Gli Usa: “Non tagliate le intercettazioni”. Ma Berlusconi: “Legge colabrodo”, un po’ di notizie passano lo stesso

Pubblicato il 21 Maggio 2010 - 14:27| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

obama berlusconiCe lo siamo fatti dire dagli americani…Americani che vedono e non riescono a credere a quel che vedono dalle nostre parti. Roma, conferenza stampa di Lanny Brauer, sottosegretario al Dipartimento di Giustizia statunitense e soprattutto membro dell’Amministrazione Obama con delega alla lotta contro la criminalità organizzata internazionale, in breve le Mafie di tutto il mondo. Si parla dei grandi “Cartelli” del crimine, della loro potenza finanziaria, dei loro metodi, degli strumenti di contrasto. E a un certo punto, guarda caso, visto che si trova a Roma, Brauer sente il bisogno di dire: “Non vorremmo”. Cosa non “vorrebbero” gli americani? “Non vorremmo mai che succedesse qualcosa che impedisca ai magistrati italiani di fare l’ottimo lavoro fatto finora”. E cosa mai potrebbe essere quel “qualcosa”? Un limite di legge alle intercettazioni telefoniche, intercettazioni che per il governo statunitense sono “strumento essenziale” per le indagini e la lotta alle Mafie. Ecco che cosa ci sono venuti a dire gli americani, guarda caso mentre governo e Parlamento si apprestano a varare una legge per cui le intercettazioni si possono fare solo per 75 giorni, proroghe comprese, le “cimici” che registrano si possono collocare solo nel posto, e solo in quello, in cui si è in precedenza sicuri che si sta commettendo reato e solo dopo aver consultato e aver ricevuto il “bollo tondo” ad intercettare da parte di un collegio di magistrati. Più altre “garanzie” varie contro le intercettazioni nemiche della privacy.

La legge che appare agli americani una legge da non credere (non si fanno i fatti loro), sembra invece a Silvio Berlusconi un “Colabrodo”. Così il premier l’ha definita in uno sfogo pubblico-privato. Come e perchè un “colabrodo”? Non è la legge della sua maggioranza? Sì, è legge “made in Pdl e Lega”, ma Berlusconi già ne dispera prima ancora che sia votata. Non gli sembra raggiungere lo scopo, soprattutto nella parte che mira a rendere inutilizzabile per la stampa le notizie relative a un’indagine giudiziaria. Certo, ci sono le multe in denaro per gli editori che pubblicano e anche per i giornalisti che scrivono. Certo, c’è un po’ di galera teorica per entrambi. Poca, perchè si è dovuto rinunciare a raddoppiare la pena detentiva e probabilmente si dovrà abbassare l’entità della multa minima, quella massima resta per gli editori di circa mezzo milione di euro. Certo, c’è il divieto di pubblicare non solo il testo delle intercettazioni ma anche qualsiasi notizia sull’indagine, neanche in forma di “riassunto”. Ma chi può impedire che la notizia sia pubblicata da un giornale straniero e poi ripresa in qualche modo in Italia? I giornalisti non potranno scrivere in chiaro, pensano con frustrazione a Palazzo Chigi, ma potranno sempre “alludere” e comunque ripararsi dietro il diritto d’opinione: hai visto mai un commento? Messe le briglie al diritto di cronaca, bisognerebbe “regolare” anche quello d’opinione. E poi ci sono appunto gli stranieri, paesi “lassisti” come la Gran Bretagna, la Spagna, la Francia, la Germania e appunto gli Usa dove fanno sempre prevalere “l’interesse pubblico all’informazione”. Fino al punto di farsi un punto d’onore di far sapere a tutti tutto della Casa Bianca e perfino della Regina d’Inghilterra. E purtroppo una legge che blocchi le notizie alla frontiera non si può fare.

Non solo, il rammarico del premier è dato in aumento. La legge è al Senato, poi va alla Camera e lì ci sono addirittura parlamentari di maggioranza, vedi quella finiana della Bongiorno, che vogliono si possa scrivere ciò che si sa, ciò che succede, ciò che è vero, perfino “per riasssunto”. Scriverne subito, quando si sa e quando succede e non un paio di anni dopo quando l’indagine è conclusa. E c’è il presidente della Repubblica, pronto a “fare le pulci” alla legge. E ci sono quei viziati dei giornali italiani, visto cosa ha fatto La Stampa? Pubblica articoli con evidenziato in giallo le parti che con la nuova legge non potrebbe più pubblicare: il “giallo” copre due terzi dell’articolo. E poi c’è Repubblica che affigge il cartello su ogni articolo: “Questo non lo leggerete più”. Un “colabrodo”, una “cammuria” direbbero in Sicilia, una confusione ingovernabile: a Palazzo Chigi sono dispiaciuti per questa impossibilità di “fare”, di fare fino in fondo e una volta per tutte. E poi ci si mettono anche gli americani…è davvero “un colabrodo”.