Libia, lo scrittore Franzen: “Ammiro l’istrione Gheddafi”

Pubblicato il 22 Marzo 2011 - 15:20 OLTRE 6 MESI FA

Jonathan Franzen

ROMA – Poco disponibile alle interviste, ”non citabile” come dice lui stesso, lo scrittore americano Jonathan Franzen si è invece dimostrato molto favorevole a dialogare con il pubblico presente all’anteprima di ”Libri Come” all’Auditorium Parco della Musica di Roma.

Semplice, pronto a ironizzare, e diretto, lo scrittore ha parlato del suo nuovo attesissimo romanzo ”Libertà” (Einaudi) ma anche della guerra in Iraq, del suo amico David Foster Wallace, morto suicida, e del suo modo di vivere la scrittura, per nulla intellettuale.

”Ho sempre avuto un’ammirazione perversa nei confronti di Gheddafi per il suo lato istrionico, anche se è un assassino colpevole di stragi come si è visto con Lockerbie. Non mi metterei a piangere se venisse spodestato. Mi dispiacerebbe vedere gli USA impegnati nella terza guerra con un altro paese islamico. Ma, nessuno ha armi come le nostre, è un dato di fatto, siamo dovuti intervenire. Mi fido di Obama. Al 51% direi che sono favorevole all’intervento in Libia” ha risposto Franzen dopo un lungo momento di silenzio ad una domanda sul coinvolgimento americano nella guerra in Libia.

Ma anche in questo caso, è riuscito a togliersi dall’ imbarazzo, ironizzando: ”Forse dovrei chiedere all’ambasciata statunitense. Ho questa impellente urgenza prima di dare una risposta. La mia parola preferita in inglese è ‘sebbene’. Di Obama mi piace che anche a lui è gradita questa parola. Il suo predecessore, non considerava, invece, che ci potessero essere due pensieri contrastanti contenuti in un unica frase”.

Lo scrittore americano, diventato famoso con il romanzo ”Le Correzioni”, uscito circa 9 anni fa, ci tiene anche a precisare che ”Libertà”, – storia di una famiglia dei nostri tempi con tutte le sue contraddizioni e conflitti, ambientata negli anni della guerra in Iraq, e dove si ritrova anche la passione dello scrittore per gli uccelli selvatici e per il birdwatching – ”non vuole essere un libro politico e non se la prende né con la destra né con la sinistra. Certo, spiega Franzen, mi riconosco più con la sinistra ma un romanzo non deve essere una lezione sul modo giusto di operare”.

E del titolo del libro, “Libertà”, precisa: ”Non sono un filosofo e non c’è nulla di filosofico. Quando pensavo a Libertà ero infastidito. L’ho scelto come titolo contro quelle persone che usano in maniera impropria questa parola.

Fondamentale, per lo scrittore, 52 anni, che vive a New York, il rapporto con il lettore. ”Voglio che il lettore – ha raccontato – dimentichi che io sono li e da qui deriva la mia decisione di rendere il linguaggio più trasparente. L’autobiografia nella narrativa deve essere accompagnata da una grande invenzione. A me piacciono i libri in cui l’autore ha una posta in gioco personale”.

Ricordando il suo grande amico Wallace ha sottolineato: ”La sua opera è sulla difficoltà dei rapporti umani fino al punto che non si è neppure sicuri dell’esistenza degli altri”.

Fra gli applausi continui nella sala Petrassi al completo, Franzen ha dimostrato imbarazzo a rispondere ad una domanda sull’amore in coppia e in famiglia. ”L’obiettivo della vita è giungere alla piena consapevolezza di sé”.

Poi ha ringraziato tutti ”per l’infinita pazienza per le mie risposte non citabili e ha concluso la serata condotta da Alessandro Piperno, con la firma delle copie di ”Libertà ” ”ma senza dedica”, alla libreria dell’Auditorium.