Protesi al pene, il primo intervento 50 anni fa. Ma solo il 10% degli italiani la ottiene dopo un tumore

L'appello della Società Italiana di Andrologia (Sia) in congresso nazionale a Roma, la protesi peniena "sia inserita quanto prima nei Lea".

di redazione Blitz
Pubblicato il 2 Luglio 2023 - 11:30 OLTRE 6 MESI FA
Protesi al pene, il primo intervento 50 anni fa. Ma solo il 10% degli italiani la ottiene dopo un tumore

Foto ANSA

E’ trascorso mezzo secolo da quando un team di chirurghi in Texas ebbe l’intuizione di realizzare la prima protesi che sostituisce il sistema idraulico del pene. Ma a distanza di 50 anni l’intervento oggi sicuro ed efficace, fondamentale per tanti uomini colpiti da tumore alla prostata, non è ancora inserito nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) del nostro Paese.

A causa dei budget limitati, solo poche strutture pubbliche lo assicurano e appena il 10% degli italiani che hanno bisogno di una protesi peniena riesce a farsi operare in ospedale per tornare a una normale attività sessuale.

Protesi al pene, il 90% degli italiani costretto al privato

Gli esperti della Società Italiana di Andrologia (Sia) in congresso nazionale a Roma, chiedono che l’intervento sia “inserito quanto prima nei Lea perché non sono più accettabili differenze di genere nei trattamenti oncologici, nonostante il problema riguardi migliaia di uomini e imponga un decisivo cambio di passo”.

Ogni anno in Italia, infatti, circa 20mila uomini vengono sottoposti a un intervento di rimozione radicale della prostata a seguito di un tumore e di questi, almeno 10mila vanno incontro a disfunzione erettile con indicazione all’impianto di protesi peniena per risolverla. Ma la maggior parte dei candidati non ha accesso alle cure perché escluse dal nuovo decreto tariffe e le Regioni non sono tenute ad erogarle.

Così, denunciano gli andrologi, sono pochissimi gli impianti a disposizione, in altrettanti pochi centri pubblici, distribuiti in modo disomogeneo sul territorio.

Protesi mammarie rimborsabili e la protesi al pene?

Le protesi peniene “non sono un vezzo o un lusso ma un diritto per continuare una normale e degna vita di coppia quando le terapie mediche falliscono – spiega Alessandro Palmieri, presidente Sia – Tuttavia, contrariamente a quanto ormai consolidato per le donne, per cui da tempo è prevista la rimborsabilità delle protesi mammarie, a seguito di una mastectomia, gli uomini non ricevono lo stesso trattamento dopo una chirurgia pelvica radicale”.

Stando ai dati del Registro nazionale della Sia, a fronte di 3000 richieste, le protesi erogate sono circa 400 l’anno, concentrate per il 75% fra Nord e Centro. La Sia rinnova dunque l’appello al ministero e alle Regioni affinché sia modificato il decreto tariffe recentemente approvato e l’intervento di protesi peniena venga inserito quanto prima nei Lea.

Protesi al pene, i modelli del futuro

Al congresso, illustrati anche i modelli delle protesi del futuro: dalla prima protesi nel 1973 la ricerca in campo chirurgico e nella produzione di device ha fatto passi da gigante e oggi punta a realizzare protesi touchless, capaci di funzionare senza pompetta, di utilizzo più agevole.

Per il futuro si sta studiando anche un altro meccanismo che permette di innescare la funzione di erezione per induzione termica. Sempre più vicine sono dunque protesi innovative che saranno attivate da un neurotrasmettitore o da un elettromagnete.