Crollo mercato della casa; assalto alla Tav; Imu: rassegna stampa e prime pagine

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Maggio 2013 - 10:07 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Non si comprano più case. Il Corriere della Sera: “Nel 2012 le transazioni per acquisto o vendita di case si sono fermate a quota 448 mila, con un calo del 25,7 per cento rispetto all’anno prima. È il peggior risultato dal 1985, quando le transazioni erano state circa 430 mila. Conti pubblici: dal 120% del Pil nel 2011, nel 2013 la stima del debito sale fino al 130%. Dati Istat sull’inflazione: in aprile è scesa all’1,1% dall’1,6% di marzo. Ipotesi della Commissione europea: via le monete da 1 e 2 centesimi. Pensioni: ritocchi alla riforma.”

La grande frenata del mattone. Vendite mai così in basso dall’85. L’articolo a firma di Valentina Santarpia:

“Le famiglie sempre più in difficoltà con redditi in calo e lavori precari, le banche che fanno fatica a concedere mutui, le prospettive incerte sul futuro dell’economia: alla fine, anche il mercato immobiliare, in un Paese dove il 78% degli italiani è proprietario di casa, è crollato. Il 2012 si è chiuso con un calo del 25,7% delle compravendite, a quota 448 mila: il peggior risultato dal 1985, quando le transazioni erano state 430 mila. Le cause del tonfo del mercato mobiliare, secondo il rapporto 2013 stilato da Agenzia delle entrate e Abi (Associazione banche italiane), risalgono alla frana dell’intera spesa per consumi reali, che l’anno scorso si è ridotta del 4,1%; ai tassi di interesse, che hanno reso meno accessibili i mutui; all’aumento della tassazione sulla proprietà: «L’Imu ma anche la cedolare secca sugli affitti», sottolinea Gianni Guerrieri, il direttore centrale dell’Osservatorio mercato immobiliare. Se lo aspettavano tutti, in realtà, che dopo il decennio di crescita 1997-2006, nel quale le abitazioni compravendute erano cresciute dell’80%, ci fosse una caduta: ma dopo la tenuta del 2010, quando il mercato aveva segnato un +0,5%, e del 2011, quando aveva chiuso a -2,30%, «nessuno pensava che il mercato precipitasse addirittura del 49% rispetto al 2006» osserva Guerrieri. I numeri del crollo fanno impressione: dal 2006, anno del record, la quota di stock di abitazioni comprate-vendute si è più che dimezzato, con tempi medi di vendita-acquisto passati dai sei agli otto mesi e sconti fino al 15%. I prezzi sono calati del 2,7% nel 2012 e nel solo IV trimestre il deprezzamento è stato del 4,4% su base annua, con un’ulteriore contrazione dell’1,1% prevista per il primo trimestre 2013.”

«Costano troppo e sono inutili». Bruxelles vuole eliminare le monetine da 1 e 2 cent. L’articolo a firma di Luigi Offeddu:

“«Tenga il resto», si diceva e si dice. Da Napoli a Salonicco, da Lisbona a Helsinki: tenga il resto, tanto quei due o tre centesimi color sughero o tabacco non servono quasi a nulla. E infatti quel resto, da domani o dopo, potrebbe scomparire: la Commissione europea studia ormai apertamente la possibile eliminazione degli «spiccioli degli spiccioli», le monetine da uno o due centesimi di euro nate 11 anni fa, e giudicate ormai quasi invisibili, da quanto sono poco usate. Pare che ne circolino ancora quasi 46 miliardi di pezzi, quasi 140 a cranio per tutti gli abitanti dell’eurozona. E il solo coniarli, avrebbe provocato ai singoli governi un «buco» totale da 1,4 miliardi: una volta finiti nelle tasche o nelle casse, rendevano meno di quant’erano costati al momento dell’uscita dalla zecca. Il vicepresidente della Commissione europea e commissario agli affari economici Olli Rehn, dopo aver consultato una platea di banchieri ed economisti, ha già buttato giù quattro possibili scenari: primo, far finta di nulla e lasciare tutto com’è ora, per evitare nuovi sconvolgimenti in un momento finanziario già così delicato, e alla vigilia dell’ennesimo autunno caldo; secondo, stringere le cordicelle del borsellino cambiando la composizione della lega con cui sono fatte le monetine, rendendola più economica, e razionalizzandone il più possibile la produzione; terzo, una cura radicale con il ritiro istantaneo di tutto la monetaglia circolante con quella «pezzatura» e con l’arresto del suo corso legale; quarto, alt alla produzione ma ancora via libera alla circolazione fino a lento esaurimento della stessa.”

