Egitto, El Baradei: “La protesta continuerà finché Mubarak non se ne andrà. E’ l’inizio di una nuova era”

“La gente oggi è tornata in piazza, e continuerà a farlo fino a quando Mubarak non andrà via”: ne è convinto Muhammed El Baradei, ex numero uno dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica e premio Nobel per la Pace, che vede nelle proteste in Tunisia e in Egitto l’inizio di una nuova era nella regione: “Non è possibile continuare a controllarla con la violenza, la negazione dei diritti e la fame. È ora che anche il mondo arabo entri nel XXI secolo e l’Occidente deve aiutarci a farlo”.

Intervistato da Paolo Mastrolilli della Stampa, il leader dell’opposizione in Egitto si dice tranquillo per la sua personale condizione, smentendo le voci di un arresto, anche solo ai domiciliari: “Credo che abbiano annunciato il mio arresto per intimorire i manifestanti. Il messaggio è questo: se prendiamo una persona nota come El Baradei, figuratevi cosa facciamo a voi”.

I toni si fanno più cupi quando parla delle nuove nomine ai vertici del paese: “Un’offesa all’intelligenza degli egiziani. Mubarak è al potere da 30 anni e tutti sanno che nomina i membri del governo a suo piacimento. Come può pensare di scaricare tutta la colpa sull’esecutivo, promettere riforme fantasma, ed essere creduto?”

“Mubarak deve capire che il suo tempo è finito e lasciare pacificamente il potere, prosegue El Baradei. A quel punto dovremo costituire un governo di transizione, che sia una coalizione in grado di rappresentare tutta la società. Questo esecutivo dovrà cambiare la costituzione nelle sue parti che negano la democrazia. Una volta completato il lavoro, l’Egitto dovrà andare alle urne per eleggere liberamente il nuovo parlamento e un presidente”.

Su una sua candidatura, El Baradei dice: “Chiunque ha la buona volontà di credere davvero nella democrazia può essere candidato, ma la scelta compete al popolo”.

Al momento invece il popolo è unito nelle manifestazioni: “È un fenomeno straordinario e spontaneo, che rappresenta davvero tutta la società egiziana. Venerdì, dopo la preghiera nelle moschee, in piazza c’erano ricchi e poveri, persone istruite e analfabeti. Tutte le componenti sociali del Paese hanno manifestato pacificamente un risentimento che cova da tempo, e questo è il motivo per cui Mubarak non può fare finta di niente”.

Le violenze, dice El Baradei, sono “colpa della polizia, che ha reagito in modo atroce. La protesta era pacifica, ma la risposta degli agenti l’ha fatta degenerare. Nonostante questo, a parte qualche saccheggio subito condannato, la stragrande maggioranza dei manifestanti ha continuato solo a esprimere le proprie idee. La violenza si ritorcerà contro Mubarak, così come le vuote parole del suo discorso”.

Il premio Nobel non teme un tracollo della situazione egiziana, come paventa la comunità internazionale: “E’ una paura senza senso. Perché mai un governo democratico e rappresentativo di tutto il popolo dovrebbe trascinare il Paese verso l’instabilità?”. El Baradei respinge l’ipotesi, temuta dalla comunità internazionale, di un governo guidato dai Fratelli Musulmani: “Il regime ha usato lo spauracchio dell’estremismo islamico per convincere l’occidente ad appoggiarlo, ipotizzando fantasiose saldature con Al Qaeda, Hamas e l’Iran. I Fratelli Musulmani sono solo un gruppo religioso conservatore, come gli ebrei ortodossi a Gerusalemme e gli evangelici negli Stati Uniti. Rappresentano una minoranza degli egiziani e comunque non avranno la forza di sovvertire la nostra costituzione, che prevede un governo civile alla guida del Paese”.

Per questo il Nobel invita gli Usa ad abbandonare il loro sostegno a Mubarak: “Washington non può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Ora deve scegliere. O Mubarak o il popolo. Le due cose non sono più conciliabili. In piazza non si sentono slogan anti americani e io ho molta stima di Obama. Però gli Stati Uniti devono decidere se applicare anche in Egitto i principi democratici che predicano in tutto il mondo. I nostri giovani vogliono solo il sogno americano”.

Del resto, dice El Baradei interpellato sulla propria posizione verso Israele, “noi siamo a favore, ma dovete chiedere a Netanyahu perché il dialogo non procede. C’è risentimento perché gli israeliani occupano terra palestinese e Mubarak è stato un protagonista acritico del negoziato. Così, però, non siamo arrivati ad alcun risultato: anche gli Usa ora hanno la possibilità di rivedere tutta la loro politica in Medio Oriente”.

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