Barani e Lutrario, stessa razza. Caste e Usb, stessa lotta

di Riccardo Galli
Pubblicato il 5 Ottobre 2015 - 14:01 OLTRE 6 MESI FA
Barani e Lutrario, stessa razza. Caste e Usb, stessa lotta

Lucio Barani

ROMA – Lucio Barani, senatore, fieramente craxiano, due volte sindaco oggi come usa dire “verdiniano” . Guido Lutrario, ex maestro elementare, già no global a Genova, oggi sindacalista come usa dire “di base”. Due biografie che più diverse non si può. Due uomini che più diversi non si immagina. Due culture che più lontane…e invece no. Barani e Lutrario come esseri sociali appartengono alla stessa razza: quella che senza pudore e con afrore si fa i cazzi suoi. E ne è fiera, te lo sbatte in faccia. Anzi ti avverte e intima che questa è la vera e unica missione degli umani: farsi i c…propri mentre tu ti attardi nell’imbarazzo di aver scritto come loro pensano e apponi puntini sospensivi.

La stessa razza, il loro Messia è il Razzi televisivo di Maurizio Crozza, il loro vangelo è quel Razzi finto vero che consiglia, predica, insegna, ammonisce: “fatti c…tuoi”. E’ la loro fede e quindi hanno bisogno di rivestirla la fede di liturgie: Barani nell’aula del Senato mimando l’atto supremo di suprematismo di colui che trionfa nel mondo dei c…propri: farsi praticare un po’ di sesso orale. Lutrario di fronte al giornalista che gli chiede niente meno che dei c…altrui, quelli dei cittadini utenti che Usb appieda un paio di volte al mese. Lutrario: “i diritti dei cittadini si fondano con quelli dei lavoratori contro le privatizzazioni”. Non c’è tanto bisogno di tradurre: i diritti altrui si fondano con i c…miei oppure si fottano.

Non parlate ai Barani di pudore e misura, li sentono solo e soltanto come limitazioni allo sviluppo sereno e pieno dei c…loro. Rispettivamente a loro frega nulla della riforma costituzionale e del trasporto pubblico. In entrambi i contesti entrambi si pongono la sola questione: per me che c’è?

Lutrario espressione e rappresentanza di quei lavoratori dell’Atac di Roma dove l’uso, il dirotto acquisito è tre ore a lavorare e poi “si va in straordinario”. Dove si sciopera in media due volte al mese e sempre di venerdì (un ponte di lotta). Dove si guida il mezzo pubblico per 700 ore circa l’anno, a Napoli quasi mille, a Napoli! Che pena, che nemesi crudele che la storia si prende offrendo all’occhio l’immagine di simil cultura e lobby abbigliata da “sinistra” e “giustizia sociale”. Lutrario e i tanti come lui che convocano l’assemblea delle maestre d’asilo all’ora che apre l’asilo. Lutrario e i tanti che sono con l’Usb di cuore e d’istinto: i funzionari, gli impiegati, gli stipendiati del “non mi compete”.

Barani, fiore non raro ma comunissimo in un ceto politico che usa e si compiace di esprimersi e mostrarsi mentre mostra in aula il dito medio rovesciato come saluto standard all’avversario. Lo hanno fatto ripetutamente i senatori M5S alla Boschi, Boschi cui hanno gridato “ministra delle forme e non delle riforme” e visto il vocabolario in uso poteva essere una gentilezza. M5S, il grillino De Rosa che disse in commissione a deputate Pd “Siete qui solo perché sapete fare bene i pompini”. M5S da ricordare perché non ci sono innocenti.

Alla razza dei senza pudore con afrore appartengono i Barani che votano con Renzi, i leghisti Calderoli in testa spara come scorreggia sul Parlamento i suoi milioni di emendamenti, quelli di Sel che ogni volta è dittatura, quelli di M5S che ogni volta è obbligo di alterco. Tutti, praticamente tutti in Parlamento si comportano come si deve supporre facciano nella vita civile: come in una curva da stadio. In una pessima curva di pessimo stadio: striscioni, cori, allusioni al sesso orale, alla masturbazione…E’ gente così, è così al naturale. E si sente investita dalla missione di colonizzare il resto del mondo alla totale impudicizia dei c…propri.

E così fanno quelli che ti sequestrano il marciapiede o la pizza perché ci devono mettere il loro tavolino di bar o ristorante. Così fanno quelli che ti rubano la strada o ti sequestrano l’auto parcheggiata lasciando la loro in seconda fila con le quattro frecce accese, ma solo “per un attimino”. Un attimo lungo quanto i c…loro. E così fanno quelli che nell’ufficio pubblico fuori si chiamano da ogni responsabilità…non sono c…loro. E così fanno sempre più appartenenti alla Caste, anzi alle Caste e sindacalisti “di base”, anzi di lobby. Prepotenza, volgarità, no pudore, molto afrore. Caste e lobby di base: stessa lotta.