Asta frequenze tv. Allarme di Gentiloni: “Governo prigioniero della giungla”

L’asta delle frequenze rischia di diventare per il Governo Monti e per il ministro Passera una giungla da cui non riuscirà a districarsi.

Paolo Gentiloni, del Pd, che è stato anche ministro delle Comunicazioni, ha messo in mora il suo successore part time Corrado Passera, che come ministro dello Sviluppo ha anche inglobato le competenze delle Comunicazioni.

Tema dell’esame, la “giungla” delle frequenze, come lo stesso Gentiloni ha definito l’affaire in un articolo per Blitzquotidiano.it. Certo il povero Passera ha ereditato da Paolo Romani, berlusconiano ante marcia, una situazione molto complessa e contorta. Il controllo delle frequenze è stato sempre per Berlusconi, ancor prima della “discesa in campo”, un fatto strategico fondamentale e fu anche al centro di una vicenda giudiziaria finita poi nel nulla ai tempi di mani pulite.

Le frequenze al centro di questa ultima puntata sono quelle di cui lo Stato dispone in eccesso delle esigenze del duopolio Rai -Mediaset, che Berlusconi quand’era al Governo avrebbe voluto regalare agli attuali operatori e che invece il nuovo Governo Monti, sulla spinta di quei pochi della sinistra che ancora tengono a quisquilie tipo libertà di informazione e di comunicazione (vedi lo stesso Gentiloni, Giuseppe Giulietti e Vincenzo Vita) si era impegnato a mettere all’asta.

Berlusconi, come la Rai, non sanno cosa farsene di altre frequenze e per questo non vogliono pagarle ma averle gratis. Dopo l’errore forse capitale di lasciare entrare la Sky di Rupert Murdoch sul mercato italiano, che oggi rappresenta la fonte principale di crisi per Mediaset, Berlusconi è molto guardingo nella difesa dei suoi interessi televisivi e della posizione dominante che Mediaset ancora ha.

Passera aveva più volte promesso, come pochi sanno fare come lui, di fare presto l’asta delle frequenze e solo pochi malfidati come Giulietti avevano giurato di non rinunciare al dubbio sulla effettiva volontà e possibilità politica da parte del Governo di portare l’asta fino in fondo.

Gentiloni, che ancora a febbraio aveva lodato Passera per avere bloccato l’elargizione delle frequenze a Rai e Mediaset, ha cominciato a preoccuparsi, con il passare dei mesi, presentando una interrogazione in cui ricorda al Governo che, come riferisce Aldo Fontanarosa su Repbblica

“il guaio è che alcune di queste frequenze risultano nelle mani delle solite voraci emittenti locali. Forse il governo Monti spera di vendere all’asta canali televisivi occupati come l’ultimo appartamentino di periferia?”.

Leggiamo la cronaca di Fontanarosa, che è, tra i giornalisti che si occupano di telecomunicazioni, tra i più seri e informati:

“Nella risposta all’interrogazione, il sottosegretario Massimo Vari cerca adesso di sdrammatizzare la situazione. Il ministero lavora con impegno al caso. Ma la situazione che lui, Monti, Passera hanno ereditato è complicata. In almeno due regioni – riconosce Vari – piccole emittenti occupano le frequenze a pieno titolo sulla base di «assegnazioni» (sia pure «transitorie») del nostro Garante delle Comunicazioni (l’AgCom). Altre emittenti poi detengono i canali dopo aver vinto una causa al Tar che il ministero ha impugnato davanti al Consiglio di Stato”.

Prosegue Fontanarosa:

“Siamo in Campania e nel Lazio. In Friuli e in Emilia, lo stesso Garante ha concesso il canale 24 alla Rai «al fine di tutelare gli utenti di quelle zone». Siamo di fronte – insiste Vari – ad un’altra assegnazione transitoria. La televisione di Stato, insomma, dovrà presto accomodarsi su un’altra casella dell’etere. Gentiloni vede nero e obietta, scettico: «Le risposte del governo non convincono. Serve un cambio di passo».

Fontanarosa aggiunge un particolare importante:

“Problemi ci sono anche per le frequenze di altissimo pregio che il governo Berlusconi, a settembre del 2011, ha ceduto a Telecom, Vodafone e Wind. Operatori che devono entrare in possesso di questo bene, contratto alla mano, entro il prossimo Capodanno. Questi “binari” in banda 800 vanno dal numero 61 al numero 69 dell’etere. E sono oro purissimo. In alcune regioni, tra cui Campania e Lombardia, questi canali risultano già presi. Il governo Monti ha investito 174,6 milioni per riscattarli dalle emittenti locali che li presidiano. Ma non sempre è riuscito a reimpossessarsi esattamente delle frequenze desiderate (dal 61 al 69)”.

Conclusione:

“Il 5 settembre, allora, il governo ha lanciato un bando con lo scopo di trasferire le emittenti riluttanti dai canali di pregio (61-69) ad altri meno efficienti di cui dispone. L’idea è di chiudere la partita, con le buone o con le cattive. Anche per evitare la rabbia dei compratori paganti Telecom Italia, Vodafone e Wind”.

Nel suo intervento su Blitzquotidiano, Gentiloni rafforza l’allarme:

“Come ogni giungla che si rispetti, la giungla delle frequenze si sviluppa impetuosa e in mancanza di interventi determinati e incisivi torna a invadere lo spettro elettromagnetico vanificando gli interventi di regolazione”.

E conclude:

“La giusta decisione presa dal Ministro Passera di annullare il regalo predisposto dal precedente Governo tarda a produrre i suoi frutti. E non solo per i tempi legati al lavoro della nuova Agcom e alle successive verifiche Ue, ma anche perché una parte dello spazio da mettere all’asta risulta occupato.

“Tutte buone ragioni, insomma, per chiedere al Governo maggiore impegno e determinazione sul tema delle frequenze: la giungla è sempre stata un bel regalo per i soliti noti”.

Gestione cookie