Bombe nucleari Usa: “150 in Europa, in Italia ad Aviano e Ghedi”. Il rapporto della Assemblea Parlamentare della Nato

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 18 Luglio 2019 - 12:43| Aggiornato il 6 Agosto 2019 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Gli Stati Uniti hanno 150 armi nucleari in Europa, Italia compresa. E nel nostro Paese le basi che ospitano le bombe americane sono due. A dirlo è un rapporto dell’Assemblea Parlamentare della Nato dal titolo A New Era for Nuclear Deterrence? Modernisation, Arms Control and Allied Nuclear Forces che elenca i Paesi del vecchio continente in cui sono presenti bombe nucleari all’idrogeno B61.

Il rapporto riservato, che però è finito online, è stato rilanciato dalla stampa belga e poi ripreso da diversi media. Elenca nel dettaglio i Paesi in cui sono presenti le armi nucleari statunitensi: Belgio, Paesi Bassi, Italia e Turchia. 

In una prima versione ripresa dalla stampa belga sarebbero stati indicate nello specifico anche le esatte località: l’aeroporto di Kleine Brogel in Belgio, quello di Büchel in Germania, la base aerea di Volkel nei Paesi Bassi, l’installazione militare di Incirlik in Turchia e, in Italia, gli aeroporti Nato di Aviano in Friuli-Venezia Giulia, e Ghedi, in provincia di Brescia.

In verità la notizia non è del tutto una novità: già nel 2013 il quotidiano britannico The Guardian aveva rivelato che sul suolo europeo ed italiano in particolare erano presenti ordigni nucleari tattici B61. Secondo il quotidiano quelli presenti in Italia sarebbero 70. Ma adesso c’è la conferma da un documento ufficiale. 

La posizione della Nato

La Nato ha preso le distanze dal rapporto, sottolineando al Washington Post che si tratta di un documento pubblicato dall’Assemblea Parlamentare dell’Alleanza Atlantica, un’organizzazione internazionale che funge da raccordo fra la Nato stessa e i parlamenti nazionali dei Paesi membri dell’Alleanza, e quindi non si tratta di un organo istituzionale della Nato. Ma il contenuto non è stato smentito. 

Nel rapporto si giustifica la presenza di armi nucleari statunitensi in Europa come un deterrente contro la Russia. Un’ottica diffusa durante la guerra fredda, ma che non ha abbandonato la politica estera di Washington e si inserisce in una tensione crescente fra Stati Uniti e Russia che ha già visto l’abbandono del Trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty), siglato nel 1987 da Ronald Reagan e Michail Gorbacev, da parte del presidente americano Donald Trump. (Fonte: Nato Parliamentary Assembly)