Gheddafi: “L’amico Berlusconi ha commesso un crimine, porterò la guerra in Italia”

Pubblicato il 30 Aprile 2011 - 15:56 OLTRE 6 MESI FA

Muammar Gheddafi (foto LaPresse)

ROMA – ”Il mio amico Silvio Berlusconi ha commesso un crimine” autorizzando i bombardamenti italiani sulla Libia. E’ la prima accusa che piove da Muammar Gheddafi nel suo discorso di sabato mattina  alla tv di Stato libica. Poi le accuse si moltiplicano, dal “nuovo colonialismo” al tradimento del “Trattato di amicizia”, fino alla minaccia finale: “Porteremo la guerra in Italia, lo vuole il popolo libico”.

Il “crimine” di Berlusconi. ”Avete commesso un crimine – dice il rais rivolgendosi all’Italia celebrando il 96/o anniversario della battaglia di Gardabiya contro gli italiani -, l’ha commesso il mio amico Berlusconi, l’ha commesso il Parlamento italiano. Ma ci rendiamo conto che non esiste un Parlamento in Italia, ne’ tanto meno la democrazia. Solo l’amico popolo italiano vuole la pace”.

La minaccia Quindi, da Gheddafi, una chiara minaccia: ”Mi sono rattristato quando ho sentito oggi i figli del popolo libico nei loro discorsi minacciare di trasferire la guerra in Italia. Hanno detto che oramai è una guerra tra noi e l’Italia perché l’Italia ammazza i nostri figli adesso nel 2011 come ha fatto nel 1911. Quindi i libici hanno ragione in quel che dicono e io non posso porre un veto sulle decisione dei libici che vogliono difendere la loro vita e la loro terra e trasferire la battaglia nei territori nemici”.

“Amico Berlusconi, dove sei?” Quindi Gheddafi si è rivolto con una serie di domande retoriche  a Berlusconi e a tutti gli italiani. ”Dov’è il Trattato di amicizia che non permette l’uso delle basi italiane contro la Libia? Dov’e’ il Parlamento italiano? Dov’e’ il governo italiano? E dov’e’ il mio amico Berlusconi? Non avete chiesto scusa e condannato il colonialismo? Come mai ripetete adesso l’invasione con i vostri aerei?”.

Poco prima Gheddafi aveva aperto alla trattativa con la Nato. “Noi non li abbiamo attaccati, nè abbiamo oltrepassato i loro confini: perché allora ci stanno attaccando?”, ha detto il Colonnello in un’apparizione in diretta tv. “Paesi che ci attaccate, fateci negoziare con voi”, ha chiesto Gheddafi.

Poco prima, però, il rais aveva fatto capire che i margini per una trattativa sono ridotti, escludendo la possibilità dell’esilio: Non lascio il mio paese. Nessuno può obbligarmi a farlo o dirmi che non devo combattere per la Libia”.