Evasori e finti invalidi: pro memoria per Tremonti

Pubblicato il 19 Maggio 2010 - 15:50| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

 

Giulio Tremonti

 

Pro memoria per il ministro Tremonti ufficialmente a caccia di evasori fiscali e finti falsi invalidi, così, per facilitargli il lavoro.

Primo: si faccia dare l’elenco nominativo dei 97mila italiani che nel 2007 hanno comprato un’automobile pagando il doppio di quanto lo stesso anno avevano dichiarato come loro reddito al fisco.

Secondo: incroci questa lista con quelli dei “contribuenti” che hanno usufruito dello scudo fiscale, magari qualche nome combacia. Nel caso si saprà da dove vengono i soldi esportati illegalmente all’estero e poi rientrati pagando il cinque per cento invece dell’aliquota media intorno al trenta.

Terzo: se guarda la prima lista il ministro vedrà che il 48 per cento di quelli che si facevano la macchina grossa il doppio del loro reddito dichiarato sono partite Iva, un altro 25 per cento sono imprenditori. Magari la circostanza gli dice qualcosa.

Quarto: faccia sparire o tenga ben chiusi in cassaforte i ritagli di giornale, giornali di centro destra, che riportavano la rabbia dei politici e della gente di centro destra quando il Redditometro era targato Visco. Sempre Redditometro era, allora era però “Caccia alle Streghe”. Adesso è uno strumento dei “Tagli Etici”.

Quinto: dia una riguardata alle misure fiscali fatte sparire di corsa quando è diventato ministro. Ad esempio la cosiddetta “tracciabilità dei pagamenti”. C’era l’ideuzza che sopra una certa cifra si dovesse pagare il fornitore, il professionista, l’artigiano con assegno o bonifici. Roba che lascia traccia. Qualcuno disse che era “dittatura fiscale”. Tremonti ricorderà chi fu, ma non rinvanghiamo. Hai visto mai che la “libertà del contante” dia una mano all’evasione?

Sesto: si faccia mandare un’informativa dall’Inps o dalle Questure. Quella dove c’è scritto che la “tariffa” per farsi rilasciare falsi certificati e falsi pensioni o trattamenti di invalidità è di 6000 euro. Spesso la “tariffa” è pagata presso gli sportelli, illegali ma non propriamente clandestini, delle Asl. A raccogliere la mazzetta e a distribuire certificati ci pensano apposite “agenzie” messe in piedi sul territorio da politici di territorio. Si paga in voti oltre che in denaro.

Settimo: non rubare, ma questo stava in altro e più antico pro memoria. Ristamparlo e diffonderlo?