Saccomanni: la riforma dell’Imu non sarà solo sulla prima casa. L’articolo a pagina 3 de Il Corriere della Sera:

“Arriva la prima conferma ufficiale che il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni sta studiando la possibilità di rinviare il pagamento dell’imposta sugli immobili Imu anche per i capannoni industriali e i terreni agricoli. Al termine dell’Ecofin dei 27 ministri finanziari a Bruxelles lo stesso Saccomanni, interrogato sulle indiscrezioni circolate nei giorni scorsi su uno slittamento per aiutare anche le piccole imprese in difficoltà, ha annuito affermando che «è in esame tutta una serie di cose rispetto all’iniziale idea di coprire soltanto la prima casa». Il ministro dell’Economia, che nella due giorni dell’Eurogruppo/Ecofin ha dovuto rassicurare sulla situazione economica italiana e garantire il rispetto degli impegni Ue, ha aggiunto un «adesso vediamo quello che è possibile fare»: richiamando implicitamente la necessità di calcolare prima la compatibilità con i vincoli europei nei conti pubblici per il 2013.”

«Pensioni, uscita flessibile con penalizzazioni». L’articolo a firma di Lorenzo Salvia:

“Potrebbe coprire solo una parte del 2013 il decreto legge che il governo dovrebbe approvare venerdì per rifinanziare la cassa integrazione in deroga, la rete di protezione per i lavoratori delle piccole imprese in crisi. «Stiamo valutando se riusciamo a trovare una soluzione esaustiva per l’intero anno o se ci limiteremo a un intervento parziale» ha detto il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, parlando in commissione al Senato. Il rebus della copertura non è stato ancora risolto. E se il governo sta cercando un miliardo di euro, pochi giorni fa erano stati gli assessori regionali del Lavoro a stimare un fabbisogno «ottimistico» pari al doppio, due miliardi, visto che in otto Regioni i fondi 2013 sono già esauriti. Per la cassa in deroga una risposta arriverà in ogni caso entro venerdì. Mentre bisognerà aspettare di più per conoscere la reale portata dell’intero pacchetto-lavoro allo studio del nuovo ministro. Presentando il suo «programma» davanti alla commissione Lavoro di Palazzo Madama, Giovannini ha in realtà frenato davanti alle grandi attese di questi giorni. A partire dalle modifiche alla riforma del lavoro firmata da Elsa Fornero. «Starei molto attento — ha detto Giovannini — a toccare una legge che sta finalmente producendo una serie di effetti voluti». Le modifiche arriveranno, ha aggiunto, ma saranno «limitate, puntuali». E per spiegare la sua prudenza il ministro ha distribuito ai senatori uno studio sugli effetti della riforma Fornero appena confezionato dall’Isfol, ente che dipende proprio dal suo dicastero. Dice la ricerca che negli ultimi tre mesi del 2012 si è «sostanzialmente arrestata la forte riduzione delle nuove assunzioni registrata nella parte centrale dell’anno».”

Assalto alla Tav, governo in campo. La Stampa: “Un violento attacco al cantiere Tav di Chiomonte è stato sferrato nella notte tra lunedì e martedì a colpi di molotov. Vertice di governo ieri a Torino: zona rossa più larga e task force al Viminale. Caselli: un atto di guerra. Il ministro Alfano: potevano uccidere.”

