Sicilia, congresso del Pd. Il Fatto: “presiede un condannato per brogli”

Pubblicato il 4 Febbraio 2011 - 18:57 OLTRE 6 MESI FA

AGRIGENTO – Guerra dichiarata nel Pd di Agrigento: lo scrive oggi il Fatto Quotidiano, che riporta la denuncia di Giuseppe Arnone, esponente di Legambiente che che “all’assemblea del Pd del novembre scorso, ricorda il giornale, si è presentato indossando una maglietta in cui accusava i vertici del Pd di avere truccato il tesseramento”.

In particolare, secondo quanto scrive il quotidiano diretto da Antonio Padellaro, “la presidenza del Congresso provinciale” sarebbe affidata “ad un ex senatore condannato per brogli”, ci sarebbero “militanti del centrodestra alle urne nelle primarie, gruppi consistenti di immigrati condotti ai seggi per votare la lista ‘ufficiale’’, verbali tenuti segreti”.

Arnone avrebbe inviato al Fatto tanto di foto del tavolo della presidenza, dove “a guidare i lavori i piddini hanno chiamato l’ex senatore Vittorio Gambino, condannato ad un anno per brogli interni al partito: nella corsa alla segreteria avrebbe favorito il candidato dello schieramento ufficiale Capodicasa-Di Benedetto, Emilio Messana, a danno del suo avversario. Un congresso–burla per Arnone”, che dice: “Non si è tenuto neppure il dibattito”: i lavori infatti, secondo quanto scrive il giornale, avrebbero previsto solo la relazione di apertura del segretario uscente-entrante Messana e la relazione di chiusura del segretario regionale Lupo, senza altri interventi, né elezioni dei gruppi dirigenti.

“Per questo oggi Arnone chiede ‘un sostegno nella battaglia che sto conducendo per moralizzare il Partito Democratico in Sicilia ed in primo luogo nelle tane del lupo che sono Agrigento ed Enna’’ – scrive l’esponente di Legambiente, che per sensibilizzare i vertici nazionali del Pd è sbarcato, dalla Sicilia, in provincia di Piacenza, e precisamente a Bettola, per affiggere un serie di manifesti  davanti la casa del segretario Bersani chiedendo il ripristino della legalità nel partito. Che secondo lui, sconta una strisciante vena di razzismo nei confronti degli iscritti meridionali: ‘Il sindaco di Bologna, Delbono, è stato costretto alle dimissioni a seguito dello scandalo che lo vedeva indagato per quei comportamenti semplicemente impropri e poco etici (al momento non vi era neanche richiesta di rinvio a giudizio) – sostiene Arnone – in Sicilia, invece, si può fare di tutto e di più: si presiede il Congresso provinciale avendo sul groppone un anno di galera, si viene rieletti segretario malgrado una Sentenza di un Tribunale attesti che si è complici di gravi reati, peraltro contro il Partito. E’ per questo che parlo di ‘razzismo’.”

Uno dei “nemici” di Arnone sarebbe Mirello Crisafulli, che è “l’uomo ripreso dalle telecamere a colloquio con il boss Raffaele Bevilacqua che oggi è all’opposizione del governo di Raffaele Lombardo, indagato per concorso di associazione mafiosa dalla procura di Catania”.

[gmap]