Scelta Civica si spacca su aborto. Rischio uscita dal governo?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Giugno 2013 - 11:30 OLTRE 6 MESI FA
Scelta Civica si spacca su aborto. Rischio uscita dal governo?

Paola Binetti (Foto Lapresse)

ROMA – Scelta Civica si spacca sull’aborto. Da un lato i cattolici dell‘Udc dall’altro i montezemoliani laici di Italia Futura. E Repubblica parla di una possibile uscita dalla maggioranza che sostiene il governo Letta per dare più visibilità al partito dell’ex presidente del Consiglio.

Lo scontro è stato innescato da una mozione sulla legge 194 presentata da Paola Binetti. Non è piaciuta ai montezemoliani, che con Irene Tinagli hanno presentato una loro mozione.

Vale poco il tentativo di Lorenzo Dellai, capogruppo alla Camera, e del collega Andrea Romano di minimizzare dicendo che è “un tema sul quale vale la libertà di coscienza”.

Secondo l’Udc “è un primo casus belli che può portare alla rottura con Monti se non avremo subito garanzie sulla creazione di un partito unico”.

Non è la prima volta che i montezemoliani si scontrano con cattolici e montiani doc. Ora che i consensi di Scelta Civica sono crollati anche gli Udc puntano i piedi. Il leader Pierferdinando Casini dieci giorni fa ha incontrato Mario Monti per chiedergli garanzie sulla fusione completa tra Udc e Sc. Ma, scrive Repubblica, al momento queste garanzie non sono arrivate. Anzi: dalla direzione di Scelta Civica avrebbero fatto sapere a Casini che per delle garanzie “ci vorrà tempo. Si deve procedere con tempi adeguati al nostro consolidamento. Solo allora ci apriremo a tutti coloro che vorranno contribuire, Udc compreso”. Quindi per Sc prima dell’autunno non si farà nulla.

Casini “fatica” a tenere i suoi: “Fremono, vogliono prendere il largo e tornare allo Scudo crociato”. I centristi udc pensano che una loro uscita farebbe sbriciolare Scelta Civica.

Secondo Repubblica, Casini starebbe considerando di tornare con Silvio Berlusconi, mentre molti montiani guarderebbero a Matteo Renzi. Per Monti, scrive Repubblica, si potrà discutere di garanzie e accordi solo dopo che il partito sarà più strutturato. Un’operazione iniziata la scorsa settimana, con il nuovo organigramma che, scrive sempre Repubblica,

“qualche malizioso definisce ‘governo ombra’ visto che nel partito, specialmente tra quelli di Italia Futura, c’è chi inizia a riflettere sull’uscita dalla maggioranza (appoggio esterno) dal momento che i civici non riescono a influenzare l’esecutivo e ad avere visibilità. In corso il lavoro per radicarsi sul territorio e trovare spazi mediatici. La partita è aperta e potrebbe finire con il divorzio tra l’ex premier e il partito che più lo ha sostenuto ai tempi della strana maggioranza”.