Contratti, formazione, flessibilità, ammortizzatori: lavoro by Fornero

Pubblicato il 29 Gennaio 2012 - 11:02 OLTRE 6 MESI FA

Elsa Fornero (Foto LaPresse)

ROMA – “Ripartiamo da quattro tavoli: forme contrattuali, formazione, flessibilità e ammortizzatori sociali”.  Sono questi i punti chiave della riforma del lavoro che il ministro del Welfare Elsa Fornero discuterà tra mercoledì 1 febbraio e giovedì 2 febbraio con imprese e sindacato. Giovannini su Repubblica illustra la riforma del lavoro della Fornero. Il ministro ha sottolineato che la riforma è “necessaria, anche in relazione ai nostri impegni con l’Europa”. Non sono mancate però le resistenze di Cgil, Cisl e Uil soprattutto per le questioni cassa integrazione straordinaria e per l’articolo 18.

La riforma sarà “spacchettata”: questo è l’escamotage di Fornero e del premier Mario Monti per evitare che il confronto si blocchi subito su singoli capitoli al primo confronto tra governo e sindacati.

FORME CONTRATTUALI –  L’obiettivo è ridurre il numero delle tipologie contrattuali attraverso il meccanismo degli incentivi e dei disincentivi al loro utilizzo. Le tipologie di contratto in vigore sono 46, alcune come il part time o i contratti a progetto sono state più positive rispetto al lavoro interinale, spesso utilizzato per abusi sui lavoratori.

Si prospetta l’arrivo di un “contratto unico” sul modello di Boeri-Garibaldi, ma anche il modello Ichino entra in gioco. L’idea cardine infatti è quella di un contratto di base per i neo assunti di durata triennale e con tutele crescenti nel tempo. Contratto di apprendistato per i giovani, “sul  quale c’è ampia condivisione” tra Fornero e gli esponenti dei sindacati Bonanni, Camusso e Angeletti.

FORMAZIONE PERMANENTE – La formazione deve essere continuativa: dall’inizio dell’attività nel ciclo produttivo fino all’anzianità. Con l’aumento dell’età pensionabile le aziende devono garantire una formazione tale che chi perde il lavoro in età avanzata possa rientrare nel mercato nonostante abbia superato i 50 ani di età.

FLESSIBILITÀ – La flessibilità dovrà valere sia per l’entrata che per l’uscita dal lavoro. Fornero ha spiegato che questo non vuol dire che sarà abolito l’obbligo di reintegro per i lavoratori licenziati senza giusta causa o giustificato motivo. “Dobbiamo depurare la questione dal suo valore ideologico: il governo sulla flessibilità non ha né uno spirito di rivincita, né la voglia di imporre un suo diktat. Cerchiamo solo di risolvere un problema, senza traumi né conflitti”, ha detto Fornero.

“Oggi esiste un legame eccessivo tra il singolo lavoratore e il suo posto di lavoro. – ha aggiunto Fornero – Un legame che si tende a far “resistere”, molto spesso, anche quando l’azienda che fornisce quel posto di lavoro non è più in grado di assicurarlo. Questo problema va risolto  – ed ha concluso – Nessuno, nel governo, si sogna di mettere a repentaglio i diritti, perché i diritti sono la base del patto sociale”.

AMMORTIZZATORI SOCIALI– “Nessuno può pensare che tutto cambi da domani mattina: c’è un’emergenza, che va affrontata subito, e c’è un disegno di più lungo respiro”, ha detto il ministro del Welfare.  Le risorse degli ammortizzatori andranno spostate affinché strumenti come il salario minimo rafforzino l’assistenza.

Fornero sottolinea che la riforma ha come obiettivo quella di trovare nuovi strumenti, perché quelli che abbiamo “non sono più adeguati ai tempi che stiamo vivendo”. Il problema per questo capitolo della riforma del lavoro rimane l’assenza di fondi. La cassa integrazione straordinaria rimane il nodo più difficile da sciogliere e sul quale la reazione di sindacati ed imprese è stata più violenta. Un cambiamento per Fornero necessario, ma che assicura: “Nessuno sarà abbandonato al suo destino”.