Gianluigi Paragone su Libero: “Perché Autostrade ci fa pagare per stare in coda?”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Settembre 2013 - 13:06 OLTRE 6 MESI FA
Gianluigi Paragone

Gianluigi Paragone

ROMA – Gianluigi Paragone, via Libero, contro le autostrade: “Bloccato due ore sulla Milano-Laghi: risarcitemi il pedaggio”. Paragone, conduttore Tv “rocker” e giornalista di Libero, scrive: “A chi mi domanda cosa sia la questione settentrionale il più delle volte rispondo: è una coda ininterrotta di macchine lunga trenta e passa chilometri. Quella che i pendolari sono costretti a fare, rassegnati, ogni mattina e ogni sera sulle autostrade lombarde e venete. Dico rassegnati perché ormai ci abbiamo fatto il callo. Tre ore in machina però sono un insulto”

Ecco l’articolo:

Ecco perché ieri mi sono incazzato come una biscia contro Autostrade per essere rimasto ingabbiato (in un orario solitamente più light) da Varese a Milano zona Palmanova dove abbiamo gli studi del programma. Un’odissea che vale la pena di raccontare non per vendetta ma per esorcismo. Partenza ore dieci e trenta da casa, a quest’ora il traffico pesante del pendolarismo ordinario è abbondantemente smaltito. Lo so per esperienza. Il solito cartellone luminoso mi avverte di code a tratti tra Castellanza e Sesto San Giovanni, un tratto lunghissimo. Confesso che ormai a questi cartelloni non do più retta perché non si capisce mai quanto siano puntuali. Il più delle volte non lo sono. Perciò chiamo un collega che so essere partito prima di me. Occupato. Intanto ho già pagato il primo casello. Supero Busto Arsizio, vado verso la fatidica Castellanza. Cominciano le code. Un messaggino mi avvisa che l’amico è tornato raggiungibile. «Pronto Ale, com’è?». Segue rosario di parolacce. Butta malissimo, ho capito. Infatti da lì a poco il «code a tratti» diventa coda e basta.

Spero che la playlist di Springsteen in macchina mi tenga sufficientemente calmo. L’effetto placebo potrebbe anche funzionare senonfosse che dopo cinque canzoni ho fatto meno passi in avanti di quando ero al suo concerto. Serve un piano B. Ce l’ho! Esco a Busto, mi porto sulla strada per Malpensa, proseguo su quella statale per poi – parecchi km più avanti – prendere la Torino- Milano e arrivare in zona Certosa, Fiera. Per i non pratici della zona, il piano di guerra prevede di prendere il nemico (il serpentone) alle spalle. Pazienza se devo passare dal Parco delle Vittorie. Così faccio. La strada per Malpensa è libera. Accelero. Noooo! Cosa faccio? Pazzo e incosciente che non sono altro. I limiti di velocità sono più bassi e con la sfiga che ho sta’a vedere che mi becco pure l’autovelox acceso. Dopo la coda – coda regolarmente pagata al casello di cui sopra – mi tocca frenare la voglia di recuperare il tempo perduto. Vabbe’, penso, tanto ormai il peggio è passato. È vero che raddoppio quasi la strada ma almeno non mi spazientisco nel traffico. Anche queste sono scelte. Bruce continua a cantare. Born to run (Nato per correre). Lo prendo come un simpatico incoraggiamento alla causa. Più che una corsa diciamo che è un trotto accentuato. Almeno si va. Si va. Si va. Fino al peduncolo che collega la Torino-Milano con la statale 336. Casello. Pedaggio, altro giro altra corsa. Dai, Para, paga anche questo: ormai ci siamo. Entro in autostrada. Bene. Si va. Si va. Si… Coda! E no! Pure qui. Ad Arluno. E perché? Boh… I miei studi televisivi sono lontanissimi. Anche casa mia è lontanissima. In coda comincio a twittare. Chiedo alla società autostrade di vergognarsi almeno un po’. Oppure di alzare le barriere dei caselli, esentando dal pagamento: in un Paese serio forse lo farebbero. Sborsare per le code mi sembra puro sadismo. In Italia, specie ad alcune ore, è prassi. Il Boss ha finito il repertorio. Cambio disco. La musica sulla strada invece non cambia. Sembriamo tanti scolaretti ordinati davanti alla maestra il primo giorno di scuola. Nessuno di noi intanto ha capito cosa diavolo stia accadendo. Incidente? Lavori? Sono sbarcati i marziani? Boh. I Clash schitarrano London Calling. Magari… Invece sono imbottigliato sulla Torino- Milano. Io che ero partitodaVarese. Sto fermo. Tanto ora si sblocca. Cambio disco. Twitto. Uno mi risponde: non si twitta mentre si guida. Si guida? Magari, figlio mio. Basta non ne posso più. Appena posso mi metto sulla tangenziale ovest, direzione Bologna e la prendo larga. Facciamo pure larghissima. Obiettivo Linate. Arriva il casello. Un altro; ho perso il conto. Mi metto sulla strada. Almenosi viaggia. Vedo Linate.Nonmaleper chi ha già fatto ciao ciao agli aeroplanini di Malpensa. A proposito di Malpensa-Linate: domenica pomeriggio il taxista mi ha ciucciato 105 euro. Che poi è la stessa cifra che i pendolari spendono al mese di calmanti. Dopo tre ore esco a Palmanova. Il traffico non c’è più. Forse nemmeno io.