Termometro sindaci: De Magistris primo, male Renzi, Pisapia e Vincenzi

Pubblicato il 17 Gennaio 2012 - 13:32 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Matteo Renzi nel 2010 era il sindaco dell’anno, nel 2011, nonostante, o forse a causa, della sua aumentata statura nazionale, prima di scendere mestamente a metà classifica. De Magistris è il nuovo Renzi, nonostante i divieti di sosta violati: a Napoli il gradimento intorno alla sua poltrona è al 70%, quattro punti e mezzo in più di quello che aveva raccolto alle ultime trionfali elezioni. I risultati del Governance Poll (realizzato da Ipr Marketing) aggiornano una tendenza, anticipano dei verdetti, comunque segnalano la difficoltà di mantenere promesse al tempo della crisi.

La tendenza, ormai consolidata, è quella per cui amministrare un capoluogo, una provincia, una regione, conduce dal basso degli enti locali al cielo della politica nazionale. Una palestra imprescindibile per i dirigenti che aspirino a cariche di peso: qualche anno fa il “partito dei sindaci” prometteva di rivoltare da cima a fondo le esauste procedure di reclutamento della classe dirigente. Oggi, che la crisi morde e le risorse scarseggiano, è più difficile, se non impossibile, fare consenso utilizzando la leva della spesa pubblica.

La classifica, intanto, offre un termometro abbastanza affidabile sul grado di attrazione o di febbre che un sindaco, un presidente di provincia, un governatore possono esibire. Anche in funzione del salto di categoria, soprattutto in ordine al consenso effettivo sui provvedimenti di tagli, aumenti di tasse, forniture di servizi per i quali l’eventuale disapprovazione non si scarica interamente su Monti. “Governo ladro”, in caso, è retrocesso a lamentazione di carattere locale. Per un De Magistris che continua a rappresentare la speranza dei napoletani (Stefano Folli insinua che sia rimasta loro solo quella), c’è un Renzi che perde il 14% rispetto all’anno scorso. Fra i governatori, quello della Liguria Burlando, dice di infischiarsene dei sondaggi estemporanei, ma avrà preso nota del 2% di disaffezione in più rispetto al 53% dei consensi del 2010. La Poverini guadagna qualcosina mentre, inaspettato, Alemanno si piazza al 44° posto con uno spread lusinghiero rispetto al 2010 (4%): il “romanzo criminale” della violenza non si è mai interrotto, anzi, ma i soldi di Roma Capitale sono un successo indubbio.

Secondo nella classifica dei sindaci è Massimo Zedda, primo cittadino di Cagliari che recupera più di 6 punti percentuali rispetto alle elezioni, attestandosi a un gratificante 66%.  Se a Cagliari la luna di miele continua, a Milano, l’outsider di successo Pisapia, a soli sei mesi dalle elezioni, è precipitato fino all’ingloriosa posizione n° 76, avendo perso per strada tre punti e mezzo rispetto al voto. Chiudere le auto al traffico del centro storico, non ha aiutato di certo. Marta Vincenzi a Genova ha perso 5 punti rispetto all’anno scorso, ma lì l’alluvione s’è portata via non solo una fetta di città.

Vincenzo De Luca a Salerno, Michele Emiliano a Bari e Flavio Tosi a Verona sono appaiati ex aequo al terzo posto con il 65% di consensi. Non se la cava male Fassino a Torino, segno che “la vecchia scuola politica a volta aiuta a fronteggiare i momenti difficili” (sostiene ancora Stefano Folli). Ultimo in classifica, detronizzato in giunta e umiliato dai sondaggi come dalle persone (“vigliacco” gli ha detto Rita Borsellino, “prendi i soldi e scappa” l’opposizione) è il dimissionato sindaco di Palermo Cammarata, fermo al 104° posto, che ha sperperato il 15% dei consensi rispetto al voto.