Molotov, bengala e cappucci. Il raid che ha cambiato i No Tav. L’articolo a firma di Massimo Numa:

“Trentasette scontri tra forze dell’ordine e attivisti No Tav nel 2011 nell’area del cantiere della Maddalena di Chiomonte (Torino); diciotto nel 2012 e due nei primi quattro mesi e mezzo del 2013. Nel 2011, centinaia di feriti da una parte e decine dall’altra; nel febbraio 2012, durante il definitivo allargamento del cantiere, l’attivista dell’area anarchica Luca Abbà, cade dal traliccio dove è salito per protesta, restando gravemente ferito. Il 23 marzo 2013 la marcia contro la Tav, da Susa a Bussoleno. Migliaia di persone e zero incidenti. Ma ad attaccare il cantiere, la notte dell’8 febbraio scorso, sono solo una trentina di attivisti incappucciati. Prima lanci di pietre, poi l’incendio di una centrale elettrica. Si spengono i fari e vengono lanciati bengala ad altezza d’uomo e bombe carta, pietre e bulloni con le fionde. Per un miracolo non si fa male nessuno. L’azione coglie di sorpresa tutti, persino i capi e tutti i comitati del movimento No Tav. Ormai le frange più estreme si muovono in modo autonomo. E l’altra notte alle 3,30 il secondo attacco. Di nuovo una trentina di attivisti. Volto coperto da passamontagna, vestiti di nero, armati di molotov e di bengala. Li lanciano con un rudimentale mortaio. Questa volta l’obiettivo sono i lavoratori che stanno scavando il tunnel geo-gnostico. L’azione è divisa in tre fasi. Gli attivisti chiudono due cancelli del cantiere con catene d’acciaio, in una zona lontana dal piazzale dove è in corso la costruzione del tunnel geo-gnostico; i reparti anti-sommossa si spostano immediatamente verso la zona dove partono gli ordigni. In quel momento, altri antagonisti aprono con una cesoia, a pochi metri da una baracca di lamiera che fa da presidio No Tav, il cancello del varco 8bis. Una decina di incappucciati, percorso il camminamento che sovrasta la volta della galleria, gettano le molotov nel piazzale, ingombro di mezzi. Un generatore si incendia, altri ordigni cadono a pochi metri dall’ingresso del tunnel. A questo punto la priorità, per le forze dell’ordine, è quella di mettere in sicurezza i lavoratori. Li fanno uscire uno alla volta, protetti da un cordone di agenti, sino una zona isolata, sotto un viadotto. Solo allora, le forze dell’ordine possono reagire all’attacco, mettendo in fuga i black bloc con un lancio massiccio di gas lacrimogeni.”

Brunetta-Boldrini scontro in aula sui fatti di Brescia. L’articolo a firma di Amedeo La Mattina:

“Ieri, nell’aula di Montecitorio, si è avuto un bel quadretto di quanto sia difficile la pacificazione. Le scintille tra il capogruppo Pdl Brunetta da una parte, la presidente della Camera Boldrini e il deputato Pd Rosato dall’altra. Oggetto del contendere la manifestazione di Brescia, le contestazioni a Berlusconi, i disordini, gli insulti alle parlamentari del Popolo della libertà. Ad aprire le danze è stato Simone Baldelli che ha contestato alla terza carica dello Stato di non avere espresso solidarietà soprattutto alle donne del Pdl e condannato la violenza dei contestatori. Boldrini ha glissato e a quel punto è intervenuto Brunetta alzando la voce e sbattendo la mano sul banco. «Io c’ero a Brescia e ho sentito gli insulti dei teppisti sotto le bandiere del suo partito, Sel, e le chiedo se lei usa due pesi e due misure per esprimere solidarietà». Dalla parte sinistra dell’emiciclo i deputati hanno cominciato a rumoreggiare, poi a contestare Brunetta. Boldrini ha chiesto di lasciarlo parlare e lui, in un crescendo rossiniano, ha ricordato che Berlusconi ha fatto un discorso da campagna elettorale senza mai insultare la magistratura: «Mentre da parte sua nessuna presa di distanza dal suo partito e da M5S». È stata la volta della Boldrini: «Non si può pensare che la presidente debba intervenire in relazione ad ogni episodio che riguarda l’attività di partito. Finirebbe per entrare nell’agone politico a danno del suo ruolo di terzietà e garanzia».”

