Manovra, Brunetta: “La vorrei più equa su scuole e pensioni”

Pubblicato il 5 Giugno 2010 - 10:06 OLTRE 6 MESI FA

In un’intervista al Corriere della Sera Renato Brunetta, ministro per la Funzione pubblica, sottolinea di aver “promosso e condiviso” il testo della manovra “perché, tagliando la cattiva spesa pubblica, innesca nel modo più virtuoso” la sua riforma della P.A. “e anche le altre due colonne del governo, il federalismo fiscale e la semplificazione”.

Il Parlamento potrà cambiare la manovra con “modifiche all’insegna dell’equità” come per la scuola e le pensioni: “la credibilità internazionale ne uscirebbe rafforzata e la gente capirebbe di più”, spiega Brunetta.

A proposito del blocco degli stipendi degli statali il ministro “accetta la sfida di rinviare i contratti, lasciare la massa salariale inalterata e trovare comunque, grazie al blocco del turn-over e ai risparmi organizzativi, le risorse per premiare il merito”. Di qui l’invito al sindacato “a dire la propria”. “Tutto il governo – prosegue – ha capito che la manovra era necessaria” e Berlusconi “ha dato la sintesi del leader”.

Per Brunetta “nulla sarà più come prima”, anche la stretta agli evasori “grazie alla tecnologia” sarà più stretta: “avremo una sorpresa in termini di gettito”. Brunetta non commenta la telefonata in diretta di Berlusconi a Ballarò dove era ospite Giulio Tremonti, dice di non guardare più i talk-show della Rai e rinnova la richiesta di trasparenza su costi e retribuzioni nell’azienda. La Rai che “sogna”, dice, è “privatizzata: via il canone, via i tetti pubblicitari; una sola rete deve restare pubblica, le altre sul mercato”.

Sulle intercettazioni il ministro spiega che “lo Stato ha il dovere di tutelare la sicurezza collettiva, la privacy dei cittadini e il diritto di cronaca. In questo ordine di importanza costituzionale”. Fini, aggiunge, “ha un’idea del ruolo della terza carica dello Stato che non è la mia, ma anche lui vuole uno Stato responsabile ed efficiente, quindi resterà nel Pdl”.

La Lega, afferma a proposito delle polemiche sul 2 giugno, “ha le sue ruvidezze, ma Bossi oltre al federalismo fiscale vuole fortemente le grandi riforme, che poi sono state di fatto bipartisan”. Nessun rischio di elezioni anticipate o di nuovo governo, conclude, “le crisi politiche si aprono quando i governi perdono le elezioni e noi continuiamo a vincerle. Gli esercizi su governi tecnici o di salute pubblica sono giochi perversi”.