Cesare Lanza racconta le catene della sinistra tra Pippo Civati e Claudio Cerasa

di Cesare Lanza
Pubblicato il 14 Maggio 2014 - 13:32 OLTRE 6 MESI FA
Cesare Lanza racconta le catene della sinistra tra Pippo Civati e Claudio Cerasa

Pippo Civati

ROMA – Cesare Lanza sul suo blog “alle 5 della sera” commenta il libro di Claudio Cerasa, giornalista de Il Foglio, in cui si parla delle “catene della sinistra”:

“E’ bello dover recensire un libro dedicato alle Catene della sinistra e scoprire di non esservi nemmeno citato. Consente la massima libertà di espressione. La linea in cui la tesi di Claudio Cerasa si inserisce è da tempo popolare: la sinistra deve fare la destra, almeno un po’, per vincere. E’ la tesi più lontana da quello che penso e si basa su una lettura spesso caricaturale della realtà, sostanziandosi in passaggi al limite del paradosso…”. (Così Pippo Civati, su “Il Foglio”, il 13 maggio 2014).

Piccola premessa: non conosco Civati, ma spesso (anche in questo caso) la penso come lui. Lo trovo simpatico, educato, ironico, piacevole. Non sono d’accordo sul fatto che la sinistra, per vincere, debba spingersi a destra, al contrario: mi piacerebbe che dicesse e facesse, con coerenza e credibilità, qualcosa di sinistra. Quanto a Cerasa, lo leggo sempre e l’ho incontrato una volta: ho già scritto, e ribadisco, che mi sembra il miglior fico (o figo?) del bigoncio della più giovane generazione di giornalisti. Ha fama di essere il miglior studioso di Renzi e anche amico del premier: con la presuntuosa saccenteria dei vecchi, mi sono permesso di consigliargli di mantenere le distanze. Non perché non stimi Renzi (anzi), ma perché il buon giornalista deve mantenersi lontano da sempre insidiose intimità.

A questa regola ho trasgredito due volte: per affetto e ammirazione verso Giacomo Mancini e poi verso Bettino Craxi; e ne ho pagato pesanti conseguenze. Se è stato un errore, non me ne pento, anzi me ne vanto e lo rifarei: ai sentimenti veri non si deve sfuggire. Semplicemente, consiglio prudenza a un giovane emergente come Cerasa. (Tra parentesi, affetto a parte, riconfermo le motivazioni della stima: Mancini diede alla mia Calabria l’autostrada e l’Università, poi fu travolto da indegne campagne scandalistiche; Craxi poteva riformare sul serio l’Italia e fu puntualmente abbattuto, come in precedenza Enrico Mattei e, in fondo, anche Aldo Moro.) Premesso questo, aggiungo che non ho ancora letto il libro di Cerasa e, quindi, non so se la recensione di Civati (che prosegue con una impressionante invettiva su tutti gli errori che la sinistra ha commesso, proprio schierandosi a destra) sia esatta e giustificata.

Per ora, ripeto per l’ennesima volta che a mio parere uno dei massimi problemi italiani sia proprio quello dell’estrema, diffusa confusione dei ruoli, dei relativi diritti e doveri. L’elenco è lungo: i politici che anziché pensare al bene della comunità, vogliono fare affari leciti e illeciti; i magistrati che vogliono fare politica e/o diventare politici; i giornalisti che vogliono fare i magistrati e i politici che vogliono fare i giornalisti, o insegnarci cosa si debba fare e cosa no; gli imprenditori che moraleggiano e si fottono i soldi dello Stato anziché investire con le proprie risorse, i manager che non pensano al bene delle aziende ma ai loro interessi personali; i preti che anziché curare le anime cadono nelle tentazioni dei piaceri umani…e via via fino a tutti gli appassionati di calcio (me compreso) che pensano di poter scegliere, al posto dell’allenatore, la miglior formazione per la squadra amata, o per la Nazionale.

Dunque, nell’Italia che sogno mi piacerebbe che ognuno svolgesse con serietà il compito, con diritto di critica, ma senza interferenze nei compiti degli altri. Dall’ultimo dei cittadini al primo: anche l’attuale presidente della Repubblica spesso fa più di quanto è previsto dal suo incarico; magari qualche volta fa bene, ma preferirei che anche lui, come tutti, si attenesse ai propri diritti/doveri. E dunque, tornando all’argomento di partenza, che la sinistra faccia finalmente la sinistra, ma anche la destra sia coerente, palese, riconoscibile. Che differenza c’è, oggi, tra le due fazioni? This is the question…