Sanità, Fazio dopo il caso Messina: “La legge sull’intramoenia è poco trasparente: va cambiata”

Pubblicato il 8 Settembre 2010 - 11:00 OLTRE 6 MESI FA

Ferruccio Fazio

L’attuale legge sull’intramoenia così com’è ”è poco limpida ed è senz’altro migliorabile”. Ne è convinto il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, che ne ha parlato durante la trasmissione radiofonica ‘Radio anch’io’, in riferimento alla legge che regola l’attività di libera professione esercitata dai medici all’interno le strutture ospedaliere pubbliche.

”Il rapporto pubblico-privato – spiega – è giusto che ci sia ma va regolamentato con grande chiarezza. E’ nostra intenzione adottare provvedimenti urgenti per definire meglio tali questioni”. Del resto, anche l’episodio accaduto a Messina, dove il ginecologo privato della paziente è venuto alle mani in sala parto con il ginecologo di turno nella struttura, è ”la punta dell’iceberg di questo problema – sottolinea Fazio – che comprende la non trasparenza dell’intramoenia, la gestione del privato e del malato che arriva nell’ospedale pubblico”.

Quanto accaduto nel policlinico messinese ”è una cosa inaccettabile non solo in sanità ma in generale – conclude Fazio – e si tratta di episodi che devono servire da monito severo per andare avanti. Mi auguro che vengano presi provvedimenti il più drastici possibile per dare l’esempio. Da parte nostra con le Regioni e gli strumenti che abbiamo a disposizione, verificheremo che ciò avvenga sempre meno e che ci sia tolleranza zero”.

“È ampiamente dimostrato che la buona sanità costa meno di quella cattiva, perché non ci sono sprechi e altri interessi che determinano le decisioni. Tutti i governatori regionali, inclusi quelli eletti recentemente come Scopelliti, Polverini, Chiodi e Caldoro, sanno che è ormai ineludibile combattere contro questo sistema delle nomine dei manager e dei direttori sanitari e generali da parte della politica, spesso scelti con motivazioni diverse dalla qualità”.

Sulla questione è intervenuto anche Ignazio Marino, presidente della commissione d’inchiesta del Senato sull’efficacia ed efficienza del Ssn, parlando a ‘Radio anch’io’, per commentare l’episodio dell’ospedale Molinette di Torino, dove una donna è morta per una trasfusione di sangue del gruppo sbagliato: ”In Italia manca una struttura super partes, fuori dalla politica, che entri negli ospedali ogni 1-2 anni per fare le verifiche. Non ci sono dei meccanismi di valutazione e verifica prima che si verifichino gli incidenti e gli errori”.

”Ogni giorno in Italia – spiega – vengono fatte circa 7000 trasfusioni di sangue, ma gli incidenti mortali che si verificano in un anno sono meno di quelli delle dita di una mano. Ma per quanto siano rigorosi e ripetuti i controlli, c’è sempre l’elemento umano che si inserisce nelle procedure, da cui può scaturire l’errore”.

Incidenti del genere, sottolinea Marino, non ”si verificano solo nel nostro Paese, ma anche all’estero, come negli Usa. La differenza è che lì dopo si è cambiata subito la norma e resi ancora più stringenti i controlli. Quanto accaduto a Torino – continua – deve essere un motivo per rivedere se c’è qualcosa che può essere migliorato nella norma e nell’applicazione delle regole”.

”La colpa di incidenti ed errori sanitari non è da attribuire solo ai singoli che vi lavorano ma anche alla struttura. Il policlinico di Messina”, dove è avvenuta la lite in sala parto tra due ginecologi, ”ha alle spalle una storia buia e grigia”.  ”Abbiamo appreso dall’indagine dei Nas – spiega – che l’ultimo direttore generale che si è insediato si è reso conto che dal 2003 al 2009, in un luogo in cui si spendono 200 milioni di euro l’anno per garantire la salute delle persone, non erano mai stati approvati i bilanci. Questo è una colpa dei singoli medici o del sistema e anche di chi ha la responsabilità politica di quel sistema che non fa verifiche e controlli?”.

Quanto poi al fatto che in sala parto vi possa essere la presenza del ginecologo privato della paziente e di quello struttura pubblica di turno, Marino precisa che la ”paziente, quando si rivolge con visita privata al ginecologo all’inizio della gravidanza, dà per scontato che l’assisterà al momento del parto. Questo crea l’anarchia in molte sale parto del sud del paese, perché c’è il ginecologo di guardia e quello della paziente. Se non si mettono regole chiare che chi è di guardia ha la responsabilità di decidere, è evidente che poi ci sono comportamenti che arrivano ad essere così gravi come quello accaduto a Messina”.

Circa l’esercizio dell’attività privata in regime di intramoenia, Marino sarebbe a favore ”di una separazione netta tra pubblico e privato. Quante sono infatti le liste d’attesa – conclude – che salta la persona che paga 500 euro privatamente per essere poi operata in ospedale? Il Ssn deve offrire a tutti le stesse possibilità”.