Bangkok allo sbando: rabbia e risentimento contro le ”camicie rosse”, e domani manifestano le ”camicie gialle”

Pubblicato il 22 Aprile 2010 - 09:06 OLTRE 6 MESI FA

Rabbia e risentimento stanno aumentando tra i cittadini di Bangkok nei confronti delle ”camicie rosse” antigovernative che si sono asserragliate nel centro commerciale della città causando la chiusura di alberghi e uffici e creando scompiglio nel pagamento degli stipendi degli impiegati della zona, a quanto riferisce l’Associated Press.

Una coalizione contraria alla ”camicie rosse”, che chiedono al premier Abhisit Vejjajiva di sciogliere il parlamento e indire nuove elezioni, ha dichiarato che a sua volta organizzerà una ”marcia di massa” , spaccando ancora di più in campi avversi la capitale.

Il gruppo anti-”camicie rosse”include impiegati, famiglie della media borghesia, accademici,oeprai e le ”camicie gialle”, che sostengono il governo di Abhisit e che due anni loro stesse scorrazzarono per la città appropriandosi dell’aeroporto.

“Allo scopo di disperdere la folla, le autorità prenderanno misure decisive e sarà il caos”, ha indicato il portavoce dell’esercito, il colonnello Sunsern Kaewkumnerd. “Non vogliamo che rischiate la vostra vita. Se ci sarà un conflitto potreste essere colpiti da proiettili vaganti”. Il 10 aprile scorso un tentativo delle forze dell’ordine di disperdere i manifestanti di un quartiere della città vecchia é degenerato in uno scontro violento che ha provocato 25 morti e più di 800 feriti

Le ”camicie rosse’ sostengono l’ex-premier Taksin Shinawatra, deposto con un colpo di stato nel 2006 con l’accusa di corruzione, Taksin, che fomenta l’azione delle ”camicie rosse”, vive in esilio a Londra.

 Le ”camicie rosse” hanno chiesto l’intervento dell’anziano e malato re Bhumibol Adulyadej, 82 anni, che è altamente rispettato e onorato in tutto il Paese. Ma il sovrano finora non ha fatto commenti sulla infuocata situazione a Bangkok.

Nel 1992, il re pose fine a sanguinosi scontri tra i militari e i sostenitori della democrazia convocando i leader delle due fazioni e ordinando loro alla televisione di por fine alle ostilità.