Precari Palazzo Chigi, 200 tecnici, facchini… Tutti a rischio con la spending

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Maggio 2014 - 14:34 OLTRE 6 MESI FA
Precari Palazzo Chigi, 200 tecnici, facchini... Tutti a rischio con la spending

Carlo Cottarelli

ROMA – Circa 200 persone tra facchini, tecnici informatici, addetti alle pulizie… Sono i precari di Palazzo Chigi, quei lavoratori con i contratti rinnovati di anno in anno ai minimi previsti dagli accordi nazionali. Che fine faranno dopo la spending review di Carlo Cottarelli che ha previsto per la Presidenza del Consiglio un taglio del 20% nella spesa in beni e servizi. Dalla segreteria generale presieduta da Mauro Bonaretti – vicino al sottosegretario Graziano Delrio – nessuno ha fatto sapere ai lavoratori su chi o cosa ricadranno i tagli. La denuncia arriva dall’Unione sindacale di base (Usb), che ha chiesto chiarimenti sulla vicenda.

Mario Marcis sul Fatto Quotidiano spiega:

Le soluzioni per evitare un taglio sugli stipendi dei lavoratori, secondo i rappresentanti Usb, ci sono. Creare una società in house per esempio: “Con la gestione diretta della fornitura di questi servizi – spiega Isola – abbiamo calcolato un risparmio di almeno il 60% per la finanza pubblica, garantendo tutti i livelli salariali adeguati”. In sostanza, assumere direttamente i lavoratori costerebbe meno della metà rispetto all’attuale sistema degli appalti. E non si dovrebbe licenziare nessuno.

Due sono gli appalti “incriminati” e valgono oltre 11 milioni di euro l’anno. Il primo – che riguarda i servizi di pulizia, manutenzione, facchinaggio e disinfestazione – è un contratto da 70 milioni in sette anni con scadenza nel 2020, siglato con la Romeo gestioni Spa, il secondo, che scadrà nel 2016 e riguarda la fornitura di servizi informatici, è con la Telecom e vale 4,5 milioni in tre anni. Costi altissimi, nonostante le gare d’appalto siano state assegnate con convenzione Consip, un sistema che in teoria dovrebbe servire a mantenere i prezzi il più bassi possibile.

Una buona parte dei “precari della presidenza”, peraltro, lavorano da più di dieci anni, ricoprendo le stesse mansioni, ma il rinnovo avviene di anno in anno. Raramente vengono cambiati perché uffici come quelli di Palazzo Chigi richiedono il rispetto di delicati protocolli e non conviene a nessuno assumere personale nuovo e inesperto. “Perché quindi non stabilizzarli con un contratto a tempo indeterminato?”, si chiedono all’Usb. La risposta, che si danno da soli, è che “estendere la flessibilità (precarietà per chi preferisce) anche ai dipendenti pubblici è frutto di una scelta politica molto chiara”.