Grillo infiamma i suoi “Se non vinciamo faremo le barricate”. L’articolo a firma di Jacopo Iacoboni:

“Ecco, la diaria, l’argomento più amato dal Nemico. Corato, provincia di Bari, le quattro del pomeriggio, splendido barocco pugliese sullo sfondo, cielo azzurrissimo, il profumo del mare e degli ulivi. Vento. Una luce accecante. Beppe Grillo, coi Rayban che non si toglie mai, spiega oltre ogni possibile dubbio: «Noi la diaria la restituiamo, punto. State tranquilli, mi ci gioco la faccia. Tutta la parte non rendicontata viene data indietro. Lo stipendio sarà di 2500 netti, più le spese documentate». Fine. E se c’è qualcuno che non ci sta? «Ma no, sono tutti ragazzi meravigliosi». Un po’ sprovveduti, magari? «Scrivono che siamo dilettanti, ci sfottono, saremo dilettanti, ma ricordate, meglio dilettanti onesti, che impareranno, piuttosto che vecchie volpi. E io li ho visti, questi vecchi politici, votano ma non sanno nulla». Il gruppo parlamentare potrebbe sfaldarsi? «Qualcuno parla, sapete com’è, la natura umana… ma fondamentalmente sono tutti ragazzi in gamba, qualcuno lo perderemo per strada, pazienza, è la vita. Ma sono pochissimi». Nello staff sanno chi voleva tenere la diaria, «sono un pugno di casi particolari, a volte anche personali, esigenze dovute magari alle famiglie». In ogni caso lontani dalla possibilità di formare un gruppo.”

“Rinuncio ai miei seni per battere il cancro”. L’articolo a firma di Francesco Semprini:

“«Mia madre ha combattuto il cancro per quasi un decennio ed è morta a 56 anni. Ha resistito abbastanza per tenere in braccio i primi nipoti, ma alcuni dei miei figli non avranno mai l’opportunità di conoscerla e di capire quanto amore era capace di dare». Con queste parole inizia la lettera pubblicata dal «New York Times» con cui Angelina Jolie racconta di essersi fatta asportare entrambi i seni dopo aver scoperto che il dramma della mamma poteva reincarnarsi nel suo corpo. Lo ha fatto per i suoi figli, perché non manchi loro quell’abbraccio che a lei è venuto meno troppo presto. Era il 2007 quanto l’attrice premio Oscar per «Ragazze interrotte» ha visto la madre, Marcheline Bertrand, spegnersi per colpa di un cancro alle ovaie durato 10 anni. Spietato, come i test genetici condotti dalla Jolie che non lasciavano molto spazio ai dubbi: anche nel suo caso il rischio di ammalarsi era elevato, colpa di quel gene «fallato» di nome «Brca1». «I medici mi hanno pronosticato l’87% di possibilità di avere un tumore al seno e il 50% di averlo alle ovaie», spiega la star hollywoodiana. La presa di coscienza ha prevalso sulla paura, Angelina ha deciso di minimizzare i rischi passando all’azione, animata da un coraggio che neppure sfiora quello dei personaggi dei suoi film d’azione. L’articolo sul NY Times è una cronaca lucida e drammatica della personale battaglia contro il male che deve ancora venire: «Ho iniziato con il seno, i rischi erano superiori rispetto alle ovaie», scrive la trentasettenne attrice e regista. Il 2 febbraio comincia la terapia chiamata «nipple delay», tecnica per la preservazione dei capezzoli. Una procedura propedeutica all’intervento centrale, la rimozione delle ghiandole mammarie. «Un intervento invasivo e doloroso racconta – ma dopo alcuni giorni si può tornare alla vita di sempre».”

Choc a Washington. Il governo intercettava i giornalisti dell’Ap. L’articolo a firma di Maurizio Molinari:

“Si tratta di oltre un centinaio fra reporter, caporedattori e direzione: l’intera struttura centrale della maggiore agenzia di stampa americana fra aprile e maggio del 2012 è stata intercettata e sorvegliata, nelle sue comunicazioni interne e con le fonti esterne, al fine di appurare come aveva potuto rivelare il 7 maggio l’esistenza di un piano di Al Qaeda in Yemen di far esplodere un aereo negli Stati Uniti nella primavera di quell’anno. Ad ammettere le intercettazioni è lo stesso Dipartimento di Giustizia, inviando venerdì una lettera al presidente dell’Ap Gary Pruitt per spiegare l’avvenuto. La replica è infuocata. «Non c’è giustificazione per la sorveglianza delle comunicazioni dei nostri reporter, chiediamo l’immediata restituzione di tutte le informazioni raccolte» tuona Pruitt, riferendosi non solo ai tabulati dei numeri in entrata e uscita ma a ogni altro tipo di materiale accumulato dagli agenti.”