Friuli elezioni: benessere e 5 anni di crescita. Ma l’irresistibile voglia di votare contro fa 70%

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 2 Maggio 2018 - 11:33 OLTRE 6 MESI FA
Friuli elezioni: benessere e 5 anni di crescita. Ma l'irresistibile voglia di votare contro fa 70%

Friuli elezioni: benessere e 5 anni di crescita. Ma l’irresistibile voglia di votare contro fa 70%

ROMA – Friuli elezioni, anzi Friuli Venezia Giulia che definire la Regione in maniera abbreviata è da quelle parti vissuta come scortesia “romana”. Friuli Venezia Giulia che ha appena votato consegnando il 57 per cento dei consensi al Destra-Centro (Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia), il 12 per cento circa a M5S (anzi al suo candidato) e uno sparso 4 per cento ad una lista autonomista.

Insieme fa 70 per cento abbondante. Perché insieme? Perché sia le liste e l’alleanza di Destra Centro, sia M5S che la lista autonomista non erano al governo della Regione nei cinque anni precedenti. Non erano al governo e chiedevano voti contro il governo che c’era. Bene, la risposta dell’elettorato è stata massiccia e travolgente: un 70 per cento abbondante dei governati in Friuli Venezia Giulia ha votato contro i governanti negli ultimi cinque anni. Governo della Regione bocciato alla grande, sloggiato alla grandissima.

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Friuli Venezia Giulia, leggiamo da uno dei pochi giornalisti che non l’abbia inserito nelle cronache come una tappa della strategia di Salvini o come una partita del campionato politico governativo. Friuli Venezia Giulia, chi, cosa? Scrive su La Stampa  Lorenzo Padovan da Trieste e forte dei dati alla mano: “Cinque anni di straordinaria crescita economica, il Friuli Venezia Giulia ha raggiunto il record storico di export, la disoccupazione è in netto calo, ci sono un milione di turisti in più l’anno e il porto di Trieste è il primo d’Italia”. Dunque benessere crescente in una Regione, in una società e in una comunità tutt’altro che stremata dalla crisi economica. Cui va aggiunta una presenza assai limitata di immigrazione, in particolare quella clandestina.

Osserva il giornalista de La Stampa: “In altri tempi i governanti si sarebbero lustrati gli occhi e sarebbero stati rieletti per acclamazione, ma qua la presidente era Debora Serracchiani, vice segretario Pd”. E oggi Pd vuol dire in Italia, ad ogni latitudine e longitudine del benessere o del disagio, qualcosa contro cui votare contro.

Si vota per la forza e il fascino irresistibile di votare contro anche quando non ve ne sarebbero le ragioni materiali, anzi. Si vota contro il governo in carne e ossa e contro l’idea stessa di governo. E negli ultimi anni il Pd si è identificato con entrambi. Il Friuli Venezia Giulia con il suo voto esemplifica e dispiega un fenomeno che sta letteralmente mandando ai matti le sinistre europee laburiste e socialdemocratiche.

Il fenomeno è che puoi anche salvare come governo con soldi pubblici posti lavoro tipo Embraco. Comunque ti ritrovi con quelli della Embraco che votano Lega. Puoi anche salvare come governo i conti correnti di chi aveva depositi nelle banche di territorio…territorio anche clientelare. I clienti, in tutti i sensi, i cui conti correnti hai salvato con soldi pubblici vanno a votare M5S che condanna il salvataggio delle banche.

Il fenomeno è che Cgil operaia, dove tale è rimasta, vota Lega e Cgil scuola vota M5S. Il fenomeno è che la cinghia di trasmissione tra governo inteso come distribuzione risorse pubbliche e consenso è spezzata e non funziona più. Il fenomeno è che qualunque cosa arrivi, l’elettorato si sente comunque scippato. Scippato di diritti acquisiti, anche quando sono del tipo i ferrovieri francesi che vanno in pensione a 52 anni. Scippato di diritti naturali asseriti come naturali. Scippato di un’età dell’oro che ora è quando tutto era natura incontaminata e ora è quando l’industria tirava alla grande.

Il fenomeno è che il rapporto causa-effetto tra un buon governare e ottenere consenso (mai totale e automatico) ora comunque proprio non c’è più. Nel suo piccolo il Friuli Venezia Giulia esemplarmente dimostra e insegna.