Pd, su primarie e pericolo scissione è tutti contro tutti, ora Fassino attacca D’Alema e Bersani

Pubblicato il 13 Ottobre 2009 - 10:42 OLTRE 6 MESI FA

Accuse di scorrettezza, dubbi sulle primarie, scontri fra personalità politiche ingombranti. Il Pd si avvia alla fase finale della lunga gestazione con cui si darà il nuovo leader tra tensioni crescenti e polemiche arroventate. Interviene martedì 13 ottobre sulla Stampa di Torino anche Piero Fassino. L’ultimo segretario dei Ds appoggia il candidato Franceschini e prova a difenderlo dagli attacchi di D’Alema e dalle riflessioni di Violante sulle primarie.

Fassino riconosce perlomeno a Violante ha il merito di esporre con chiarezza il pensiero di altri dirigenti che sostengono Bersani: «È un grave errore cancellare le primarie. Oggi viviamo in una società più dinamica di prima, il rapporto con gli elettori non è più affidato a una fede incrollabile. E poi perché – chiede l’ultimo segretario dei Ds – noi dovremmo avere paura dei nostri elettori?»

Il pensiero va subito alle ultime sortite di D’Alema definite «infelici» da Fassino. «Un dirigente, tanto più quando è autorevole, non deve evocare, quasi in una forma di velata minaccia, forme di separazione, ma sempre impegnarsi in prima persona a contrastarle e a non assecondare atteggiamenti non dico scissionisti, ma di rifiuto di una decisione presa da milioni di persone – obietta. «Andiamo alla sostanza: se Franceschini risultasse il più votato, che dovremmo dire? Vi dovete tenere un segretario – rimarca Fassino – anche se non vi riconoscete in lui? Dico di più: è indifferente che il segretario sia eletto da 2-3-400.000 persone o invece dai 2-3-4 milioni di persone? Tanto più è larga la base di legittimazione, tanto più il segretario del Pd sarà autorevole nella società».

Sull’esito delle primarie Fassino non si sbilancia: «Hanno tutti e due le stesse chances. Franceschini è il Pd che va oltre le storie di ieri, Bersani ha tutte le qualità per fare il segretario, ma di storie ne evoca una sola».