Parte il “Putin V” e già saltano le prime teste, silurato il capo della Marina e ribaltone al Cremlino

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 21 Marzo 2024 - 10:49
putin

Foto archivio Ansa

Partito col botto il Putin V dopo il trionfo elettorale. Due mosse significative, tanto per cominciare: siluro al capo della Marina dopo il flop del Mar Nero e bacio della pantofola di Xi Jimping per cementare l’asse  Mosca-Pechino. La prossima mossa? Rimpasto al Cremlino. Secondo la Reuters, prestigiosa agenzia di stampa britannica (16 mila dipendenti), lo zar sta per fare un ribaltone. Trema il suo cerchio magico. Almeno due ministri sono sicuramente a rischio: il ministro della Difesa Sergej Sojgu, 68 anni, generale russo di etnia tuvana (origini turche); e Sergej Lavrov, 73 anni, moscovita doc, ministro degli Affari Esteri da dieci anni. Un peso per lui, non a caso ha già chiesto di andare in pensione. Persino il primo ministro Mikhaik Mishustin,58 anni, nato in Bielorussia, origini ebraiche, rischia grosso. Dicono che sia pronto a fare le valigie. Tornerebbe a fare l’ingegnere ricercatore. Ma da chi saranno sostituiti?

GIOVANI FALCHI IN RAMPA DI LANCIO – Sono giovani, fedelissimi, ambiziosi. E senza scrupoli, giusto come il loro presidente. Così dicono i britannici, così ribadisce il  settimanale Novaya Gazeta (rivista fondata da Gorbaciov nel 1993); oggi la redazione lavora in esilio a Riga (Lettonia). I due nominativi che girano in queste ore sono Dmitrij Patrushev, figlio di Nikolaj, il braccio destro di Putin. Attualmente è ministro della Agricoltura. C’è poi il 29enne Mintimer Mingazov, il vero pupillo dello zar, un falchetto in procinto di acquistare gli asset russi della Danone; l’accordo, secondo il Financial Times, ammonta a 17,7 miliardi di rubli. La notizia è trapelata in questi giorni, 7 mesi dopo che Putin ha ordinato il sequestro delle attività locali della compagnia francese. La Danone, dopo l’invasione dell’Ucraina, aveva inizialmente dichiarato di voler rimanere nel Paese; poi ha cambiato posizione decidendo di vendere e ritirarsi.

LA STRATEGIA DEL CREMLINO – Dopo il risultato plebiscitario (87,3% con il 73,3%di affluenza) uno dei primi atti che Putin ha fatto dopo la sua rielezione è stato di cementare l’asse con la Cina. Per prima cosa ha telefonato a Xi Jinping baciandogli via cavo la pantofola e strappandogli un incontro a Pechino a maggio. L’accelerazione nello sviluppo delle relazioni tra Pechino e Mosca è recente, favorita dal conflitto in Ucraina e dalle conseguenti sanzioni dei Paesi occidentali alla Russia, che cerca di rimediare con la crescita degli scambi e delle esportazioni energetiche verso oriente: con la Cina ,appunto, e con l’India. Ma anche altri Paesi che hanno relazioni di amicizia con gli USA e con la UE ,hanno preservato i loro buoni rapporti con Putin. Lo testimoniano i nuovi messaggi di congratulazioni ricevuti da Stati quali l’Arabia Saudita, Kuwait, Egitto.