Prof (e insegnanti tutti di ogni ordine e grado) che fanno se scuole quest’anno un po’ aperte e funzionanti anche a giugno, luglio e agosto? La risposta certa e ufficiale è: se vogliono partecipano, se non vogliono no. L’andare in classe a far lezione o corsi di recupero quest’estate è per gli insegnanti lavoro extra, tanto extra che è riconosciuto possano svolgerlo o non svolgerlo su base volontaria. L’hanno fermamente chiesto ed ottenuto i sindacati della scuola: d’estate chi non vuole non va a lavorare a scuola. Quel che si fa e si ottiene quando si difende e si ottiene il rispetto di un diritto acquisito.
Quale diritto hanno difeso i prof?
Quale diritto hanno difeso i prof, gli insegnanti tramite i loro sindacati, quale diritto è stato loro confermato? Dunque: governo stanzia 510 milioni di euro perché le scuole italiane nei tre mesi d’estate recuperino, stando aperte e funzionanti almeno un po’, almeno un po’ della scuola perduta. Gli insegnanti vedono riconosciuta la totale legittimità del loro individuale dire: ci sto o non ci sto, vado o non vado per questo lavoro straordinario, lavoro o non lavoro su base volontaria. Quindi è evidente e riconosciuto che per gli insegnanti un eventuale lavoro nei mesi estivi è lavoro in più, lavoro che normalmente non c’è. Sono stati loro stessi ad esigere ed ottenere che questo fossa sancito e riconosciuto.
Pagati a parte
Tanto straordinario è l’eventuale lavoro da parte degli insegnanti nei mesi estivi che, oltre al diritto alla volontà o meno di partecipare, per gli insegnanti che dicono sì e svolgono questo straordinario ci sarà paga a parte. Straordinario, quindi come è normale e doveroso in caso di lavori straordinari, paga in più e a parte. Paga in più e a parte rispetto allo stipendio mensile.
Ferie, un mese?
Ferie, vacanze dal lavoro, antica e spesso ingenerosa voce di popolo sugli insegnanti: guadagnano poco ma fanno tre mesi di ferie. Gli insegnanti hanno sempre reagito con qualche ragione spiegando che lavoro non è solo andare in classe, che c’è da lavorare per gli insegnanti anche fuori dell’orario e calendario scolastico. Bene, ma stavolta qualcosa, più di qualcosa, non torna. Un po’ di conti: insegnante che quest’estate ha fatto il suo sacrosanto e doveroso e giusto e meritato mese di ferie come da contratto di lavoro, perché se lavora, se va a scuola aperta negli altri due mesi dell’estate deve essere pagato a parte? Lo stipendio copre ovviamente tutti i mesi, il mese di ferie è stato goduto. Dove allora la straordinarietà della prestazione lavorativa che impone e giustifica la corresponsione di retribuzione straordinaria?
Base volontaria e paga a parte dicono: tre (anche quattro) i mesi di ferie
La straordinarietà della prestazione lavorativa di un insegnante nei mesi estivi (a mese di ferie goduto) e il diritto alla volontarietà o meno della stessa prestazione lavorativa poggiano inevitabilmente sull’asserzione, implicita ma evidente, di un non lavoro da parte degli insegnanti in tutti i tre mesi dell’estate. Un dato di fatto, un’abitudine, diventata diritto acquisito. Se un insegnante, a ferie godute, ha diritto a dire no a lavoro d’estate e ha diritto, se dice sì, a paga straordinaria, allora vuol dire che gli viene riconosciuto (ufficialmente e per richiesta dei sindacati!) una condizione non lavorativa nei tre mesi tre dell’estate.
Viene riconosciuto (ufficialmente e per richiesta dei sindacati!) al corpo docente una condizione di non lavoro al di fuori del calendario scolastico. Allora è vero che fanno tre mesi di ferie, quelli dell’estate, anzi quattro sommando vacanze Natale e Pasqua. E’ una conclusione amaramente qualunquista che non coglie tutta la realtà ma che il corporativismo del corpo docente ha pericolosamente avvicinato alla verità.