Rai e Pd, il controverso sit-in di Elly Schlein

“Facciamo un sit-out” si intitola l’articolo di Marco Travaglio pubblicato sul Fatto Quotidiano di martedì 30 gennaio 2024.

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Gennaio 2024 - 11:18
Rai Elly Schlein

foto ANSA

Rai, “in quota Pd il 60% dei dipendenti”: Marco Travaglio ricorda a Elly Schlein e Pd quello che tanti pensano e sanno ma nessuno ha il coraggio di scrivere. Su tante opinioni di Travaglio è difficile concordare. Ma l’editoriale di oggi è la conferma della sua pulizia intellettuale.

“Facciamo un sit-out” si intitola l’articolo di Marco Travaglio pubblicato sul Fatto Quotidiano di martedì 30 gennaio 2024. Elly Schlein vuole fare un sit-in per liberare la Rai dal governo e dai partiti e trasferirla immantinente a una fondazione indipendente?

Praticamente, scrive Travaglio, sarà un sit-out. Segue un invito alla segretaria “a non dimenticare nessun lottizzato, a cominciare dai suoi”. Il Pd e le sue precedenti mutazioni hanno “sistemato intere generazioni di raccomandati”.

Ma, si preoccupa Travaglio, Elly Schlein “potrebbe scordarsi qualcuno, o vergognarsi di aver comandato in Rai senza vincere un’elezione (l’apoteosi fu sotto Draghi, con l’ad-tanguero Carlo Fuortes, quando Palazzo Chigi calcolò la quota Pd in almeno il 60% degli 11.536 dipendenti)”.

“Stando ai primi calcoli spannometrici, le prime vittime della Grande Ritirata pidina dovrebbero essere: la consigliera del Cda Francesca Bria; i direttori di Tg3 (Orfeo), Radio2 (Sala), Radio3 (Montanari), Palinsesti (Coletta) e San Marino Rtv (Vianello); due vicedirettori del Tg1, uno del Tg2, due della Tgr, uno del Gr1, due di Rainews24, uno di Rai Parlamento, tre degli Approfondimenti; i capi di Rai Cinema, Rai Fiction, Rai Cultura, Offerta Informativa, Rai Kids, RaiPlay e Digitale, Rai Way e Staff dell’Ad, Contratto di servizio; e uno stuolo di corrispondenti e conduttori di tg e talk, fra cui spicca per flop e conflitto d’interessi Nunzia De Girolamo in Boccia”.

Ultimissimo caso, lo sdoppiamento dei direttori del Teatro di Roma concordato dal sindaco Gualtieri col ministro Sangiuliano per affiancare al destrorso De Fusco il pidino Cutaia, che doveva lasciare il Maggio Fiorentino al povero tanguero Fuortes rimasto a spasso, ma nelle ultime ore ha deciso di tenersi il certo e mollare l’incerto. Non sia mai che qualcuno sospetti il Pd di barattare la Resistenza al ritorno del fascismo con qualche culetto al calduccio in più”.