Cuba e Usa si scambiano gli ambasciatori a fine maggio

Cuba e Usa si scambiano gli ambasciatori a fine maggio
Barack Obama, Raul Castro

L’AVANA – A fine maggio Cuba e Usa nomineranno gli ambasciatori presso le rispettive capitali. Un altro pezzo di “disgelo” che segnerà l’avvio di rapporti diplomatici pieni dopo il 29 maggio, quando Barack Obama toglierà l’isola dalla lista dei paesi che sponsorizzano il terrorismo. A darne notizia è stato il presidente cubano, Raul Castro che ne ha parlato con la stampa al termine dell’incontro con il suo omologo francese Francois Hollande, un’altra visita di portata storica che sarebbe probabilmente impossibile in un altro contesto politico.

Castro sa che il processo di normalizzazione dei rapporti fra i due ex nemici della Guerra Fredda nel continente americano dovrà essere graduale: “Sta procedendo, ma ovviamente al nostro ritmo”, ha detto, aggiungendo con un sorriso che “molti si lamentano e dicono che è troppo lento, ma perché avere fretta? Per commettere errori?”

Uno scambio di ambasciatori in poche settimane risulta certamente un passo importante, soprattutto se si tiene in conto che il “disgelo” bilaterale è diventato pubblico, dopo mesi e mesi di diplomazia discreta e grazie alla mediazione del Papa, solo nel dicembre scorso, ma restano ancora molti punti da risolvere.

Castro ha infatti ricordato due ostacoli di peso per una normalizzazione totale delle relazioni bilaterali: l’abolizione “in modo completo” dell’embargo imposto da Washington nel 1962 e il ritiro degli americani dalla base di Guantanamo, che ha definito “il peccato originale nel nostro rapporto bilaterale”.

La base di Guantanamo, nell’estremo orientale dell’isola, è stata ceduta da Cuba agli Usa attraverso un trattato sottoscritto nel 1903. Formalmente Washington paga un affitto di poco più di 4 mila dollari al mese per il terreno dove sorge la base, ma solo un assegno americano è stato incassato dal trionfo della Rivoluzione nel 1959, come ha segnalato l’allora presidente Fidel Castro nel 2007, sottolineando che si era trattato di “un fraintendimento” da parte del governo provvisorio creato dopo la caduta di Fulgencio Batista.

Questi due nodi cruciali risultano però difficili da sciogliere a breve termine, sopratutto a causa del fatto che Obama, che ha fortemente voluto il riavvicinamento con Cuba, deve fare i conti con un Congresso ostile all’abolizione dell’embargo, attraverso il quale deve necessariamente passare anche ogni modificazione dei trattati internazionali siglati in passato fra Washington e l’Avana.

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