Mediaset, Berlusconi invoca il fattore Milan. Ovvero un colpo di c…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 1 Agosto 2013 - 09:55 OLTRE 6 MESI FA
Silvio Berlusconi allo stadio (foto Ansa)

Silvio Berlusconi allo stadio (foto Ansa)

ROMA – Silvio Berlusconi, nel giorno che salvo ulteriori spostamenti sarà quello del giudizio nel processo Mediaset,  si affida anche al fattore Milan. O meglio, per essere ancora più chiari, al fattore c…

Racconta sul Corriere della Sera Francesco Verderami che l’episodio evocato durante l’ultima cena prima della sentenza sia infatti legato proprio al Milan. E’ il 9 novembre 1988 e il grande Milan che sarà di Arrigo Sacchi è appena agli inizi della sua epopea europea. Con lo scudetto sulla maglia il Milan gioca a Belgrado in casa della Stella Rossa (già il nome a Berlusconi non deve piacere granché). La partita si mette male: il Milan è sotto di un gol e di un uomo (espulso Pietro Paolo Virdis). Ma il fattore Milan o quello che in un libro anni dopo divenne il “culo di Sacchi” è in agguato e ha la forma di un banco di nebbia così fitto da impedire di vedere a un metro di distanza.

Non si può giocare e quindi non si gioca più. Il sogno della Stella Rossa si ferma a mezz’ora dalla fine e Berlusconi può tornare in campo da zero il giorno dopo. Come in una parabola elettorale contemporanea. Perché oltre al fattore Milan ci si mette il regolamento: si rigioca tutta la partita da 0-0. Allora era così, oggi non sarebbe così ma si giocherebbe solo l’ultima mezz’ora con il punteggio della partita in corso.  Nota di cronaca: il Milan vinse la partita  e poi vinse la Coppa. La prima di una serie. Una leggenda iniziata con un proverbiale banco di nebbia quando tutto sembrava perduto.

Berlusconi, quindi, nel momento più difficile della sua lunga storia politica e giudiziaria si appiglia all’episodio fortunato chiave. Scrive Verderami:

Esplora il significato del termine: ricordo ha imposto la fortuna (definita in termini prosaici durante il pranzo) come elemento da tenere in debito conto nella valutazione che oggi farà la Corte. O quantomeno è stato questo il divertito convincimento di chi, a tavola, ha cercato insieme a Berlusconi di esorcizzare il giorno del giudizio e la sentenza. Chissà come l’avrebbe presa il professor Coppi, che in quelle stesse ore si preparava alla difesa in Cassazione. Di sicuro l’ha presa male quando ha saputo che altri stavano preparando per l’indomani una manifestazione di sostegno al Cavaliere davanti palazzo Grazioli. E poco importa quali siano state le argomentazioni del suo cliente, se è vero che ha fatto finta di cadere dalle nuvole, sebbene sapesse tutto. L’avvocato ha urlato che «non esiste» e Berlusconi – che avrebbe tanto desiderato consolare il proprio ego – ha dovuto assoggettarsi ai voleri del legale, l’unico che oggi riesce a gestire (faticosamente) il Cavaliere. Perché il leader del Pdl – sperando di cavarsela – può anche confidare nel «fattore c», ma un conto è immaginare la riedizione della partita di Belgrado, altra cosa è pensare di farla franca con l’espediente di Marsiglia, dove il suo Milan – sempre in Coppa dei Campioni – cercò ignominiosamente di sfruttare la rottura di un riflettore dello stadio per evitare la sconfitta sul campo. Con Coppi in panchina «non esiste», appunto.ricordo ha imposto la fortuna (definita in termini prosaici durante il pranzo) come elemento da tenere in debito conto nella valutazione che oggi farà la Corte. O quantomeno è stato questo il divertito convincimento di chi, a tavola, ha cercato insieme a Berlusconi di esorcizzare il giorno del giudizio e la sentenza.

Chissà come l’avrebbe presa il professor Coppi, che in quelle stesse ore si preparava alla difesa in Cassazione. Di sicuro l’ha presa male quando ha saputo che altri stavano preparando per l’indomani una manifestazione di sostegno al Cavaliere davanti palazzo Grazioli. E poco importa quali siano state le argomentazioni del suo cliente, se è vero che ha fatto finta di cadere dalle nuvole, sebbene sapesse tutto. L’avvocato ha urlato che «non esiste» e Berlusconi – che avrebbe tanto desiderato consolare il proprio ego – ha dovuto assoggettarsi ai voleri del legale, l’unico che oggi riesce a gestire (faticosamente) il Cavaliere.

Perché se c’è la nebbia di Belgrado esiste un altro episodio della storia del Milan decisamente meno benaugurante. Ricorda Verderami

Perché il leader del Pdl – sperando di cavarsela – può anche confidare nel «fattore c», ma un conto è immaginare la riedizione della partita di Belgrado, altra cosa è pensare di farla franca con l’espediente di Marsiglia, dove il suo Milan – sempre in Coppa dei Campioni – cercò ignominiosamente di sfruttare la rottura di un riflettore dello stadio per evitare la sconfitta sul campo. Con Coppi in panchina «non esiste», appunto.