Aumento Iva, meno esenzioni ticket Sanità: ipotesi nuove tasse nella manovra

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Ottobre 2014 - 09:51 OLTRE 6 MESI FA
Aumento Iva e ticket: ipotesi manovra, le nuove tasse

Aumento Iva e ticket: ipotesi manovra, le nuove tasse

ROMA – Aumento dell’Iva a partire dal 2016 e meno esenzioni sui ticket della Sanità. Queste solo due delle nuove tasse che potrebbero apparire nella prossima manovra economica della Legge di Stabilità in arrivo. Intanto Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture, ha annunciato il 4 ottobre il prolungamento degli ecobonus, che saranno ridotti dal 65% al 50%.

Lorenzo Salvia sul Corriere della Sera scrive:

“Una manovra espansiva finanziata in deficit, cioè che dà più di quello che prende. Un’inversione di rotta avallata anche da Bruxelles ma a patto che l’Italia riduca la pressione fiscale. Dentro questa cornice, però, ci sono due punti interrogativi: il primo è che non è ancora definita la lista degli interventi che il governo vuole mettere in campo e quindi delle risorse necessarie”.

E sono almeno due gli interrogativi, spiega Salvia:

” Ieri, solo per fare un esempio, il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi si è detto certo che ci sarà la proroga dell’ecobonus, lo sconto fiscale per le riqualificazioni energetiche. Ma resta ancora da capire il suo peso, e quindi la portata delle misure necessarie per le relative coperture. Il secondo punto interrogativo è che una riduzione della pressione fiscale in Italia non si traduce necessariamente in una riduzione delle tasse per tutti gli italiani. Quella in arrivo, in sostanza, potrebbe essere grande operazione di redistribuzione fiscale”.

Non solo nuove tasse nella legge di Stabilità, che potrebbe ridurre la pressione fiscale alle imprese:

“E si sta ragionando se finanziarlo, almeno in parte, con un aumento selettivo dell’aliquota Iva più bassa, quella al 4%. Ci sarebbe chi ci guadagna e chi ci perde. Lo stesso intervento potrebbe essere coperto anche con una modifica dell’imposta di successione, che diventerebbe progressiva, e quindi più pesante per le eredità più ricche. In realtà il governo ha smentito ma almeno dal punto di vista tecnico l’ipotesi è stata presa in considerazione”.

Altro punto da chiarire riguarda la revisione delle agevolazioni fiscali:

“quella lunga lista di sconti sulle tasse che mette sullo stesso piano gli interessi sui mutui e le spese per il veterinario. La revisione potrebbe portare qualche soldo in dote al taglio delle tasse sulle imprese oppure anche limitarsi ad un riequilibrio interno: ridurre alcune detrazioni per aumentare quelle su altre voci. In ogni caso, anche stavolta, ci sarebbe chi ci guadagna e chi ci perde”.

La nuova tassa in arrivo poi prende di mira il rientro dei capitali dall’estero:

“salvo sorprese visto il tormentato iter parlamentare del provvedimento. Mentre sui grandi classici della tassazione di un tempo c’è qualche remora. Alcol, tabacco, benzina e giochi sono stati per anni il bancomat dello Stato: per mettere i conti a posto bastava alzare di un filo le accise su questi prodotti. Ma tra recessione e aumenti continui ci si è accorti che far salire le aliquote fa scendere i consumi e alla fine anche l’incasso totale per lo Stato. Qui non c’è chi guadagna e chi perde. Perdono tutti”.

E Claudio Antonelli su Libero quotidiano aggiunge:

“A finire nel mirino dell’Inps e del Fisco stavolta sono le indennità di trasferta dei dipendenti del comparto artigianale e dell’industria che normalmente viaggiano fuori sede: operai edili, impiantisti, elettricisti e autotrasportatori. L’obiettivo è dimostrare che essendo abitualmente fuori Comune, la strada diventa il luogo di lavoro. Di conseguenza l’indennità va tassata. Solo per il mondo dell’edilizia la prassi vale circa mezzo miliardo di euro all’anno. Su un comparto depresso, l’effetto è devastante. Ma è anche letale per le tasche dei dipendenti che si vedrebbero ridurre il potere d’acquisto mediamente di 900 euro.

Sia il calcolo che la denuncia arrivano da Confartigianato Marca Trevigiana. L’associazione da tempo si batte contro specifiche sentenze e contro le mosse dell’Inps che mira per applicare l’etichetta di “trasfertista” anche a chi per contratto viene assunto come normale operaio o dipendente. Scusate l’eccesso di dettagli, ma sono importanti per comprendere. Il dipendente “trasfertista” viene assunto con specifico contratto: è previsto che viaggi e che non stia mai in sede. La retribuzione è ovviamente allineata.

Nel caso dell’edilizia, il normale operaio che esce dal Comune di residenza dell’azienda riceve un indennizzo medio di 17-20 euro al giorno. Questi, come da contratto, non sono tassati. A seguito di un’interpretazione giuridica tutta questa categoria si scopre improvvisamente “trasfertista”. E perde gli incentivi. Che a oggi valgono circa 3mila euro all’anno su una base di 180 giorni trascorsi fuori sede. Applicando le normali aliquote sul 50% dell’importo si ottiene infatti un costo per l’azienda di 3600 euro e un minore incasso per il dipendente di 600 euro a cui aggiungere il maggiore imponibile. È chiaro che bisognerebbe intervenire subito per bloccare questa nuova ondata di gettito.

Tanto più che la prassi si può estendere anche alle altre categorie soggette all’articolo 51 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi. «Serve, nei tempi più brevi, un intervento legislativo», afferma Renzo Sartori, presidente di Confartigianato Marca Trevigiana, «teso ad interpretare autenticamente l’articolo 51 del Tuir sulla trasferta confermando che, se il datore di lavoro e il dipendente (operaio/impiegato) nel contratto di assunzione hanno escluso la natura di trasfertista, questa non possa essere successivamente e arbitrariamente modificata dalla Stato, attraverso sentenze, al sol fine di individuare nuova base imponibile per tasse e balzelli».

Se l’interpretazione dovesse diventare norma a tutti gli effetti, le tasche degli edili e degli altri dipendenti che viaggiano per abitudine saranno decisamente più leggere. Altro che bonus 80 euro e altro che Tfr in busta paga, la nuova “tassa” rischierebbe di tagliare le gambe all’edilizia e al trasporto; due settori agonizzanti. «La nostra non è una presa di posizione contro l’Inps che fa il proprio dovere e in caso esegue gli ordini di legge. Anzi è uno strumento di legge», commenta Mario Pozza, delegato alla semplificazione di Confartigianato che per primo ha denunciato il nuovo balzello. «Per questo serve una presa di posizione della politica. A maggior ragione da partite di un Pd che dovrebbe tutelare le fasce di reddito più basse»”.