Sea Watch 3, Gasparri: pugno duro con equipaggio e con fiancheggiatori  

di Marilena D'Elia
Pubblicato il 1 Luglio 2019 - 08:30 OLTRE 6 MESI FA

Roma – “Pugno duro con equipaggio e con fiancheggiatori.Bisogna estendere le indagini a tutti coloro che hanno fiancheggiato un atto di pirateria e un tentato omicidio ai danni di militari italiani della Guardia di Finanza. Politici e non politici, parlamentari e non.  È una vergogna che abbiano partecipato degli esponenti del Parlamento all’aggressione alla Guardia di Finanza, a cui va la nostra convinta solidarietà. Sconcerta la solidarietà europea intorno a una autentica pirata quale la cosiddetta comandante della Sea Watch. Gli Stati esteri che interferiscono nella vita italiana vanno contestati duramente”.

Commenta così il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri la vicenda della Sea Watch 3 e della sua capitana Carola Rackete.

Il senatore forzista auspica ancora un provvedimento risolutivo per la nave della ONG tedesca

La Sea Watch va messa al bando. La magistratura non deve essere timida come in altre occasioni quando, dissequestrando la nave le ha consentito di riprendere la sua attività di fiancheggiamento della tratta di clandestini. La Sea Watch va smantellata definitivamente, l’intero equipaggio va messo in galera e lì  deve rimanere. Deve essere processato con immediatezza con condanne che devono arrivare fino a 10 anni di detenzione. I soldi destinati alla Sea Watch vanno confiscati immediatamente e destinati al trattamento economico delle forze di polizia chiamate a fare straordinari non retribuiti per vigilare sui nostri confini terrestri e marittimi.”

E conclude:

“Chi fiancheggia la Sea Watch è un pirata come loro. Queste cosiddette Ong ci riportano agli anni di piombo, alle imprese temerarie e criminali delle Brigate Rosse e della banda Baader-Meinhof. E vanno trattate con la stessa durezza. I governi stranieri che dovessero fiancheggiare la Sea Watch vanno messi al bando. Se avessimo un vero governo dovremmo chiedere una immediata riunione europea per sbattere i pugni sul tavolo.”

 La capitana della Sea Watch 3 nella notte del 29 luglio ha sfondato il blocco delle autorità italiane ed è entrata nel porto di Lampedusa con la grossa nave – 600 tonnellate di ferro- rischiando di schiacciare sul molo la motovedetta della Guardia di Finanza, in vetroresina e 30 volte più piccola della Sea Watch 3. La Rackete si è scusata, affermando che non fosse sua intenzione urtare l’imbarcazione su cui erano i militari italiani e che hanno rischiato di morire schiacciati dalla mole della Sea Watch 3.

Sarebbe entrata in porto per “uno stato di necessità”, ha affermato la Rackete,  di cui però non ci sono prove.

Come ha infatti detto il ministro Salvini, nessuno dei 40 migranti a bordo aveva problemi di salute. Due erano stati portati a terra in precedenza (in origine quindi i migranti a bordo erano 42 proprio per essere curati.

Alla capitana della Sea Watch 3 sono state indirizzate le espressioni di solidarietà del presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, che nel corso di una intervista rilasciata al canale televisivo ZDF ha detto chiaramente che chi salva vite umane non può essere considerato un criminale, dal ministro degli esteri tedesco Heiko Maas (SPD), che in un twitter, dopo avere scritto che il salvataggio in mare non deve essere criminalizzato, auspicava che la magistratura italiana chiarisse velocemente le accuse.

Inoltre il ministro degli esteri del Lussemburgo Jean Asselborn ha chiesto al suo omologo italiano Enzo Moavero Milanesi di lavorare per il rilascio di Carola Rackete, la Francia accusa l’Italia di aver messo in atto una strategia isterica e due moderatori della televisione tedesca, Jan Böhmermann e Klaas Heufer hanno raccolto quasi 400mila euro per aiutare la capitana a sostenere le spese legali. Oltre al sostegno  dei politici italiani che erano saliti e rimasti sulla Sea Watch fino allo sbarco a Lampedusa per protestare contro il divieto di attracco.