Virginia Raggi nella bufera, Beppe Grillo ingoia il fallimento o la sfiducia?

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 15 Dicembre 2016 - 06:08 OLTRE 6 MESI FA

 

Virginia Raggi nella bufera, Beppe Grillo ingoia il fallimento o la sfiducia?

Virginia Raggi nella bufera, Beppe Grillo ingoia il fallimento o la sfiducia?
(Foto ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

Il primo scandalo della era a 5 stelle, si è evoluto con le dimissioni di Paola Muraro, assessore all’ Ambiente del Comune di Roma. Dimissioni che il sindaco Virginia Raggi, con molto mal di pancia, ha accettato. Giuseppe Turani ha commentato la vicenda in questo articolo pubblicato anche su Uomini & Business. Lo scandalo vero è il fallimento della giunta Raggi, con Beppe Grillo fra due fuochi: accettarlo o sfiduciare la Raggi.

È volata via di notte come la Befana, ha scritto qualcuno riferendosi alle dimissioni dell’assessore all’ambiente (immondizia) di Roma, Paola Muraro. Il sindaco Virginia Raggi ha avocato a se stessa le deleghe che erano state del dimissionario assessore.

All’origine del gesto c’è l’invio alla Muraro di un avviso di garanzia: impossibile, a questo punto, nascondere il fatto che la stessa si trovi sotto indagine da parte della Procura di Roma.

Naturalmente la Muraro proclama la sua innocenza, ma intanto si è dovuta dimettere perché è impensabile per una giunta grillina tenersi un assessore sotto indagine da parte della Procura.

Anzi, della cosa si sapeva da tempo, ma le dimissioni della Muraro (giudicata da Virginia Raggi come fondamentale) erano sempre state rinviate.

Anzi, da Genova era sceso a Roma Beppe Grillo in persona per mettere a tacere i malumori che dentro il movimento si erano alzati contro la Muraro.

Stanotte, però, la situazione è precipitata e è stata la stessa Muraro a decidere di lasciare e Virginia Raggi ha immediatamente accolto le sue dimissioni.

A questo punto sono più gli interrogativi delle risposte. La prima domanda riguarda la portata delle accuse della Procura contro la Muraro. Soprattutto tenendo conto del fatto che l’ex assessore è da almeno una decina d’anni il boss dell’immondizia a Roma. E’ quindi possibile che, scavando nella sua storia professionale, la Procura abbia trovato materiale pesante. Comunque, fino a quando non usciranno le carte dei magistrati poco si può dire.

Una cosa, però, si può commentare sin da oggi. E cioè lo strano destino della giunta romana, falcidiata regolarmente da dimissioni e sempre al centro di polemiche all’interno dello stesso movimento 5 stelle. In parte per le scelte degli uomini-chiave e in parte per il sospetto che “Mafia capitale” sia ancora presente nel Comune (accusa di una deputata grillina).

Infine, rimane il fatto che finora grandi progetti o grandi iniziative non risultano. La giunta romana doveva rappresentare l’esempio della buona amministrazione a 5 stelle, ma finora non si è visto nulla. Al punto che sarebbe stato lo stesso Grillo a stabilire che a gennaio si farà un tagliando a Virginia Raggi.

Ma la situazione appare oggettivamente senza sbocchi. Se il tagliando dovesse risultare negativo, come appare ovvio, che si fa? Il Movimento 5 stelle sfiducia il suo stesso sindaco? Il sindaco della grande vittoria e della grande rimonta grillina? Il sindaco della conquista della capitale d’Italia, applaudita in tutti i convegni a 5 stelle?

D’altra parte, ammettere l’insuccesso della giunta Raggi significherebbe ammettere l’incapacità del Movimento a amministrare non l’Italia, ma una città.

Ma soprattutto significherebbe ammettere che il Movimento non ha la capacità di selezionare un personale politico-amministrativo all’altezza delle necessità delle varie realtà. Insomma, se Roma non si dà una mossa, il re è nudo.