Falcone e strage di Capaci, Gasparri: onorare la verità chiedendo scusa agli italiani

La verità si onora anche chiedendo scusa agli italiani. E qualcuno dovrebbe farlo, dice il senatore Maurizio Gasparri.
Sono passati trent’anni dal quel 23 maggio del 1992 , quando l’edizione straordinaria del TG1 mandò in onda immagini di guerra. Un pezzo dell'autostrada A/29, in località Isola delle Femmine, nei pressi dello svincolo di Capaci, era stata completamente sventrata. Con cinque quintali di tritolo posizionati in un canale di scolo. Tra l’asfalto e la terra, tra i rottami e le lamiere contorte delle auto corpi senza vita e corpi feriti.

di Marilena D'Elia
Pubblicato il 23 Maggio 2022 - 20:33 OLTRE 6 MESI FA
Angelo Corbo, uno dei poliziotti sopravvissuti alla strage di Capaci: "Falcone era ancora vivo e ci chiedeva aiuto con lo sguardo"

Falcone e strage di Capaci, Gasparri: onorare la verità chiedendo scusa agli italiani (foto Ansa)

 “Nel rendere omaggio alla memoria di Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo e degli agenti della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo trucidati dalla mafia trent’anni fa, vogliamo ricordare con loro tutti i caduti togati e delle forze dell’ordine massacrati dalle cosche” dice il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ricordando la strage di Capaci del 23 maggio 1992

“Sono state tante le vittime- continua il senatore-, ma dal loro sacrificio è germogliato il frutto della legalità. Lo Stato ha stroncato molte organizzazioni criminali e dovrà continuare la sua azione di bonifica per far sì che si avveri quella profezia di Falcone che sognava un mondo in cui la mafia, come tutte le vicende umane, prima o poi concludesse la sua esistenza.”

Dovrebbero essere spiegati certi atti del passato

“Ma non posso non rilevare, in questo fiume di dichiarazioni, che alcuni, invece di scrivere retoriche prefazioni a libri o rilasciare interviste, farebbero meglio a spiegare certi loro atti del passato.

L’archiviazione dell’inchiesta mafia-appalti

“Tra i fatti sconvolgenti di quell’epoca ricordo la richiesta di archiviazione dell’inchiesta mafia-appalti fatta da Borsellino con la decisiva collaborazione dei carabinieri del ROS.

Ci furono magistrati, ancora presenti nelle istituzioni e nel dibattito pubblico, che firmarono il 13 luglio 1992 (Paolo Borsellino venne ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992, nella strage di via D’Amelio ndr.) quell’archiviazione. Che poi fu incredibilmente disposta il 14 agosto 1992.

Sarebbe interessante capire chi in quel drammatico ferragosto stesse in quelle ore nel Palazzo di Giustizia di Palermo.”

Spiegare perché l’azione di Borsellino e dei carabinieri fu contrastata a palazzo di giustizia.

“La verità si onora anche chiedendo scusa agli italiani.

Chi ha firmato quell’archiviazione, che riguardava un’inchiesta decisiva nella lotta alla mafia, si dovrebbe quanto meno scusare. Chi legge queste mie note sa a chi mi riferisco. E allora usino uno dei tanti microfoni che gli vengono offerti in queste ore per spiegare perché l’azione di Borsellino e dei carabinieri fu contrastata a palazzo di giustizia. Altrimenti ascoltiamo parole vuote di chi si iscrive all’antimafia a vita ma firmò archiviazioni sconcertanti”.

Falcone e Borsellino nel commento del presidente Sergio Mattarella oggi a Palermo

Il clima che regnava all’epoca nei confronti di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino è stato ricordato dal Presidente Mattarella nel suo intervento di oggi a Palermo alla cerimonia di commemorazione per i 30 anni dalla strage di Capaci.

“Le visioni d’avanguardia, lucidamente profetiche, di Falcone non furono sempre comprese– ha detto Mattarella; anzi in taluni casi vennero osteggiate anche da atteggiamenti diffusi nella stessa magistratura, che col tempo, superando errori, ha saputo farne patrimonio comune e valorizzarle”.

“Insieme a Paolo Borsellino – ha continuato il Presidente- avviarono un metodo nuovo d’indagine, fondato sulla condivisione delle informazioni, sul lavoro di gruppo, sulla specializzazione dei ruoli; questo consentì di raggiungere risultati giudiziari inediti, ancorati ad attività istruttorie che poggiavano su una piena solidità probatoria”.