Le vacanze di gruppo di Formigoni come la nipote di Mubarak

di Riccardo Galli
Pubblicato il 17 Aprile 2012 - 15:56 OLTRE 6 MESI FA

Roberto Formigoni (Lapresse)

MILANO – Chi di noi non ha fatto le vacanze insieme agli amici, le cosiddette vacanze di gruppo? Quelle vacanze in cui si parte tutti insieme allegramente e ci si divide i sempre fastidiosi compiti dell’organizzazione. Qualcuno prenota e paga i biglietti aerei per tutti, qualcun altro si occupa del dove dormire, qualcun altro ancora organizza gite in barca e seratine danzanti. Poi, in amicizia, alla fine si fanno i conti e chi ha speso meno si mette in pari con chi ha speso di più. Non l’avete mai fatto? E allora siete “tristi, sfigati e malinconici”. Senza offesa, l’ha detto Roberto Formigoni, grande esperto di “vacanze di gruppo”.

La pratica delle vacanze di gruppo, come l’ha definita lo stesso presidente della regione Lombardia, può entrare a buon diritto nell’album delle “incredibilia” che il mondo politico italiano ci regala e ci svela quasi ogni giorno. Album che nelle ultime ore si è poi arricchito non poco, dopo aver sofferto per colpa del noiosissimo governo Monti, di alcune settimane vuote. Abbiamo scoperto le vacanze di gruppo, ma abbiamo riscoperto come l’ex premier Berlusconi si adoperò per il bene di tutti noi tirando fuori dai pasticci quella monella della nipote di Mubarak e come un apparente signor nessuno, Valter Lavitola, si comprò addirittura il presidente di uno stato estero: Panama. Non se ne abbiano a male i diretti interessati, nessuno mette in dubbio la loro buona fede e le loro parole, siamo certi che sia assolutamente tutto come loro raccontano. E proprio perché sono loro a raccontarci la verità, noi comuni cittadini non possiamo che restare a bocca aperta di fronte al mondo fantastico che ci rivelano.

Non certo in ordine d’importanza, ma solo di cronaca, meravigliamoci in primis di fronte al rutilante mondo delle vacanze di gruppo. Scrive il Corriere della Sera:

“ben due viaggi a Parigi e nei Caraibi secondo le carte della Procura allegate ai provvedimenti di arresto che venerdì hanno portato in carcere Simone e Daccò e altre 4 persone sarebbero stati direttamente pagati dalla carta di credito di Daccò. Come risulta dagli estratti conto di due carte di credito Visa appoggiate sulla Raiffeisen Bank e sulla Corner Bank. Nulla di penalmente rilevante e in parte già emerso nell’inchiesta sul San Raffaele, anche se va notato che i conti delle due banche, della Raiffeisen soprattutto, risultano alimentati con soldi della Mtb, ‘il polmone finanziario’ di Daccò e Simone su cui arrivavano i fondi neri del San Raffaele e della Fondazione Maugeri. Formigoni smentisce furioso: ‘Nessun problema, nessuna irregolarità e soprattutto nessuna regalia: non ho mai ricevuto regalie da nessuno, mai preso un euro da nessuno’. ‘Verificherò se quel viaggio l’ho veramente svolto. Quando si fanno vacanze di gruppo c’è chi pensa al viaggio chi alle escursioni’, ha aggiunto, ‘io, come tutti gli italiani, faccio vacanze di gruppo; alla fine della vacanza, si fanno i conti ed eventualmente si pareggia’. Per ora, però, risultano solo le spese sostenute da Daccò. Dice il fiduciario Grenci nel verbale del 14 dicembre: ‘Risultano pagamenti di affitti di ville da 80/90 mila euro ai Caraibi per 2-3 settimane e ritengo fossero destinate ad ospitare più persone’. Poi ci sono alcuni voli su Parigi, per alcune migliaia di euro, anche recenti, come per il Capodanno 2010. Tra gli ospiti personaggi come Renato Pozzetto oppure il fratello del governatore, Carlo Formigoni, con la moglie Anna Martelli, il segretario del presidente Alberto Perego. Tutti a Parigi oppure, come dice Grenci ‘a Saint Martin, anche questo mi è stato riferito da Daccò’. In attesa che Formigoni verifichi se tra le sue spese vi fu una condivisione di questi viaggi…”.

