Usa, elezioni. Gingrich popolare, ma repubblicani temono sua sconfitta

di Licinio Germini
Pubblicato il 20 Dicembre 2011 - 17:01 OLTRE 6 MESI FA

Newt Gingrich

WASHINGTON, STATI UNITI – Tra i repubblicani che vogliono sloggiare il democratico Barack Obama dalla Casa Bianca per collocarci uno dei loro sta accadendo un fatto strano. Il Grand Old Party (GOP) ha un candidato, l’ex-speaker della camera New Gingrigh, che non fa che salire nei sondaggi e che probabilmente vincerà nei cactus dello Iowa tra breve, prima tornata di test nella lunga campagna elettorale che si concluderà a novembre del 2012.

Ma c’è un problema: dalla Camera dei Rappresentanti, all’establishment washingtoniano ed alle capitali degli stati dell’Unione serpeggia un terribile dubbio: anche se Gingrich otterrà la nomination repubblicana, riuscirà poi a battere Obama? In molti cominciano a temere di no.

”Quando si è candidato i sondaggi a mala pena si accorgevano di lui”, dice Ed Rogers, un abile stratega repubblicano che ha lavorato per George W. Bush. ”Ora tuti coloro che non credono nella sua capacità di sconfiggere Obama non sanno più come fermarlo”. Rogers, come molti nel partito, stima Gingrich per aver condotto i repubblicani nel 1994 alla conquista della Camera dopo 40 anni di dominio democratico, ma è inorridito dall’idea che sia lui a dover affrontare Obama, per via degli scandali che lo hanno coinvolto, le controversie e le sconfitte che hanno caratterizzato i suoi 4 anni come speaker.

Intanto anche il principale rivale di Gingrich, Mitt Romney raccoglie consensi. Ha ottenuto l’endorsemenet, ovvero l’appoggio, del senatore Bob Dole, il candidato repubblicano nel 1996, e del governatore Nikki Haley della Carolina del Sud, dove avrà luogo la prima primaria il 21 gennaio. Ma il dramma dei repubblicani in questa tornata di corsa alla Casa Bianca è che non hanno nessun candidato in cui porre vera fiducia. Gingrich è quello che è, e Romney, tra l’altro un miliardario, è troppo liberal per la folla repubblicana, e peggio che mai per gli arci-conservatori del Tea Party.

Gingrich, con il suo stile abrasivo ed aggressivo è uscito abbastanza bene da tutti e 13 i dibattiti televisivi con i suoi concorrenti. Ha certamente convinto almeno una parte consistente dell’elettorato, lo si vede dai sondaggi. Resta da vedere, scrive il New York Times, se quando la gente sarà sul punto di fargli ottenere la nomination, si ricorderà del suo passato, per molti versi, anche finanziari, ma non solo, molto burrascoso.

Naturalmente a votare non sono solo i repubblicani e i democratici (che vedono Gingrich come il diavolo incarnato), ma quella enorme forza che è stata molto spessa decisiva nelle contese presidenziali: gli indipendenti, milioni di loro, che non sono iscritti a nessuno dei due maggiori partiti e, al di là dell’appartenenza politica, che a loro non interessa, votano per colui che secondo loro, in base alle più diverse considerazioni, sarà il miglior presidente.

L’insondabile atteggiamento degli indipendenti è tra le cose che tengono svegli la notte i notabili repubblicani. Perchè non solo temono che Gingrich sarà sconfitto da Obama, ma anche perchè il disastro per la Casa Bianca avrà un effetto trascinante per molti loro deputati e senatori. Succede sempre così. Il deputato di New York Peter King, che quando era deputato al tempo di Gingrich lo criticava spesso, afferma che molti suoi ex-colleghi vanno da lui per congratularsi per il suo coraggio, E dicono: ”Se questo tizio otterrà la nomination, ci farà a pezzi”.

Dice King: ”Gingrich è stato un disastro quando era speaker e probabilmente lo sarà anche se nominato. E’ compulsivamente esagerato, cambia idea in continuazione, ed è intellettualmente arrogante al punto da paragonarsi a Winston Churchill ed altri grandi statisti”.