Egitto, “troppo morbida”: Ashton attaccata dal Parlamento europeo

Pubblicato il 2 Febbraio 2011 - 21:01 OLTRE 6 MESI FA

BRUXELLES – La linea della Ue di fronte all’Egitto in fiamme è troppo “morbida”, “flebile”, “sbagliata”, “inesistente”: è stata sommersa di critiche la relazione presentata al Parlamento europeo dalla baronessa Catherine Ashton, l’alta rappresentante per la politica estera dell’Unione che ha ripetuto – davanti all’aula in sessione plenaria – la necessità di una “transizione ordinata”, offrendo “solidarietà e sostegno al popolo”, ma ancora una volta senza prendere posizione sul presidente Hosni Mubarak.

Particolarmente duri sono stati gli interventi del leader dei liberaldemocratici, l’ex primo ministro belga Guy Verhofstadt, e del Verdi, Daniel Cohn-Bendit. Il leghista Fiorello Provera ha invitato a “ricordare la lezione dell’Iran”, ma ha anche sottolineato il “fallimento della politica della cooperazione per il mediterraneo”, ricordando che “la stabilità dei paesi comunque si fonda sulla libertà e sulla partecipazione democratica”.

Dal canto suo, il capogruppo del Pdl, Mario Mauro, ha sottolineato da una parte la necessità che la Ue “difendere la richiesta di libertà e democrazia nel cuore” degli egiziani, dall’altra ha affermato che “l’Europa non ha una strategia per il mediterraneo” ed ha definito l’Unione per il Mediterraneo “una attività ludica”.

Sferzante il discorso di Verhofstadt: “L’Europa ha reagito in modo talmente debole che in realtà è come se non avesse reagito affatto. Peggio ancora, Germania, Francia e Gran Bretagna dopo la sua presa di posizione hanno fatto le loro comunicazioni, come se l’Europa non esistesse. In realtà l’unico buon intervento europeo è venuta da fuori dell’Unione: dal primo ministro turco Erdogan che ha detto che Mubarak deve dare ascolto alle esigenze di libertà del suo popolo e quindi se ne deve andare…”.

Il leader libdem ha respinto il teorema di un rischio di un regime islamico in Egitto: “È un’analisi sbagliata. Copti e musulmani al Cairo marciano insieme. E in Tunisia, sulla bara di Mohammed Bouazizi, l’uomo che ha cominciato la rivoluzione immolandosi, non c’era la bandiera verde dell’islam ma quella rossa della Tunisia”.