California: quando la politica si affida alle donne di potere, Carly contro Barbara, aspettando Meg

Pubblicato il 9 Giugno 2010 - 11:32 OLTRE 6 MESI FA

Dreaming California. Questo potrebbe essere il titolo per la nuova avventura di Carly Fiorina. Dopo il sogno americano, quello californiano. La storia di Fiorina è quella in apparenza di una self-made woman. Normali e poco concludenti studi umanistici alla Stanford University, un opaco inizio di carriera come segretaria e addetta alla reception, poi quasi improvvisamente l’ascesa alla vette dell’economia americana. E’ stata infatti lei, Carly Fiorina, la prima donna nella storia a diventare manager di una compagnia delle famigerata top 20, la lista dei più potenti gruppi americani.

Oggi, Fiorina, dopo una brillante carriera alla testa di Hewlett & Packard, ed una fulminante e bruciante caduta (spinta di forza verso l’uscita dal consiglio di amministrazione), cerca di lustrare la sua stella, in un nuovo mondo dorato, quello della politica nazionale. Il posto in lizza è prestigioso: senatore eletto di California. La strada è difficile, ma Fiorina ha fama di essere una tipa “tough”, tosta, come si descrive pure nella sua autobiografia. Prima della meta, la aspettano molte sfide, in primis quella con i compagni di strada, gli altri repubblicani con cui in questi giorni si sta dando una feroce battaglia. Il modello è sempre quello americano delle primarie: la scelta da parte dei simpatizzanti del partito del candidato da mandare alle elezioni.

Fiorina dopo un inizio stentato pare aver conquistato una spanna di vantaggio sui due suoi sfidanti. Ad aver contribuito al temporaneo successo, come spesso in America, è stata anche la fortuna miliardaria di Fiorina, che se n’è andata da Hewlett & Packard con una borsa piena di dollari, frutto di una generosa liquidazione. Da questo patrimonio sono stati estratti cinque milioni di dollari, tanti, per essere immessi nella campagna della candidata repubblicana. Soldi impiegati, come spesso in America, in attività lontane dalla politica decisamente più sobria europea (fatta la dovuta eccezione di quella italiana), tipo la produzione e la diffusione di video che ritraggono i rivali diretti di Fiorina in situazione poco edificanti. In uno di questi sport, è presa di mira l’attuale senatore della California, Barbara Boxer, che da ormai 18 anni occupa il seggio al Campidoglio. Con Nel clip voce maschile roca e tenebrosa passa in rassegna le malefatte della Boxer. Mentre si racconta il suo egocentrismo esacerbato e la sua passione per aumentare le tasse, gli effetti speciali fanno ingigantire la testa della senatrice fino a farla diventare una mongolfiera che fa esplodere la cupola del Campidoglio, viaggia attraverso tutta l’America coast to coast, e finisce per oscurare le verdi valli californiane. Funesto presagio di una vittoria democratica, a cui la scelta di Fiorina, dice la voce tenebrosa, una donna forte e determinata, può porre rimedio.

Interessante è che la California, questo stato tartassato da un debito pubblico immenso e da anni sull’orlo della bancarotta, si stia affidando in questi giorni, per le sue imminenti scadenze elettorali, a donne miliardari, figlie vincenti dell’economia americana, come ad esorcizzare lo spettro di una terra prospera e industriale (una delle zone a più altra produttività del mondo) destinata ad un’inarrestabile declino frutto di scelte sbagliate e di politiche miopi. Il candidato democratico a diventare il successore di Arnold Schwarzenegger è un’altra donna, ed un’altra business woman, Meg Whithman, direttore generale di un colosso come Ebay.

La California in mano alle donne, in mano alle donne del potere. Carly Fiorina, ex stella dell’economia, potrebbe essere la prossima rappresentate eletta di questa terra, tra le più “liberal” degli Stati Uniti. Il sogno californiano dei repubblicani, dopo 18 anni far tornare un loro rappresentante al senato, può essere possibile. Carly, come si fa chiamare, ha le carte in regola per farlo. A penalizzarla nella sua nuova sfida, ci sono forse il suo tiepido passato di elettrice (ha mancato quasi tutte le passate elezioni) e la rigida posizione sull’aborto in una terra liberale. Chissà se Carly, la self made woman, ce la farà anche stavolta. In ogni caso varrà la pena di guardarla questa sfida, tutta al femminile.