La mente dei maligni, alla frase “verificherò se quel viaggio l’ho veramente svolto”, correrà di certo alle case comprate all’insaputa dei proprietari e alle ristrutturazioni fatte di nascosto, ma solo perché i maligni sono tristi, sfigati e malinconici. caratteristiche che Formigoni ha riscontrato presenti nei giornalisti del Corriere della Sera. Altrimenti saprebbero benissimo che di viaggi ai Caraibi in ville da alcune decine di migliaia di euro a settimana si può benissimo non aver memoria, e di come gli amici che quelle ville hanno pagato possono serenamente dimenticarsi di richiedere la propria parte. D’altra parte, con l’avanzare degli anni, la memoria non può più essere quella di quando si era ragazzini.

Da quotidiano a quotidiano, dal Corriere della Sera alla Stampa, giornale che leggi meraviglia che scopri. Il quotidiano di Torino svela infatti un’altra mirabilia che noi comuni mortali conosciamo, ma solo perché ne abbiam sentito favoleggiare, e che ora si aggiorna ancora una volta. “Ho le carte per provare che ne parlai con Mubarak, gli chiesi espressamente se con la ragazza ci fosse una parentela’, e l’allora presidente egiziano ‘non lo smentì. Tra l’altro in quei giorni l’Italia stava mediando per la liberazione di due svizzeri detenuti a Tripoli’, nel ginepraio nordafricano era meglio tenerseli tutti amici, libici, egiziani. Solo dopo scoprii che era tutta una bugia, a cominciare dalla nazionalità di Ruby, marocchina altro che egiziana. Da quel momento smisi di occuparmene”. Sono parole, ovviamente, di Silvio Berlusconi, pronunciate a margine dell’udienza del processo Ruby.

Il nostro presidente del consiglio che non solo si adoperò per non incrinare i rapporti italo egiziani a causa di sciagurati celerini che, inconsapevoli, avevano fermato niente popò di meno che la nipote del premier egiziano. Ma si spese anche perché in quegli stessi giorni c’era in ballo la liberazione di due ostaggi svizzeri detenuti a Tripoli. E lui, il premier, che conosce cose che noi non possiamo nemmeno tentare di capire, sapeva bene che come una farfalla che batte le ali a Tokyo può scatenare un uragano a New York, capì che il fermo in Italia della nipote del presidente egiziano poteva compromettere la liberazione di due svizzeri detenuti in Libia. D’altra parte Europa Africa, una faccia, una razza. Era più o meno così, o no?

E poi, dulcis in fundo, le storie di Valter Lavitola, più che un uomo una leggenda. Colui che portava i soldi di Berlusconi a Craxi latitante, così racconta sempre il Corriere della Sera. Colui che era sempre informato sulle indagini perché aveva una talpa in procura. Colui che era sempre un passo avanti agli altri, tanto da essere in grado di scappare all’estero prima che venisse emanato l’ordine d’arresto nei suoi confronti. Colui che chiamava il presidente panamense “hermano” e gli suggeriva di fare le foto a villa Certosa per dimostrare di essere stato ospite del cavaliere. Colui che con un elicottero e con la promessa di un grande affare immobiliare si era comprato,  la benevolenza e non solo dello stesso presidente centroamericano Ricardo Martinelli e che a Panama ha trascorso parte della sua latitanza, con tanto di scorta della polizia. Un uomo che manda emissari dall’altra parte del globo mentre è latitante per trattare con Berlusconi e per definire il suo rientro. Un uomo che, speriamo, ci regalerà altre storie in grado di allietare le nostre noiose esistenze.

Per fortuna che ci sono uomini come loro, come Formigoni e Berlusconi, come Lavitola e chissà altri. Se non ci fossero loro, sui quotidiani, saremmo costretti a leggere sempre e solo di aumenti delle tasse, di crisi economica, di omicidi e di guerre, senza avere la gioia di scoprire come sono fatte le vacanze di gruppo, le dinamiche diplomatiche più sottili e i moderni 007.