Di Pietro incoronato presidente Idv

Pubblicato il 7 Febbraio 2010 - 11:53 OLTRE 6 MESI FA

Mentre Gramsci e Togliatti si rigirano nelle loro tombe disperati per vedere in che mani è finita l’egemonia della sinistra, portata alla prossima dissoluzione da una coppia di non si può dire cosa per non essere querelati come Bersani e D’Alema, l’Idv, il partito fondato da Antonio Di Pietro, ha incoronato il suo conducator, nella luminosa e soleggiata domenica mattina romana.

Tutto era pronto fin da sabato per l’apoteosi di Di Pietro,compresi diversi delegati che portavano al collo sciarpe gialle con la scritta blu ‘Antonio Di Pietro presidente’.

Di Pietro, ex poliziotto, ex pubblico ministero, che di sinistra non ha mai dato il sospetto di esserlo. Di Pietro è però un grande demagogo, abile e astuto, che ha saputo sfruttare la gogna televisiva dei processi dei tempi di mani pulite per diventare personaggio popolare e nazionale e la (metteteci voi la parola che volete) di Massimo D’Alema che lo fece diventare senatore d’amblé regalandogli un seggio sicuro storico del defunto Pci conseguendo così un doppio risultato: quello di liberare Berlusconi, nella cui orbita Di Pietro era naturalmente, culturalmente e ideologicamente destinato a finire, di un tormento peggiore di quei foruncoli che ti impedicono di sederti; e di regalare alla sinistra un battitore libero, senza storia né vincoli ideologici, che aveva la legittimità di un seggio vecchio comunista e l’alone di gloria di avere arrestato metà della Milano che conta.

Il bagliore di Antonio Di Pietro è percepibile senza un briciolo di ombra, nonostante le bordate che sparano in questi giorni i quotidiani vicini a Berlusconi, nella cronaca dell’agenzia di stampa Ansa, che più di una cronaca sembra un brano del Vangelo. Scrive l’Ansa: “Nessun gadget, nessuna spilletta o foulard. Il congresso dell’Idv non assomiglia a quello degli altri partiti; non è il solito bazar dove si vende di tutto: dalla biografia di Mussolini alla maglietta con Che Guevara. Appare più sobrio, spontaneo. Nella vasta sala dell’hotel Marriot alla periferia di Roma, dove i 3600 delegati nazionali assistono agli interventi dei leader del partito, il palco illustra perfettamente lo spirito dell’assise dei dipietristi: una lunga onda bianca che richiama le ali del ‘gabbiano arcobaleno’ simbolo dell’Idv, sulla quale vengono proiettate le immagini di chi ha la parola in quel momento e un lungo tavolo dove siedono Di Pietro e gli altri leader del partito. Chi si aspettava il viola delle manifestazioni di piazza contro Berlusconi rimane deluso. Il ‘popolo viola’ in platea c’è e si fa sentire, soprattutto quando si tratta di applaudire gli ‘attacchi’ al premier, ma non fa colore, non ‘buca lo schermo’. E’ l’impostazione che gli organizzatori hanno dato al primo congresso nazionale dell’Idv, che da movimento vuole ‘diventare’ partito. La sala che accoglie i delegati e i giornalisti prima dell’ingresso in platea è sobria, ‘decorata’ con i manifesti bianchi che riportano il ‘gabbiano arcobalneo’ e la scritta ‘Di Pietro’ che presto potrebbe scomparire. Ci sono le bandiere di partito e qualche stand dove non si vende nulla ma si distribuiscono opuscoli e volantini. Unica eccezione sono due ‘banchetti’: uno della ‘Base Idv’, che rappresenta l’opposizione minoritaria critica alla gestione di Di Pietro, e quello di Paola Calorenne, candidata alla presidenza dei giovani”.

Per non perdere d’occhio la base proletaria, il congresso dell’Idv ha dato spazio al ‘caso Eutelia’: un lavoratore dell’azienda ha salutato la platea accompagnato da altri due colleghi che per qualche attimo hanno indossato le maschere bianche simbolo dell’invisibilità dei precari e diventate famose nella vertenza: “Sono qui a nome di un gruppo di colleghi a portare il mio saluto e il mio ringraziamento. Grazie. Siete gli unici ad essere passati dalle parole ai fatti”. I lavoratori Eutelia, ha fatto sapere, saranno il 17 febbraio a manifestare di fronte al tribunale di Roma in occasione della decisione sul commissariamento dell’azienda da parte del tribunale di Roma. “L’Italia dei Valori – ha sottolineato  il responsabile Welfare del partito, Maurizio Zipponi – ha puntato tanto sul lavoro e il nostro impegno sui casi Eutelia, Alcoa e Termini Imerese dimostrano che ormai siamo nel mondo del lavoro in maniera strutturata”.

