Cambi, Usa: Camera dice sì alle sanzioni per la Cina sullo yuan

Pubblicato il 30 Settembre 2010 - 11:23 OLTRE 6 MESI FA

Il Congresso americano compie un passo importante per mettere pressione sulla Cina per lo yuan: mentre Pechino si impegna ad aumentare la flessibilità della propria moneta e il presidente Barack Obama continua a etichettarla come ”sottovalutata”, la Camera dà il via libera a un progresso di legge che consente all’amministrazione americana di imporre sanzioni commerciali alla Cina proprio per lo yuan sottovalutato.

La misura è passata con 348 voti a favore e 79 contrari, con 99 repubblicani che hanno votato insieme ai democratici. Il Senato, dove il progetto di legge non avrà vita facile, inizierà a valutare l’iniziativa dopo le elezioni di metà mandato. Il voto è arrivato nonostante le rassicurazioni cinesi. Pechino nelle scorse ore si è impegnata a continuare ”a perfezionare il meccanismo di formazione del tasso di cambio dello yuan basandosi sull’andamento della domanda e dell’offerta e aggiustando il suo valore in rapporto a un paniere di monete”.

La banca centrale cinese ha inoltre precisato, respingendo le critiche americane, che dallo scorso giugno il tasso di cambio è “diventato più flessibile”. Ma le rassicurazioni non bastano, soprattutto in periodo di crisi come quello attuale in cui – ha denunciato il ministro delle finanze brasiliano nei giorni scorsi – c’é una corsa dei governi a indebolire la propria valuta così da aumentare la competitività delle loro esportazioni. Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e Banca Mondiale ritengono quasi nulla la possibilità di una “guerra dei cambi” internazionale.

Tuttavia, secondo il Wall Street Journal, le tensioni sui mercati valutari sono in aumento, così come i rischi di una “guerra commerciale” a colpi di valute più deboli. I problemi sui mercati dei cambi saranno oggetto di dibattito nel corso dei meeting d’autunno di Fondo e Banca Mondiale. “Un aumento del protezionismo è un rischio. Ed è qualcosa che potrebbe venire alla ribalta dopo le elezioni americane”, osserva Erin Browne, analista di Citigroup.

“Negli Usa la tendenza protezionista è in ascesa, soprattutto se si parla di Cina, la cui valuta – aggiunge il Wall Street Journal – è considerata sottovalutata”. “Il motivo per cui premo sulla Cina è che lo yuan è sottovalutato. E questo significa che i beni che loro vendono qui costano circa il 10% in meno e quelli che noi vendiamo in Cina circa il 10% in più” osserva Obama spiegando comunque che il 10% non è un valore preciso. Quindi uno yuan debole penalizza – aggiunge Obama – l’economia americana, che è “sulla strada giusta” ma ha ancora “grandi sfide da affrontare”.

“L’economia sta crescendo ma non velocemente come vorremmo e questo perché ci sono venti contrari: anche se non cresciamo velocemente come vorremmo stiamo compiendo le scelte giuste”.