Par Condicio, 1.500 persone alla protesta davanti alla sede Rai

Pubblicato il 2 Marzo 2010 - 20:45| Aggiornato il 3 Marzo 2010 OLTRE 6 MESI FA

“No censureRai”, “Berlusconi: Minzolini ti assolve, la storia ti condannerà”. Sono alcuni degli slogan che appaiono sugli striscioni alla manifestazione davanti alla sede della Rai di via Teulada contro lo stop ai talk show fino al voto deciso ieri dal consiglio di amministrazione.

All’iniziativa di protesta sono presenti i consiglieri Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, il presidente della Federazione nazionale della stampa Roberto Natale e il segretario Franco Siddi, Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, e il responsabile comunicazioni del Pd Paolo Gentiloni, conduttori e giornalisti come Michele Santoro, Giovanni Floris, Andrea Vianello, Corradino Mineo, Piero Badaloni e Bruno Vespa.

Michele Santoro, non ha dubbi: «Non voglio essere un avatar della tv. Dobbiamo rispettare le regole ma anche i politici presentino le liste secondo le regole».  «Questa sera -rimarca il conduttore di “Annozero” – c’è un pezzo di opinione pubblica che paga il canone e chiede i suoi diritti». Lo aveva già annunciato ieri, il conduttore non demorse e conferma che «il 25 se ce lo permettono porteremo Annozero in una piazza d’Italia». Poi la provocazione:  «Facciamo lo sciopero bianco, come i braccianti di Di Vittorio: ovvero scioperiamo lavorando, perchè viene minacciato il nostro lavoro».

Secondo il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, presente alla manifestazione lo stop ai talk show Rai in campagna elettorale si trasformerà in un «boomerang» per Berlusconi. «Vista con gli occhi dell’Europa, la cosa che sta succedendo è incredibile», ha aggiunto Bersani. «Non esiste in nessun Paese occidentale. Ma questa serata dimostra che una reazione è possibile. Questa iniziativa di Berlusconi dimostra debolezza e nervosismo. Lui ci ha abituati a sentire racconti di cose meravigliose, di miracoli. A disturbarlo – ha concluso – è l’indagine libera di giornalisti con la schiena dritta che possono parlare della società com’è realmente».

«La politica deve dimenticarsi l’idea di poter scegliere chi va in onda. Per non scegliere, ha chiuso tutti. Più in basso di così non si puo»: lo ha detto Giovanni Floris dal palco di via Teulada contro lo stop ai talk show. Per Floris, la Rai “rinuncia al suo core business e al servizio pubblico”. E «in fondo al regolamento sulla par condicio – ha aggiunto – si trova la Costituzione, che vale per tutti. Tutti i giornalisti approfitteranno dell’articolo 21 che tutela tutti, dalla A di Annunziata a Floris, Minzolini fino a Vespa», ha detto tra i fischi rivolti al direttore del Tg1 e al conduttore di Porta a Porta.

Proprio sull’argomento “Porta a porta”, Lucia Annunziata dice la sua: «Il fatto di chiudere Vespa vuol dire che qualcuno nel governo non capisce più gli italiani».  «È una nevrosi -rimarca la conduttrice di Raitre- una roba talmente malfatta che costituirà un boomerang. Io chiudo -spiega Annunziata- perchè in queste situazioni non bisogna distinguere ma essere solidali. Tutti i programmi Rai che andranno in onda lo faranno con le mani legate».

Bruno Vespa, presente alla manifestazione di protesta davanti alla sede della Rai di via Teulada,  è intervenuto tra i fischi del pubblico: «Dal punto di vista professionale sono un grande ammiratore di Santoro, ma tutti devono rispettare le regole». Vespa è salito a sorpresa sul palco dove aveva appena parlato Michele Santoro che ha invitato i manifestanti a lasciarlo parlare, visto che molti avevano fischiato contro il giornalista Rai. «Questo provvedimento – ha detto Vespa – è molto pericoloso, è un boomerang, una bruttissima pagina di democrazia». Vespa ha ricordato che nel 2001, «ai tempi del famoso Editto bulgaro, fui tra quelli che si schierarono perchè lui e Biagi andassero in onda. Recentemente Porta a Porta è stata cancellata da Rai International. Non c’è stata alcuna manifestazione di protesta». Ma, non senza le proteste dei manifestanti, ha aggiunto: «Diciamo che le regole sono magari sbagliate, ma se esistono, sono abituato a rispettarle. Lavoro in Rai da 40 anni e non mi convincerete mai del contrario. Bisogna combattere perchè le regole cambino, ma – ha concluso – la democrazia non è solo un diritto ma anche un dovere».

Secondo gli organizzatori, ci sono già 1.500 persone.