Usa, elezioni. Partita la dura sfida Obama-Romney con accuse al vetriolo

Pubblicato il 12 Aprile 2012 - 12:10| Aggiornato il 1 Maggio 2012 OLTRE 6 MESI FA

Barack Obama e Mitt Romney

WASHINGTON, STATI UNITI – Con l’addio di Rick Santorum nella corsa per la nomination repubblicana, è partita ufficialmente la sfida tra il presidente Barack Obama e Mitt Romney, il testa a testa che culminera’ con il voto del 6 novembre. Mancano 209 giorni a quella data fatidica, quando l’America decidera’ se affidarsi di nuovo al presidente afro-americano o terminare la sua amministrazione, facendo tornare un repubblicano alla Casa Bianca, appena 4 anni dopo i due mandati di George W. Bush.

Una battaglia, tra Obama e Romney che si preannuncia durissima. Secondo molti osservatori, nei mesi a venire non ci sara’ spazio per messaggi ispirati di speranza o di cambiamento, che hanno caratterizzato la campagna obamiana di 4 anni fa. Tra crisi economica e clima di incertezza internazionale, l’America appare molto piu’ polarizzata e incattivita rispetto al passato. Cosi’ a farla da padrona saranno i SuperPac, i fantomatici supercomitati elettorali, che a suon di miliardi, inonderanno l’etere di ‘negatives ads’, i famosi spot negativi con cui ogni candidato tentera’ di mettere in difficolta’ l’avversario.

Ne e’ convinto lo stesso Obama. Durante una cena a Palm Beach, Florida ha detto che queste elezioni ”faranno registrare il clima di maggiore contrapposizione che l’America abbia mai vissuto, sin dai tempi del 1964, quando si sfidarono il democratico Lyndon Johnson e il repubblicano Barry Goldwater”. Johnson non era un angelo e stava acutizzando la guerra in Vietnam, ma Goldwater spaventò gli americani con l’incubo della guerra nucleare quando in piena guerra fredda pronunciò la sua celebre frase ”l’estremismo in difesa della libertà non è un male”. 

Johnson travolse a valanga il suo concorrente 61% a 39%, conquistando 44 stati su 50. Ed e’ quello che tra pochi mesi Obama spera di ripetere. A suo vantaggio gioca sempre il fattore ‘donne’. Mentre ancora una volta il Washington Post attacca frontalmente Romney proprio su questo punto, con un pezzo dal titolo ”Romney non puo’ lasciare le elettrici alla moglie”, firmato dall’opinionista Ruth Marcus.

La tesi dell’articolo e’ chiara: il candidato repubblicano alla Casa Bianca non puo’ piu’ delegare, come fosse un prodotto in outsourcing, la questione femminile. Non puo’ appaltarla a terzi nemmeno se si tratta della moglie Ann. Gia’ due volte negli ultimi tempi, fa notare il Post, Romney ha evitato domande sulle donne, girando l’intera materia all’onnipresente consorte.

”Mitt sappia che le donne non sono un Paese straniero. Non c’e’ bisogno di un interprete – ironizza Marcus – per parlare con loro. Anche se non capisci e non sai parlare bene la loro lingua, comunque apprezzano il tentativo e gli sforzi”. Il giornale cita poi alcuni sondaggi da cui emergono le gravi difficolta’ di Romney tra le elettrici americane, soprattutto tra quelle piu’ colte, sotto i 45 anni. In questa fascia elettorale, Obama e’ infatti avanti di molto, 57% contro 38%.

I due contendenti hanno subito avviato una reciproca campagna denigratoria che si farà ancor più dura con l’avvicinarsi delle elezioni di novembre. In un comizio in Pennsylvania Romney ha definito Obama ”un leader debole che si vergogna della grandezza dell’America e che preferisce il socialismo all’europea al libero mercato”. Sono stati poi presentati video con prese di posizione del mormone milionario, come la sua intenzione di vietare l’aborto, l’affermazione secondo cui avrebbe preferito la bancarotta di Detroit piuttosto che il suo salvataggio governativo, e l’assicurazione che quando era governatore del Massachusetts ”era fortemente conservatore”.

E’ poi arrivata la bordata di Obama. Il manager della sua campagna Joe Messina ha accusato Romney di ”essersi finalmente sbarazzato degli altri candidati repubblicani con una valanga di costosi spot negativi. Ma nè lui, nè i suoi facoltosi finanziatori riusciranno a comprarsi la presidenza con gli spot al vetriolo. Il fatto è – ha detto Messina – che tanto più il popolo americano vede Mitt Romney, tanto meno gli piace”. Un altro membro del team elettorale di Obama ha ironizzato sulla ricchezza di Romney affermando che essa lo pone fuori sintonia con l’americano medio.