualmente, incrociati.

Il 6 giugno è stato un giorno particolarmente fervido di eventi che la casta riguardano, sarebbe certo ingeneroso paragonare le storie di Luca Gaffuri e di Sergio De Gregorio o quelle dei nuovi membri delle authority. Eppure sono tutte storie, sfaccettature, capitoli di un tema unico che ormai va sotto il nome di “casta” e che ieri (6 giugno appunto) si sono incrociate in una singolare coincidenza di data. Luca Gaffuri, la bandiera in fondo mesta di un ceto sociale che non riesce più nemmeno a pensarsi come classe dirigente: “Pretestuoso notare che ero in vacanza mentre si votava la mozione anti Formigoni, avevo avvertito”. Già, aveva avvertito, quindi perché fargli notare la sua assenza? Di sicuro deve essere “pretestuoso e strumentale”, come no.

Al Pirellone, a Milano, si votava la mozione di sfiducia al governatore Formigoni. Sfiducia dettata non tanto dalla liquefazione della maggioranza che lo ha eletto, Pdl e Lega sono, dopo le ultime amministrative, non più maggioranza tra gli elettori, anche se continuano ad esserlo in Consiglio Regionale. Ma sfiducia che trovava forza e ragion d’essere nelle vacanze  troppo economicamente intime tra Formigoni, numero uno della Regione, e amici di vecchia data, uno dei quali in carcere e specializzato, secondo sua stessa dichiarazione, nel “risolvere i problemi in Regione” facendosi pagare il 25 per cento di quanto faceva pagare alla Regione ai  nei rapporti fornitori e aziende che al “risolutore” si rivolgevano. Troppi e vorticosi reciproci favori? Pdl e Lega hanno però ritrovato la loro antica unità e hanno respinto la mozione, confermando la fiducia a Formigoni.

La notizia però, se così la si può definire, è stata l’assenza di Luca Gaffuri, capogruppo del Pd al Pirellone, uno di quelli che la mozione respinta avevano firmato. Assente perché in vacanza, al mare, in Grecia. E assenza sottolineata dal capogruppo della Lega Stefano Galli che, nel suo discorso di appoggio a Formigoni, ha ironizzato: “Gaffuri invece di essere presente in Aula, si è recato a godersi il meritato riposo. Forse era stremato dalla stesura della mozione di oggi”. Lui, Gaffuri, parla di “polemiche pretestuose”: “Avevo avvisato per tempo che in questi giorni sarei stato assente. Nessuno, del resto, può dubitare del mio impegno per indurre Formigoni alle dimissioni e rinnovare l’amministrazione in Lombardia. Il resto è fumo negli occhi”. Sarà fumo negli occhi come sostiene e certo le ferie sono un diritto, ma la sua vacanza è quantomeno inopportuna come data. Anche perché, come scrive Il Fatto Quotidiano, “momenti di pausa al Pirellone non si può certo dire manchino. L’ultima seduta del consiglio regionale, tanto per fare un esempio, è stata il 22 maggio, visto che la settimana scorsa non ne è stata messa in agenda nessuna. Ed è solo di un mese e mezzo fa la polemica per il maxi ponte di venti giorni che i consiglieri lombardi si sono presi, tra festa della Liberazione e primo maggio”.

E se Gaffuri impersonava la casta in vacanza, altri suoi colleghi di partito e non, a Roma, erano invece al lavoro. Nella stessa giornata infatti l’aula del Senato, con 169 no, 109 sì e 16 astenuti, ha bocciato, a scrutinio segreto, la richiesta dei pm di arresti domiciliari per il senatore del Pdl Sergio De Gregorio, quello coinvolto nell’inchiesta sul faccendiere Valter Lavitola. Ribaltando il verdetto della Giunta per le autorizzazioni a procedere. Decisione che ha fatto storcere il naso a molti, fuori dal palazzo ma che, probabilmente, ha dato qualche speranza all’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi. “Se salvano De Gregorio ci sono speranze anche per me…” potrebbe aver pensato. Anche se i maligni parlano di un vero e proprio accordo / inciucio per salvare entrambi i senatori, uno ieri e l’altro domani. Val la pena di ricordare che tra le varie accuse a carico di De Gregorio c’è quella di aver favorito lo sperpero di 24 milioni di euro fintamente destinati al quotidiano l’Avanti di Lavitola. Soldi pubblici, soldi ai partiti…complimenti alla sensibilità dei senatori: un tana libera De Gregorio e domani forse anche Lusi è quel che ci voleva per riavvicinare i partiti alla pubblica opinione.

La giornata di ieri è stata però così intensa di avvenimenti per la casta che le vicende del Pirellone e di palazzo Madama non raccontano tutto. E’ stata infatti anche la giornata della nomina dei nuovi membri di Agcom e Privacy, due authority “autonome” che i partiti si sono spartite, come da antica abitudine. Pierluigi Battista, sul Corriere della Sera, nota come la “lottizzazione” si sia trasformata in “governance”, in un allegro cambio di vocabolario che non cambia però  la triste sostanza. Allo stesso modo in cui il finanziamento dei partiti divenne “rimborso elettorale”: nome diverso, ma in realtà tutto uguale. Nuovi membri che, in molti casi, vantano una storia personale di tutto rispetto, ma che difficilmente si può dire siano stati scelti per la loro competenza nella materia in cui l’authority di cui faranno parte agisce. Scrive La Stampa: “L’on. Antonello Soro del Pd è persona nota per la sua serietà, ma oltre ad essere un politico di lungo corso, non ha quella ‘riconosciuta competenza delle materie del diritto o dell’informatica’ prevista dalla legge (Soro è un medico, dermatologo). Competenze che parrebbero mancare anche a Giovanna Bianchi Clerici, in quota Pdl/ Lega, laureata in lingue e civiltà orientali. Il Senato ha poi eletto Augusta Iannini, capo dell’ufficio legislativo del ministero della Giustizia e moglie di Bruno Vespa, e Licia Califano, docente di diritto costituzionale a Urbino, rispettivamente in quota Pdl e Pd. A parte la questione indipendenza dai partiti, nel complesso nemmeno l’ombra di competenze informatiche, che pure sarebbero obbligatorie per legge.

Lato Agcom: la spartizione ha assegnato due posti al Pdl, confermando l’interesse strategico di Berlusconi per i media e le comunicazioni. Se Antonio Preto vanta una lunga esperienza a Bruxelles, anche se con ruoli chiaramente politici (è stato capo di gabinetto di Antonio Tajani), Antonio Martusciello, riconfermato nel ruolo di commissario Agcom, è ex-dirigente Publitalia e tra i fondatori, nel 1994, di Forza Italia, una contiguità tra controllore e controllato che non dovrebbe essere possibile all’interno di un’Autorità indipendente. In quota Pd (è considerato molto vicino a Massimo D’Alema) è stato eletto Maurizio Décina, noto esperto di telecomunicazioni, mentre l’Udc ha ottenuto che venisse eletto Antonio Posteraro, attuale vice-segretario della Camera, di cui è difficile capire le specifiche competenze in ambito media e telecomunicazioni”.

Una normale giornata di casta… Massimo Gramellini su La Stampa parla di “cupio dissolvi di una generazione politica”, Grillo intanto, incassa e ringrazia, in attesa delle politiche dell’anno prossimo.

 

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