La cronaca della giornata vede la cerimonia sovietica della elezione – incoronazione unzione. Infatti, poco prima della votazione, l’altro candidato al congresso, Francesco Barbato ha annunciato il ritiro della propria candidatura. A quel punto Ivan Rota che presiedeva i lavori ha chiesto all’assemblea una conferma sull’unico candidato rimasto, Di Pietro, e dopo un lungo applauso tutti i delegati si sono alzati in piedi mostrando la loro delega e Di Pietro è stato acclamato presidente del partito.

E Di Pietro si è subito scatenato. Finora, ha detto, “abbiamo fatto resistenza, resistenza resistenza e contro questo regime piduista ce n’é bisogno ma oggi c’é la svolta, oggi diamo un messaggio chiaro: siamo pronti, abbiamo programma, classe dirigente e codice etico, possiamo costruire un nuovo governo del Paese”.

Sono poi seguite altre parole che solo un partito a pezzi come il Pd e un segretario che si è fatto spernacchiare anche dai tassisti come Bersani possono fare finta di non sentire: “Abbiamo un programma. Abbiamo stabilito un recinto entro cui vogliamo operare e una coalizione con cui vogliamo realizzare questo programma. Oggi stabiliamo anche chi sono i nostri compagni di viaggio. Un grande gesto di umiltà. Sappiamo che da soli non bastiamo”.

E poi: “Quindi ribadiamo la nostra ferma opposizIone non solo nelle istituzioni ma anche nella piazze del Paese contro questo governo perché vogliamo parlare al Paese sul lavoro, sulla giustizia, sulle partite iva e dire quante prese in giro vengono fatte”.

Ancora: “Bisogna convincere che questo governo è un bluff. Ancora ieri Berlusconi ha detto che rispetto alla crisi siamo quelli usciti meglio e che abbiamo ridotto le tasse.  Non è vero. Ma se tutto il sistema televisivo avalla questa tesi, i cittadini pensano che i fessi sono loro se non mangiano. Non può essere così, non è colpa loro. E’ colpa di un governo che pensa solo alla casta e ai ceti forti”.

L’Italia dei Valori deve guardare ad “alleanze nel circuito del centrosinistra ma anche nell’area laica, liberale, del non voto, di tutti coloro che vedono riconosciuti nella Costituzione i loro diritti. Hanno risposto in tanti e speriamo altri rispondano. Bisogna assumere la responsabilità di non creare steccati altrimenti l’obiettivo del cambio di governo diventa più difficile”.

L’Italia dei Valori dovrà mettere in campo “un’azione politica di contrasto e anche di stimolo al governo”:  un’azione di contrasto che dovrà partire dai referendum per i quali l’Idv ha già iniziato a raccogliere le firme contro nucleare e privatizzazione dell’acqua.

Senza rendersi troppo conto delle parole che dice, ma avendo ben chiaro il proprio successo di egemonia sulla sinistra, Di Pietro ha poi detto:  “E’ finito il tempo della sterile protesta, comincia il tempo della grande responsabilità”. Dopo questa tre giorni di congresso, ha osservato, il partito diventa “co-fondatore di una rinnovata alleanza di governo” e questo a partire dalle prossime regionali.

“La nostra prospettiva finale è il governo del Paese, perché siamo convinti che possiamo farlo meglio, anche perché non ci vuole tanto. Basta pensare agli altri e non farlo per sé e per la casta. Basta governare lavorando come il buon padre di famiglia, chi va al governo deve pensare a far pagare le tasse agli evasori e ridurre la tassazione per permettere a tutti di sentirsi più rispettati nel pagarle allo Stato”.

“Per le uscite un buon padre di famiglia deve ripianare tutti i debiti che ci sono. Bisogna cercare di abbassare il debito pubblico. Spendere i soldi per le spese correnti e per gli investimenti. Le spese correnti vanno ridotte draconianamente perché ormai ci sono ‘sprechi correnti’, perciò si devono ridurre gli enti, i sottogoverni e le clientele”.

“Tra le priorità negli investimenti  non ci si mette a fare il ponte sullo stretto di Messina, l’autostrada in Libia, i soldi per l’Asinara. Non si fa il giochino dei furbetti del quartierino con l’Alitalia. Non dai i soldi alla Fiat senza che lasci gli stabilimenti aperti. Pensi ai cassintegrati, a quelli che non riescono a mangiare e non a quelli che hanno la barca al mare”.

“Si devono ridurre le tasse degli stipendi più bassi e aumentare quelle per le speculazioni finanziarie. Questi al Governo lo capiscono e proprio per questo fanno quello che gli pare e piace”.