La dieta di Dubai: perdi un kg ti pagano un grammo d’oro

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Febbraio 2014 - 15:44 OLTRE 6 MESI FA
Dubai, un grammo d'oro per ogni kg perso: premio da sceicchi negli Emirati obesi

Dubai, un grammo d’oro per ogni kg perso: premio da sceicchi negli Emirati obesi (Ap-LaPresse)

DUBAI – Si chiama “Your Weight in Gold” (il tuo Peso in Oro): è un programma del governo di Dubai per combattere l’obesità dilagante negli Emirati Arabi, dove il boom del petrolio ha inondato di ricchezza l’intera area negli ultimi trent’anni, spingendo la popolazione a vivere di rendita, adagiata nelle comodità del Pil pro-capite più alto del pianeta. Poca attività + ricchezza = epidemia di obesità.

Quindi la contromossa di Dubai è: un grammo per ogni chilo perso in un mese. Il programma, partito a luglio 2013, prevede campi di fitness e controllo medico per chi si sottopone alla cura.

Il bilancio del primo mese – comunica il Comune di Dubai – è stato di 16,872 kg d’oro distribuiti a 3.224 “concorrenti”.

I premi hanno seguito un criterio progressivo. Per quelli che hanno perso fra 1 e 5 kg la ricompensa è stata di un grammo d’oro per ogni kg perso. Per ogni kilo perso oltre i 5 Kg, 2 grammi d’oro per ogni kg. Per i kili persi oltre i 10 kg, il premio sale a 3 grammi d’oro a kilo.

Ventinove persone hanno perso più di 15 kg. Cinque hanno perso più di 20 kg e una ha perso più di 26 kg: è il “vincitore”, il siriano Akmed Al Shiekh, che in un mese è passato da 146 a 120 kg, incassando in cambio 63 grammi d’oro.

Una buona parte del merito di tutto ciò ce l’ha il Big Mac: gli Emirati non hanno retto l’impatto con i fast food. Scrive Agnese Manganaro sul Sole 24 Ore:

“(nel 1979, ndr) mentre l’Iran è travolto dalla Rivoluzione islamica, ad Abu Dabi spunta il Satana americano sotto forma di panino: apre il primo fast food. «È da allora che lo stile di vita è cambiato – ricorda Alom – prima qui tutti camminavano di più e mangiavano meno, da allora sono diventati più sedentari, sempre più seduti in macchina, sempre più junk food in bocca». Dal 1979, numeri alla mano, fra emiratini e cheeseburger è stato grande amore: in quarant’anni i 19 fast food del Paese (reame di 5 milioni di abitanti saliti a 7 negli ultimi anni solo grazie agli immigrati) hanno avuto 100mila clienti, nel 2012 gli Emirati sono in cima alla lista dei 34 paesi per consumo di cibo spazzatura secondo un rapporto Bloomberg.

[…] Il rischio obesità, prima appannaggio e cruccio degli Stati Uniti d’America e in particolare dei coniugi Obama – lei che spinge sul biologico, lui che cerca di far quadrare la storica riforma sanitaria – è diventato un problema degli sceicchi e può costare ai sei paesi del Gulf Cooperation Council 68 miliardi di dollari all’anno da qui al 2022, quasi il doppio della spesa nel 2013, calcola uno studio di Booz & Co del dicembre scorso. Per essere ancora più chiari: l’equivalente del 4,5% dell’attuale Pil. Insomma in questi decenni l’America ha esportato il panino con cetriolino e fantasottiletta che meglio non poteva: oggi cinque dei sei paesi del Golfo sono nella top ten mondiale per tassi di diabete (fonte Frost &Sullivan)”.