Meloni, l’impresa di perdere Roma. Salvini, l’insostenibile fatica di fare governo

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 19 Ottobre 2021 - 09:48 OLTRE 6 MESI FA
Meloni, l'impresa di perdere Roma. Salvini, l'insostenibile fatica di fare governo

Meloni, l’impresa di perdere Roma. Salvini, l’insostenibile fatica di fare governo FOTO ANSA

Meloni, è stata un’impresa perdere Roma. Roma, una città dove storicamente l’elettorato che vota a destra è maggioranza relativa. Dove quindi un capace dirigente politico crea un blocco sociale che unisce destra e moderati a produrre un sindaco di destra. Un complesso ma fattibile processo politico alla portata, anzi nel mansionario di un capace dirigente politico. Non riuscire a dare a Roma un sindaco di destra in una città dove l’elettorato di destra è forse il più vasto d’Italia è un’impresa, un’impresa al contrario.

La Meloni l’ha fatta questa impresa al contrario. Sono molti mesi che Giorgia Meloni viene presentata e raccontata come un Re Mida della politica, tutto ciò che tocca diventa oro politico. Mica vero, a Roma il tocco Meloni ha trasformato il ferro in latta. Perché c’è una differenza tra leadership e premiership? Cioè? Cioè fare il capo partito, e anche di successo, non è la stessa cosa, non coincide con il formare, capire, modellare, guidare, governare una comunità.

Salvini, musata al Nord

Milano e Torino (ma anche Varese e Savona) hanno respinto i candidati sindaci proposti dalla Lega. Perché, tra i tanti perché, Salvini è diventato inaffidabile. Inaffidabile per la parte del suo elettorato che non ha smesso di attribuire tutti i mali del mondo alla Ue e agli immigrati. Questi elettori vedono secondo la loro ottica un Salvini ingabbiato al governo, costretto a collaborare con il “nemico”, di questo Salvini non si fidano più o almeno questo Salvini non li fa più correre alle urne elettorali.

Inaffidabile o almeno non affidabile fino in fondo appare però Salvini anche all’elettorato urbano moderato e pragmatico, elettorato che pure al Nord non disdegna di votare leghista. Inaffidabile perché appare evidente a tutti e a tutti Salvini lo mostra che il cuore di Salvini batta fuori del perimetro del governo Draghi. E’ in qualche modo Salvini a raccontarsi prigioniero e non protagonista. Ed è Salvini a suggerire ogni giorno che i No Pass hanno ragione e i No vax non tutti i torti e fosse per lui…Salvini vive l’insostenibile fatica sua di fare governo, in fondo la stessa vicenda umana, politica e culturale della Meloni: leadership non è premiership. E questo fa della destra che può vincere le elezioni politiche un vincitore claudicante qualora fosse.

La destra e le politiche

Sconfitta in maniera imbarazzante se non umiliante nelle città, la destra italiana parte ancora con il favore del pronostico nelle prossime elezioni politiche, quando saranno. Più prima che poi Salvini e Meloni si ritroveranno uniti e in sintonia sulla linea e propaganda anti sistema, sempre buona per prendere voti. E dall’altra parte il Pd di Letta andrà ad elezioni convinto di avere al fianco milioni di elettori M5S, molti milioni. Quando Letta si girerà a guardare quanti milioni sono gli basteranno meno delle dita di una mano per contarli quanti saranno davvero. Il pronostico, magari un po’ meno, è ancora per le destre alle politiche. Grazie alle abilità di propaganda e mobilitazione di Meloni e Salvini.

Però bisognerebbe aver dei premier oltre che dei leader, bisognerebbe avere dei dirigenti politici oltre che delle immagini di successo. E la destra non ne produce: non prendere Milano e Torino è una mortificazione per Salvini, ma non prendere Roma è di più, è, come detto un’impresa a rovescio per la Meloni. Non era facile per la destra non prendere il sindaco di Roma, Giorgia Meloni ci si è messa d’impegno candidando un signore da opinioni ed eloquio a metà tra il vetero e l’ultrà. Una scelta che dà la misura della capacità di premiership della Meloni.