Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Non aprite…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Settembre 2015 - 08:12 OLTRE 6 MESI FA
Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: "Non aprite quella porta"

Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: “Non aprite quella porta”

ROMA – “Eccoli che ci riprovano – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano – I partiti tornano all’assalto dell’ergastolo con una “riforma” che rischia di svuotarlo. L’allarme lo lancia, insieme con i 5Stelle, Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili: “È probabile stia per essere dato a Cosa Nostra ciò che con la strage di via dei Georgofili ha fortemente chiesto con un attacco diretto allo Stato”.

L’editoriale di Marco Travaglio: I mafiosi delle stragi che non hanno collaborato, oggi all’ergastolo ostativo a regime di 41 bis, stanno forse per essere messi nelle condizioni di usufruire di tutti quei benefici che gli consentiranno di aggirare il carcere a vita. Abbiamo l’impressione che la politica si stia lavando le mani, come fece Pilato, per le condanne a vita di mafiosi pericolosissimi come Riina, Provenzano, Bagarella e fratelli Graviano, rimettendo tutto nelle mani della magistratura che sarà ancora una volta crocifissa con leggi vergogna. Comunque, se passerà indenne una tal ignominia ci troverete in via dei Georgofili a difendere la memoria dei nostri morti sacrificati in nome e per conto di rappresentanti del Parlamento che non si assumono mai le proprie responsabilità”.

La sensibilità di una madre che 22 anni fa ebbe la figlia sfigurata e il futuro genero bruciato vivo dalle bombe politico-mafiose è comprensibile. E merita un approfondimento. In ballo c’è il ddl delega di ben 34 articoli che approda oggi alla Camera per la riforma del processo penale con un gran guazzabuglio di norme chieste del ministro Andrea Orlando e dai partiti retrostanti: Pd, Ncd e – ben, anzi mal nascosta – FI. Tutti ansiosi di tagliare le unghie ai magistrati e ai giornalisti per l’eterna impunità. Già la forma della riforma è indecente: una vaghissima delega in bianco al governo, che potrà fare i suoi comodi con i decreti attuativi, evitando dibattiti ed emendamenti. La sostanza è ancora peggio: la legge-bavaglio per punire i giornalisti che pubblicano intercettazioni di “persone occasionalmente coinvolte” nelle indagini e imporre ai magistrati di stralciarle dagli atti perché non le legga nessuno; la galera fino a 4 anni per chi registra e divulga conversazioni all’insaputa dell’interlocutore; tre mesi ai pm per chiudere le indagini; limiti alle impugnazioni dei Pg sulle assoluzioni in primo grado; azioni disciplinari per i magistrati che incappano in errori giudiziari, veri o presunti; e aumenti di pena per furti, scippi e rapine, peraltro già punibili fino a 20 anni, tanto almeno questi reati i politici non li commettono.

Infine la riforma dell’ergastolo, con la modifica dell’art. 4 bis dell’Ordinamento penitenziario: quello che esclude i detenuti per mafia non pentiti dai benefici e dalle pene alternative al carcere. Il ddl parla di rivedere “modalità e presupposti d’accesso alle misure alternative, sia con riferimento ai presupposti soggettivi sia con riferimento ai limiti di pena, al fine di facilitare il ricorso alle stesse, salvo i casi di eccezionale gravità e pericolosità e in particolare per le condanne per i delitti di mafia e terrorismo”; e di eliminare “automatismi e preclusioni che impediscono o rendono molto difficile l’individualizzazione del trattamento rieducativo” e cambiare “la disciplina di preclusione dei benefici penitenziari per i condannati alla pena dell’ergastolo, salvo i casi di eccezionale gravità e pericolosità e in particolare per le condanne per i delitti di mafia e terrorismo anche internazionale”. Se oggi gli autori di reati gravissimi non possono accedere a benefici e alternative, in futuro spetterà al giudice valutare caso per caso: se dirà no, lo farà a suo rischio e pericolo, esponendosi a vendette e rappresaglie, perché avrebbe potuto anche dire sì, mentre finora era la legge a imporgli il no. E il giudice colluso potrà dire sì e favorire gli amici degli amici. Le esclusioni (“salvo i casi” ecc.) sono così vaghe che non si capisce se mafiosi e terroristi saranno sempre esclusi, o invece toccherà al giudice misurare l’“eccezionale gravità” dei reati per decidere se metterli fuori in anticipo (…).