Emendamento “anti-Mediaset” nel milleproroghe. Effetto Nazareno? Governo nega

Emendamento "anti-Mediaset" nel milleproroghe. Effetto Nazareno? Governo nega
Emendamento “anti-Mediaset” nel milleproroghe. Effetto Nazareno? Governo nega

ROMA – Un emendamento sulle tv, contenuto nel decreto milleproroghe, che rischia di costare e non poco per Mediaset. Emendamento cui in un primo momento il governo si era detto contrario e che ora ha invece ha riscritto. E il pensiero corre subito alla “rottura” del patto del Nazareno e alle sue conseguenze: difficile non ipotizzare un collegamento tra il nuovo clima e lo sgarbo a Mediaset.

Sul provvedimento è stata subito tensione in commissione. L’effetto del provvediemnto, sostengono fonti di centrodestra, è quello di chiedere 50 milioni a Rai e Mediaset da redistribuire ad altri operatori. “E’ la conseguenza della rottura del Patto del Nazareno”, dicono le stesse fonti.

L’emendamento all’articolo 3 del decreto legge Milleproroghe, dopo una mattinata di discussione nelle commissioni congiunte Bilancio e Affari Costituzionali della Camera, è stato alla fine accantonato e rinviato alla prossima settimana. La riformulazione del governo, che prima era contrario, è arrivata ieri sera e riscrive diversi emendamenti parlamentari e rimanda ad un decreto del Ministero dello Sviluppo Economico per la redistribuzione dei fondi.

La replica del sottosegretario Giacomelli. “Posso capire la tensione di questi giorni ma suggerirei di tenersi ai fatti e non agli stati d’animo. L’emendamento in questione riporta alla piena titolarità del governo la riforma delle norme relative al canone frequenze che abbiamo annunciato già da agosto 2014, anche con una lettera scritta ad Agcom”.

“Le norme vigenti non prendono compiutamente atto del passaggio dall’analogico al digitale e determinano quindi distorsioni ed un onere eccessivo sugli operatori di rete”, sottolinea ancora Giacomelli spiegando la vicenda legata all’emendamento all’articolo 3 del decreto Milleproroghe. “Tutti ricorderanno le polemiche che accompagnarono la relativa delibera Agcom – aggiunge Giacomelli -. L’integrazione voluta dal ministero dell’Economia va letta come un giusto richiamo al rispetto degli equilibri del bilancio dello Stato: esplicita cioè un principio di finanza pubblica che è sempre presente e di cui sempre, nel complesso delle decisioni, occorre tenere conto”.

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