Sondaggio Blitz: Evasione fiscale “vista” dall’85%. Pentiti zero, orgogliosi 41%

di Lucio Fero
Pubblicato il 4 Ottobre 2010 - 14:09 OLTRE 6 MESI FA

Tolleranza cento per cento: questo il titolo esatto e sincero del sondaggio che Blitz vi ha proposto sull’evasione fiscale. Ma come, non sono, non siamo tutti “contro”? Conntro chi evade le tasse? Sì, siamo “contro” quando l’evasore è una figura astratta e incorporea. Ma quando chi “frega” il fisco è fatto di carne, ossa, nome, cognome a noi noti e vicini siamo più che indulgenti. Allora la musica cambia, invece della declamata “tolleranza zero” applichiamo nella vita concreta una tolleranza cento per cento. E’ questo il risultato del gioco di specchi cui vi abbiamo invitato a giocare. Vi abbiamo chieste se conoscete “un amico” che non paga tutte le tasse che deve e vi abbiamo chiesto se conoscete uno di questi evasori che prova “pentimento o vergogna”. A questa ultima domanda avete risposto: zero. Zero per cento è la forza dai voi stimata della categoria dei “pentiti e vergognosi”. E’ stata una risposta sugli altri, è stata una risposta su se stessi.

Stavolta avete risposto in numero inferiore a quanti si sono pronunciati sulla casa di Montercarlo, su Fini “complice” o “fregato” dal cognato Tulliani o a quanti hanno detto la loro sulla possibilità che qualcuno sia stato eletto-nominato in Parlamento per “meriti” sessuali. C’era da aspettarselo, sul fisco è meglio stare prudenti e non “compromettersi, neanche per via indiretta. Ma avete risposto in maniera chiara e netta: l’evasione fiscale risulta visibile e vista dall’85 per cento. Solo il 15 per cento non ne ha notizia o esperienza nella sua vita quotidiana. E non poteva essere altrimenti: 200 miliardi all’an no di imponibile non dichiarato, quei quattromila euro a testa di reddito sottratto al fisco non possono non lasciare traccia visibile. Il lavoratore dipendente o il pensionato che fanno a nero il secondo lavoro, l’idraulico e l’imbianchino o il tecnico della tv che sempre dicono: dottore, fa cento euro senza ricevuta, altrimenti centoventi…Il bar, il ristorante, l’albergo, il negozio che dichiarano redditi annui da 1500 euro al mese massimo. Lo studio professionale dove tutti lavorano a redditi inferiori ai duemila euro al mese dichiarati…L’evasione c’è e si vede, eccome: all’85 per cento.

Però l’evasione la consideriamo una persona di famiglia. Casomai un po’ ingombrante, talvolta sgarbata, perfino molesta. Ma un “parente” con cui si convive. Fa parte appunto della “famiglia” delle abitudini, consuetudini e regole in fondo accettate. Per più della metà di coloro che “vedono” l’evasione fiscale il sentimento dominante e assolutorio è “così fan tutti”. E’ questo l’alibi vincente e risolutivo che il 53 per cento sente pronunciare e in fondo pronuncia. Cui va aggiunto un più sfacciato 41% di “orgogliosi e fieri della loro abilità”. Abilità nel non pagarle le tasse o almeno non tutte quelle dovute. Metà dunque rifugiati al caduccio dell’alibi, alibi che nella società “tiene”, regge e assolve. E quasi l’altra metà che rivendica, sfoggia, approva. Sia pure al riparo dall’anonimato.

Resta, sia pur molto alla lontana, dalle parti della legalità quel sei per cento che è “preoccupato dei controlli” dopo aver evaso. Meno, molto meno di quanti si preoccupano della multa per aver parcheggiato l’auto in divieto. L’efficienza dei controlli e la capacità repressiva dello Stato intimorisce un evasore su venti, praticamente un niente.

E quindi il colpo finale: quanto considerano nella loro coscienza l’evasione fiscale un vero e proprio reato, una minaccia alla sicurezza, l’equivalente di uno scippo subito o inferto? Zero per cento. Raccontiamoci dunque la pietosa e civile bugia che è stato un sondaggio casalingo e casereccio. Diciamo che si è guardato nella cultura profonda degli italiani riguardo all’evasione fiscale con un cannocchiale fabbricato con cocci di bottiglia. Ma, fatta la tara, resta il sospetto, anzi la convinzione da sussurrare a mezza bocca, con galileaiana prudenza, “Eppur si evade, contenti e convinti”.