Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Democrazia previtizzata”

Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "Democrazia previtizzata"
La prima pagina del Fatto Quotidiano del 3 settembre

ROMA – “Democrazia previtizzata”, questo il titolo dell’editoriale di Marco Travaglio di martedì 3 settembre, sulle pagine de Il Fatto Quotidiano.

“È già successo tutto sette anni fa, quando la Camera doveva votare la decadenza di Cesare Previti e impiegò esattamente 14 mesi a fare ciò che avrebbe potuto e dovuto fare in un solo giorno. Il 4 maggio 2006, all’indomani della sua quarta rielezione a deputato al seguito di Berlusconi, Previti viene condannato dalla Cassazione a 6 anni per corruzione giudiziaria nel caso Imi-Sir e si vede annullare l’assoluzione per il caso gemello del lodo Mondadori, con rinvio a nuovo processo d’appello. L’indomani, l’onorevole neopregiudicato si consegna di buon mattino al carcere di Rebibbia. E subito la sua cella, nel braccio G16 di Rebibbia, diventa meta di un pellegrinaggio incessante di esponenti della Casa delle libertà: il presidente emerito della Repubblica Cossiga, il presidente del Senato Pera, il senatore Guzzanti, gli onorevoli Cicchitto, Bondi, Pecorella, Lainati, Craxi (figlia), Gardini, Cantoni, Giro, Simeone, Marini, Jannarilli, Cicolani, Barelli, Antoniozzi, i sottosegretari Santelli, Grillo e Di Virgilio, l’europarlamentare Tajani, il capo della segreteria di Berlusconi, Valentino Valentini e Paolo Cirino Pomicino in veste di cicerone (lui conosce la strada). Berlusconi invece preferisce restare a distanza di sicurezza da Rebibbia. Non si sa mai.

Però invia all’amico detenuto un affettuoso telegramma: “Ci vediamo a casa martedì”. Piero Sansonetti, direttore di Liberazione, organo di Rifondazione comunista, pubblica un editoriale dal titolo“Salviamo Previti. Come? Con una legge ad personam: l’amnistia”. Immediata l’adesione del vicecoordinatore forzista Cicchitto: “Può servire per chiudere una guerra civile fredda iniziata almeno dal 1992, che è tuttora in atto ed è durissima”. La legge ex Cirielli riserva ai detenuti ultrasettantenni la possibilità di trascorrere la detenzione agli arresti domiciliari. Così, con fulminea rapidità e con un’interpretazione estensiva della legge, decide il giudice di sorveglianza Laura Longo (Magistratura democratica), che concede pure all’onorevole detenuto due ore quotidiane di libera uscita per “soddisfare le sue indispensabili esigenze di vita”. Un beneficio di solito riservato ai diseredati senza famiglia e soli al mondo, dunque impossibilitati a mandare qualcuno a fare la spesa al posto loro.

“Nelle due ore libere Previti potrebbe andare in Parlamento”, dice il suo legale. Ma, almeno per i primi tempi, l’illustre assistito preferisce altri itinerari. Intanto la giunta per le elezioni della Camera, presieduta da un suo caro amico, l’onorevole avvocato forzista Donato Bruno, deve decidere sulla sua decadenza da parlamentare, visto che la condanna prevede la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ma, anziché prender atto della sentenza e applicarla, la giunta si arroga il diritto di sindacarla per mesi e mesi, invadendo le prerogative sovrane del potere giudiziario. (…).

Nel frattempo si lavora all’indulto, che nell’originaria versione Buemi (centrosinistra) cancella addirittura le pene accessorie: quanto basterebbe per conservare il seggio parlamentare al deputato-detenuto domiciliare. Poi almeno quella vergogna viene cancellata. A fine luglio l’indulto più ampio della storia repubblicana – tre anni di sconto anche per i condannati per corruzione giudiziaria – è legge: votano sì il centrosinistra, l’Udc, Forza Italia e un pezzo di An, con la scusa del sovraffollamento delle carceri; votano no l’Idv, la Lega, il resto di An e si astengono i Comunisti italiani.”

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