Il Governo taglia la pubblicità a Sky (con un po’ di beneficio per i giornali)

Pubblicato il 15 Dicembre 2009 - 11:56 OLTRE 6 MESI FA

La sfida tra Mediaset e Sky ora tocca i tetti di raccolta pubblicitaria. La tv di Murdoch, che oggi potrebbe infilare spot sui suoi canali per il 18% di ogni ora, dovrà stare sotto al 12%. Un taglio che, come riporta Repubblica, pur riguardando tutte le emittenti a pagamento e quindi anche Mediaset Premium, colpisce in primo luogo il gruppo concorrente alle televisioni della famiglia Berlusconi.

Quel che Repubblica non dice è che l’abbassamento del tetto porterà un vantaggio anche ai quotidiani, in particolare proprio a Repubblica. Infatti il mercato della pubblicità è, contrariamente a quel che sostiene Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, basato sul principio dei vasi comunicanti e una ampia casistica lo dimostra. L’ingresso di forza di Sky nel mercato della pubblicità nazionale ha determinato uno squilibrio che ha ulteriormente aggravato gli effetti della crisi sui ricavi dei giornali in Italia. Infatti, anche se il fatturato di Sky è la decima parte di quello di Mediaset, il suo valore è pari alla raccolta nazionale pre crisi di quotidiani come Repubblica e Corriere della Sera. I giornali italiani, bloccati nell’analisi dalla generale simpatia provata verso il fenomeno Sky e dal malinteso sentimento che chi va contro Berlusconi è un compagno e  di sinistra, non hanno mai insistito sul tema. E c’è da giurare che anche in questa occasione l’aspetto della lotta tra i due tycoon, Berlusconi e Murdoch, prevarrà sui riflessi favorevoli per i giornali-

Vediamo ora la norma sotto l’aspetto dello scontro fra titani.  Lo schema di decreto legge – messo a punto dal viceministro Romani – può approdare in Consiglio dei ministri già giovedì 18, incidente al premier permettendo. Il tutto è stato inserito in un provvedimento che recepisce la nuova direttiva Ue sulla “Tv senza Frontiere”: per ora è una bozza, ma Palazzo Chigi vorrebbe renderlo definitivo in poco tempo.

Per accogliere le indicazioni europee, ci sono diversi articoli dedicati alla quantità di pubblicità in onda sui canali non gratuiti:. «La trasmissione di spot da parte di emittenti a pagamento, anche analogiche, non può eccedere il 12% di una determinata ora d’orologio». Un limite che non riguarda solo Sky ma anche Mediaset Premium o i canali presenti sulla piattaforma satellitare ed editi da altri soggetti come Disney, Fox, Discovery, Rcs, De Agostini: al momento, però, Mediaset Premium non supera ancora il tetto del 12% e quindi non subisce alcuna contrazione. Il danno si concentrerebbe quindi solo sulla “parabola” di Murdoch e in particolare sulle partite di calcio e il cinema.

Il rapporto tra la raccolta di Mediaset Premium e quella di Sky attualmente è di circa 1 a 10: gli ideatori del provvedimento hanno tuttavia pensato a un ulteriore beneficio. Imporre il tetto del 12% rappresenta un modo efficiente per evitare una sorta di “cannibalizzazione interna”: si evita che i canali in chiaro di Mediaset siano danneggiati non solo dalla competizione con Sky ma anche da quella con le reti a pagamento dello stesso gruppo Berlusconi. L’operatore che già raccoglie quasi il 60% della pubblicità tv, in qualche modo è in condizione di conservare il primato.

Contemporaneamente, se il tetto per la Rai rimane quello già stabilito del 12% per le private il limite viene reso più elastico: queste emittenti potranno trasmettere fino al 20% di spot, telepromozioni e televendite – durante una giornata – senza che la legittimità di questo mix di pubblicità sia più messo in discussione come invece avviene oggi. Il tetto al 20% e il mix vengono definitivamente legittimati, ed anzi l’affollamento potrà spingersi fino al 22% nelle ore di maggiore ascolto.

Su molti altri aspetti, le scelte del governo vanno in direzione di una più ampia liberalizzazione: passa infatti da 45 a 30 minuti il tempo minimo di trasmissione per l’inserimento di uno spot nei film, si permette che durante gli eventi sportivi le interruzioni possano ospitare non solo spot ma anche televendite e si permette infine che nei programmi per bambini di durata superiore a 30 minuti le interruzioni pubblicitarie possano salire da una a due.

Un altro aspetto del decreto è quello relativo ai permessi per la trasmissione via parabola: «L’autorizzazione ai servizi audiovisivi o radiofonici via satellite – si legge in un comma di sole quattro righe presente nel Titolo II – è rilasciata dal Ministero». In sostanza le tv satellitari devono essere autorizzate dal governo e non più dall’Autorità per le Comunicazioni, facendo in questo modo dipendere dall’esecutivo l’ingresso nel mercato tv di nuovi “competitor”, questione in un certo senso già vissuta da Cielo, la rete di Murdoch per il digitale terrestre  in attesa di avere il via libera dal ministero da qualche settimana.

La Fieg non è soddisfatta, naturalmente,m perché avrebbe voluto di più. Ma intanto è già qualcosa.