Bersani: “Non chiamo D’Alema”, Massimo acido: “Decide il Pd”

Pubblicato il 16 Ottobre 2012 - 17:50 OLTRE 6 MESI FA
Massimo D’Alema (Foto LaPresse)

ROMA – Pier Luigi Bersani stoppa D’Alema e dice “Non gli chiedo di ricandidarsi”, Massimo D’Alema risponde stizzito: “Non decide lui, decide il partito”. Alla fine si ricandideràa o no?

D’Alema aveva detto appena ieri che lui non vorrebbe ricandidarsi ma lo farà se il partito glielo chiede. Pier Luigi Bersani allora, che del Pd è il segretario, si è sentito chiamato in causa e ha detto: “Non chiedo a D’Alema di ricandidarsi”. Messaggio chiaro, ma forse non è quello che D’Alema si aspettava.

Tanto è vero che il presidente del Copasir replica al suo segretario, nonché da sempre suo “prediletto”: ”Non decide Bersani ma il partito. Questo prevede lo statuto”. Sembra quindi quasi che D’Alema aspetti che il partito gli chieda di ricandidarsi, visto che non accetta chi gli chiede un passo indietro, anche se è il segretario del partito.

Intanto nella querelle interna entra anche la ‘velina rossa’  di Pasquale Laurito, foglio parlamentare da sempre di area dalemiana, che oggi scrive: “Non credevamo che l’on. Bersani potesse arrivare ad assumere le sembianze di Ponzio Pilato. Quando non ha il coraggio di difendere le posizioni di chi ha sempre lottato per la sinistra italiana, allora vuol dire che si è alla vigilia di una catastrofe politica”.

”In politica – prosegue – non ci si lavano le mani e qui non c’è nessun uomo da crocifiggere”, sottolinea. La ‘Velina’ arriva a ipotizzare una scissione: ”Se il rinnovamento consisterà nel consegnare il Pd nelle mani del signor Renzi, non si potrà allora evitare una crisi identitaria che porterebbe sicuramente ad una scissione di un partito nato con tanti sforzi e tante rinunce”.

Quello di Bersani è un grave errore, secondo Laurito, perché frena la corsa ”tutta in discesa” di Bersani nelle primarie e questo può portare alla vittoria del ”Grillo di Firenze”. D’Alema, ricorda la ‘Velina’, non ha chiesto ”personalmente al segretario” di decidere sulla sua candidatura ma ”al partito”. A decidere, sottolinea Laurito, dovrà essere quindi ”la base”.

Bersani non deve ”copiare” il ”linguaggio politico” di Renzi, non deve farsi ”contagiare” dal renzismo. Anche perché, ricorda, c’è un ”precedente” infausto. Quello della ”ansia” di De Mita di cambiare il vecchio con il nuovo: ”Il nuovo si è dimostrato talmente vuoto da determinare la scomparsa della Dc, non dovuta soltanto al 1992”, sottolinea. ”Abbiamo l’impressione che sulla stessa scia si stia avviando il segretario di Bettola”, aggiunge per poi attaccare: ”Non è Arcore, ma ci sembra di trovarci di fronte ad ambizioni tali da permettere ad ognuno di dire la propria”.