Cgil. “40 milioni di euro, costo di portare a Roma il milione del 25 ottobre”

Pubblicato il 26 Ottobre 2014 - 09:17 OLTRE 6 MESI FA
Cgil. "40 milioni di euro, costo di portare a Roma il milione del 25 ottobre"

Cgil in piazza il 25 ottobre 2014. Il Giornale ha fatto i conti: se sono un milione, al costo di 40 euro medi, fa 40 milioni

ROMA – La manifestazione della Cgil di Susanna Camusso che ha portato in piazza a Roma un numero di persone calcolato, dalla stessa Cgil, in un milione, sarebbe costata 40 milioni di euro, ponendo serie domande su un uso più proficuo di quel denaro a favore di cassintegrati, disoccupati e poveri in genere.

La cifra è diffusa da Stefano Filippi sul Giornale dei Berlusconi, che non è certo la testata più amica dei lavoratori:

“Viaggio e pranzo per tutti. La Cgil brucia 40 milioni per abbaiare al governo. Il sindacato riempie piazza San Giovanni pagando treni, pullman e un traghetto”.

La stima non è improbabile e appare coerente con quella che si diceva fosse stata spesa dalla Cgil nel 2002, tenuto conto dell’inflazione.

Ha scritto Stefano Filippi:

“C’è un lato oscuro della manifestazione romana [della Cgil del 25 ottobre 2014].  Quanto costa? Chi paga si sa: la Cgil. Ma quanto paga? Lo sforzo organizzativo è enorme e la capacità di mobilitazione è la misura della potenza contrattuale che il sindacato di Susanna Camusso vuole esibire contro il governo.

Quindi, non si bada a spese quando si deve mettere in piedi una manifestazione da un milione di persone.

Il sindacato, si sa, in queste occasioni non chiede soldi agli iscritti. La trasferta romana è gentilmente offerta per irrobustire la partecipazione. Ma la prova di forza vale bene l’esborso. Il problema è fare i conti se non sei all’interno della macchina organizzatrice. Agostino Megale, ex capo dell’ufficio studi della Cgil, ora è segretario generale della Fisac, il sindacato dei bancari: numeri e soldi sono il suo pane quotidiano. Una decina d’anni fa aveva calcolato (come riporta il libro «L’altra casta» di Stefano Livadiotti) che «fra treno, o pullman, e cestino per il pranzo un manifestante costa oggi tra i 25 e i 30 euro».

Se lo dice un pezzo grosso della Cgil c’è da credergli. Aggiunge Livadiotti: «Si può stimare che nella prova di forza del 23 marzo 2002, quando portò tre milioni di persone in corteo a Roma in difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, la Cgil abbia investito diverse decine di milioni di euro, certamente più di 50»”.

All’epoca, stime dell’Ulivo parlavano di 30, più della campagna elettorale. Questa volta, secondo Stefano Filippi, il costo non è stato inferiore a

 “30 milioni di euro. Ma 30 euro a persona rappresenta un valore ancora attendibile? No di certo. Le spese di trasporto in questi anni sono cresciute. Noleggiare un pullman dal Nord costa non meno di 1.500-2.000 euro: si parte alla sera tardi o di notte, si rientra oltre 24 ore dopo, a bordo dev’esserci il secondo autista. Per ognuno dei 50 passeggeri fanno in media 40 euro, qualcosa meno se le località di partenza sono più vicine a Roma.

Secondo la Cgil, sono 2.300 i pullman speciali organizzati mentre da Cagliari salpa un traghetto noleggiato per la bisogna con 2000 cigiellini sardi. Ai quali si affiancano sette treni straordinari: due dal Piemonte, tre dall’Emilia, uno da Milano e uno da Firenze. Probabile che al sindacato verrà riservato un trattamento analogo a quello dei tifosi di calcio, che pagano circa metà del biglietto ordinario. Un Torino-Roma su un Intercity notte costa sui 120 euro andata e ritorno, da Milano si scende a 110 mentre con le varie Frecce si raddoppia.

In definitiva, siamo sui 50-55 euro di treno dal Nord, diciamo 40 in una media nazionale che consideri le tariffe inferiori da Toscana ed Emilia. Quindi il costo del «charter» ferroviario si allinea a quello in autostrada. Infine bisogna aggiungere il cestino con il cibo. Diciamo 10 euro? Nel complesso farebbe una spesa di 50 euro per un milione di manifestanti. Totale, 50 milioni di euro. Vogliamo essere più prudenti? La Cgil stringe i denti e se la cava con non più di 40 euro a testa? Il conto resta comunque astronomico per un sindacato che, come per la verità tutte le federazioni, non è un modello di trasparenza quanto a bilanci.

La somma lascia interdetti. È un’esibizione di muscoli contrattuali e di potenza finanziaria. Perché i sindacati i soldi li hanno. Qualche anno fa L’Espresso ha stimato che il giro d’affari della sola Cgil fosse attorno al miliardo di euro. Le entrate più conosciute sono quelle delle tessere e dei versamenti aziendali. In realtà le attività redditizie sono moltissime: i Caf, i patronati, il business della formazione professionale, il 5 per mille incassato tramite Onlus satelliti e le rendite di uno sterminato patrimonio immobiliare appartenuto ai sindacati fascisti e avuto gratis dallo Stato. Sul quale non si pagano le imposte di trasferimento e, ovviamente, nemmeno Ici, Imu e compagnia.”