“Bonus 80 euro è maggiore spesa e non meno tasse”, dice l’Eurostat

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Ottobre 2014 - 14:08 OLTRE 6 MESI FA
"Bonus 80 euro è maggiore spesa e non meno tasse", dice l'Eurostat

Foto d’archivio

ROMA – L’Eurostat ci obbliga a considerare il bonus di 80 euro come maggiore spesa e non come minori tasse: così non si abbassa la pressione fiscale. I 3,2 miliardi in più da destinare al taglio del deficit 2015 saranno inoltre coperti interamente con la riserva inserita da Padoan nella legge di Stabilità.

Luisa Grion per Repubblica spiega come il “tesoretto” abbia salvato la manovra: quei 3,4 miliardi messi da parte per ogni evenienza nella legge di Stabilità sembrano infatti fatti apposta per rispondere alle richieste della Commissione Europea, poco convinta degli obiettivi di riduzione strutturale del deficit indicati dal governo Renzi.

Luisa Grion quindi spiega:

La manovra, infatti, si limita a fissarla allo 0,1 per cento di Pil, pari a 1,6 miliardi. Secondo le regole del patto di stabilità dovrebbe essere almeno dello 0,5: se l’accordo politico in arrivo chiuderà la mediazione allo 0,3 per cento (quindi chiedendo all’Italia di mettere sul piatto altri 3,2 miliardi) ecco che il tesoretto coprirà pari pari la richiesta di Bruxelles, lasciando un avanzo di 200 milioni.

La manovra, dunque, non dovrà essere rivista: ieri il Ministero dell’Economia e Finanza ha pubblicato una tabella riepilogativa chiarendo gli ultimi dubbi. Gli interventi previsti dalla Legge di Stabilità 2015 valgono 36,2 miliardi, le coperture trovate dal governo – fra spending review, nuove tasse e lotta all’evasione – ammontano a 25,8 miliardi. I restanti 10,4 sono in deficit, come già previsto nel Def al fine di rilanciare la crescita riducendo le tasse.

Trovato il compromesso sulla flessibilità, il governo Renzi non potrà però ufficialmente dire di essere riuscito a diminuire la pressione fiscale di 18 miliardi. Le regole contabili previste da Eurostat iscrivono infatti i 14,5 miliari del bonus Irpef da 80 non alla voce «minore entrate» come Palazzo Chigi avrebbe voluto, ma fra le «maggiori spese». In termini pratici nulla cambia, ma il criterio formale segna una differenza sulla carta. Se il bonus fosse stato classificato come sgravio fiscale le minori entrate sarebbero risultate pari a 24,2 e le maggiori spese a 12 miliardi.
Ora il testo approda in aula e già affiorano i tempi di discussione.